Tra i quaranta e i cinquanta, abbronzato, tranquillo, brizzolato, con gli occhialini scuri, gay. Abbronzato perché è appena stato in Jamaica. Ha ancora il jet lag. Lo raccontava ieri al negozio di ortofrutta, ma non è come lo immaginate. Ha paura dei ragni. Molta paura. E lì, in Jamaica, una coppia di suoi amici ne ha trovato uno enorme nella vasca da bagno. Gianlu quando era piccolo nella vigna del nonno è andato a sbattere contro un muro e attaccato a quel muro c'era un ragno brutto, con una croce in mezzo. Da quel momento i ragni sono il suo incubo. Si agitava nel raccontarlo, incrociava le braccia. Lo guardavo, lo ascoltavo, pensavo a me, alle paure inutili, che all'apparenza non finiscono mai. Ma poi ci siamo detti, con Gianlu, che non erano forse i ragni a farci davvero paura. Bensì. Silenzio. Mah. Le solite cose. Oppure niente. Ormai niente. Quasi niente, dai. Niente che non si possa affrontare. In effetti. Era vero. Bastava evitare i ragni. Neutralizzarli. Ignorarli. Essere più forti. Sopportare il fastidio. E lui diceva "per me è più di un fastidio". Sopportare allora lo spavento, il male, la mortificazione, il senso di abiezione in cui ti getta la sola vista, i pochi passi del ragno. Le zampette nere, o bianche, ottuse, minacciose. Niente. Dopo averci pensato non sono niente e davvero non c'è posto per loro negli incubi di Gianlu.
6 commenti:
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@pencil: grazie grazie grazie !!!
Le riflessioni sui tipi e sui caratteri sono sempre importanti.
@giuseppe: grazie per il commento e la visita!
mi piace ^_^
grazie Katia!! ^^
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