Buongiorno. Come va? Continuano le mie appassionanti notti di incubi, ansia, pavor nocturunus e bruxismo. Ma sì, che bello. Poi un giorno smetto, I promise.
In tutto ciò, ecco la lettura domenicale. In questi giorni penso spesso a Natalia Ginzburg. Per me non è una novità, come vi accennavo, ad esempio, qui.
Ogni tanto, sfoglio questo E' difficile parlare di sé, editore Einaudi. Una raccolta di conversazioni radiofoniche tra Natalia e alcuni amici e "interlocutori" come amava chiamarli lei. Persone vicine alla sua vita o comunque attente al suo lavoro, come Marino Sinibaldi, che ha condotto l'intero progetto. Nella prefazione, della nipote Lisa, si legge che la frase "è difficile parlare di sé" l'aveva pronunciata la stessa scrittrice. Ed è chiaro, si sente in tutto il libro questa sua ritrosia, ma così delicata, sfocata e tenera.
Quello che mi è sempre piaciuto di questa scrittrice è proprio la sensibilità rarefatta e come sospesa a volte nel vuoto, intenta a ricercare le parole esatte e un senso anche della narrativa, per lei sempre complesso, sempre in profondità e al tempo stesso immerso nelle semplici cose quotidiane, e devoto all'ambiente politico che la circondava.
Nei momenti di confusione e turbamento, penso a lei. La sua leggerezza e insieme tutte le traversie che ha dovuto e voluto anche superare per proteggere e far nascere la sua poetica, i suoi argomenti, la sua scrittura, la sua voce frammentata e lieve ma anche secca, inequivocabile. A volte con l'immaginazione la cerco tra le vie di Torino, nel suo quartiere dell'infanzia. Tutto quello che ha sopportato ma anche le sue immense fortune. Lei in generale per me è un lago ampio e blu di speranze e verità e contatto con le cose che contano.
2 commenti:
squarci di vita,concentrati in poche battute. introspezioni serie concepite a livello della famigerata battuta pubblcitaria: "già,fatto..."
per fortuna che c'è tazzina-di-caffè, allora! :) grazie.
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