Ieri sera ho visto Ausmerzen, Vite indegne di essere vissute, di Marco Paolini su La7.
Benché dura da sopportare, è stata una serata giusta, silenziosa. Ricordare, in questo caso, per me, corrisponde anche ad aggiungere nuovi tasselli, nuovi fatti. E la scoperta è stata quella di uno sterminio parallelo alla Shoah, subdolo, mascherato, pieno di menzogne. Quello delle persone disabili, dei bambini piccoli, dei deboli, malati, delle persone improduttive.
Al seguito dello spettacolo, prima di addormentarmi troppo presto, ho capito però che il dibattito introduceva la domanda, più o meno: "io cosa avrei fatto?" Cosa avrei fatto al posto dei medici, degli infermieri, delle ostetriche che si sono resi responsabili di questo.
E perciò è stato inevitabile e immediato pensare, come sempre in questa giornata di gennaio, anche a La banalità del male, di Hannah Arendt.
Al male ottuso che l'uomo sa fare all'uomo, senza fermarsi e senza limiti. Senza capirlo, senza rifiutarsi. Per questo è giusto ricordare, fare sforzi per tenere accesa la memoria del fatto che siamo tutti soggetti all'orrore, che lo abbiamo commesso noi. E siamo capaci di rifarlo, di ipotizzarlo, di organizzarlo e di subirlo. E poi anche rispondere a quella domanda, ognuno nel segreto della sua coscienza.
Paolini è stato bravissimo: avrei voluto essere lì dal vivo.
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