lunedì 16 febbraio 2009

Illusioni.

Ci illudiamo di vivere in una società che rispetta i diritti umani e civili. Così non è.
Esistono ancora persone che, benché abolita da tempo, coltivano la perversione della schiavitù. Se sono vere le notizie di questi giorni su Giuliano Soria, dobbiamo dedurre che lui, ad esempio, ha immaginato un mondo in cui è normale tenere chiuso in casa un ragazzo una settimana, è normale non pagare un lavoratore, è normale insultarlo, deriderlo, mortificarlo per motivi razziali. E infine, a rendere la cosa più incomprensibile del più oscuro dei misteri, è normale, a fronte di tanto disprezzo, cercare poi di circuirlo. Ma come si fa a voler "amare" una creatura che si odia, che si maltratta, che si umilia in quel modo?

Viviamo in una civiltà, in un Paese, in una città, in una Torino in cui, se sono vere le accuse, il Presidente di un prestigiosissimo Premio letterario di respiro internazionale (ero presente all'incontro con il Nobel Coetzee), il promotore di inziative culturali in difesa delle minoranze linguistiche, di iniziative come Grinzane For Africa (qui il link: http://www.grinzane.it/default3.aspx?ch=4.2.0&cID=4764&sa=detail) è protagonista al tempo stesso di un video in cui è intento a tuonare insulti razzisti - che non riesco a ripetere - contro il proprio "maggiordomo" "factotum". Sui giornali si legge che il ragazzo, sottopagato e privo di contratto, fosse recluso in casa per giorni interi per aver sbagliato un cappuccino. Che Soria cercasse approcci con lui e che al tempo stesso lo chiamasse "capra" e "incapace". Ma com'è possibile che una persona ricca, colta, ammirata da intellettuali e scrittori abbia necessità di lucrare, di infierire così su un'altra persona, su un essere umano? A questo arriva il delirio di onnipotenza? A questo arriva il troppo sapere? Esistono davvero persone di serie A (politici, scrittori) e persone di serie B (impiegati, signori nessuno)? Sì, esistono eccome, dentro le nostre istituzioni, nel bel palazzo del centro.
Ci illudiamo che questa sia una società libera, in cui tutti hanno le stesse opportunità. Così non è.
Ci illudiamo che il lavoro abbia ancora una dignità, così non è.

Quanto a me, ho capito che le vessazioni più o meno pesanti sono dietro l'angolo: vi racconto che non sono scappata solo dallo stage al Grinzane Cavour di tanti anni fa. Sono scappata per esempio anche da un lavoro da baby sitter presso una ricchissima famiglia in Toscana. Vivevano in un agglomerato di tre ville enormi, ciascuna con almeno sei, sette stanze da letto tutte vuote. Senza contare le sale, i bagni, le cucine. Io, in quanto baby sitter, nulla di personale, dormivo in una "casetta" di circa un metro quadrato, senza finestra sostituita da una zanzariera piena di zanzare e ragni e senza interruttore della luce (dovevo inserire la spina ogni volta). Non avevo spazio vitale per mettere i miei oggetti, non avevo orari, non ero considerata una persona ma una cosa che serviva ai bambini. Sono scappata, ma questi ricordi sono rimasti dentro di me. Non ho ricevuto violenze fisiche, ma solo verbali. E non ho capito però perché.

Viviamo in un'Italia in cui chi non sa queste cose si illude che siamo tutti più o meno uguali.
Così non è.
Noi signori nessuno ne passiamo di tutti i colori.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Se essere un signor qualcuno significa essere come il "Presidente" allora...fiera di essere una signora nessuno!


Un abbraccio,

a

Anonimo ha detto...

Leggo molta rabbia in effetti in questo commento. La stessa che provo io ogni giorno. Davvero il tuo commento è stato lnkato su repubblica? Allora ho una amica famosa : )
Annalisa

noemi ha detto...

Annalisa ciao!!! Si è stato linkato ma mi farebbe tristezza essere "famosa" per questi pessimi motivi ( e infatti non lo sono ah ah ah) un abbraccio grande