Un film che dimostra dove può portare la vergogna. Un film che tocca un tasto dolente. Questa foto ne coglie secondo me l'essenza. La faccia di Hanna (Kate Winslet veramente brava) e la faccia del ragazzo Michael (chiaro come l'innocenza) spiegano ciò che non si può dire a parole. Lei potrebbe essere a un passo dalla normalità, dalla dignità che contraddistingue le persone istruite e che determina spesso il libero arbitrio e il senso di responsabilità. E invece no, è analfabeta. Non sa scrivere, non sa leggere. Ma è bella, e solo quel poco di bellezza che le resta prima di finire le serve ad afferrare ciò che le manca da tutta la vita: la scrittura. Si chiama Hanna, che suona come Anna Frank e Hanna Arendt, ma è solo una qualunque hanna schmitz, per cui si è a un passo dal provare pena ma nei cui occhi spenti balenano troppo spesso lampi di rabbiosa ottusità. Lui ha 15 anni, non sa nulla della vita, del dolore, della colpa, dell'orgoglio. Ma sa leggere, sa scrivere, ha tanti libri, va a scuola. A quell'età e con quello spirito vuole scoprire il mondo che c'è fuori dalla sua casa borghese e noiosa. La miseria umana e la potenza dell'amore si incontrano in un punto di non ritorno e nel mistero assoluto delle parole.
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