"Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente".
Fortunatamente non ci troviamo all'Inferno e io non sono certo Caronte. Tuttavia, attenti a voi, perché in questa lezione vi si richiede uno sforzo davvero sovrannaturale.
Aprite il quaderno. Tema: Fenomenologia del portacartaigienica.
Svolgimento: Viviamo in un'epoca di bieco solipsismo (niente a che vedere con la stipsi). Un'epoca di amare solitudini, di paranoie, di odio fratricida. E questa è la premessa. Ora. Facciamo un passo indietro.
Osservate bene le due immagini. E cercate le differenze.
1) la posizione del fotografo? Giusto.
2) un coso di metallo che nella prima foto spunta in alto a destra? Giusto.
3) un fotoritocco con paint, sempre nella prima? Giusto.
4) la decorazione delle piastrelle? Sbagliato.
E poi? Come "basta"? Dai, non vi arrendete così in fretta. Come "sono finite"? Spremetevi le meningi.
E va bene. Ecco l'ultima differenza, in effetti la più ardua da scovare: nella seconda foto manca il rotolo di carta igienica. Come: "io lo sapevo ma non mi osavo dirlo"? Non ci credo.
Arriviamo al dunque: perché secondo voi manca il rotolo? Risposta: perché nessuno ha ricaricato il portacartaigienica con un rotolo nuovo. Per mia esperienza personale, so che questo è uno degli scogli più ostici da superare nella vita. Per moltissimo tempo il pensiero, financo la nozione stessa di "portacartaigienica" non ci aveva mai sfiorati neppure in sogno. Esso, il portac., appariva ai nostri occhi perennemente fornito del suo immacolato rotolo. E il massimo dello sforzo di noi kidults consisteva in quell'infinitesimale gesto dell'unghia utile a staccare il primo lembo del rotolo stesso. E il gioco era fatto. Mentre adesso: le cose sono un tantino cambiate. Siamo obbligati a ricaricarlo noi. La domanda a questo punto è: come fare? Nel nostro cervello, per raggiungere tale obiettivo, si deve insinuare il tarlo. Il dubbio, il tormento, la consapevolezza che deve pulsare in un angolo della nostra anima come un "cuore rivelatore". Dobbiamo immedesimarci negli altri. E in particolare in chi userà il bagno dopo di noi. Dobbiamo farlo. Dobbiamo immaginare la povera persona (che ha già fatto ore di anticamera prima di poter accedere al wc, dal momento che noi leggevamo Topolino senza scrupoli), dobbiamo immaginare la persona che si trova a tu per tu con il portac. vuoto. Dobbiamo immaginare il suo disagio, il suo disappunto, la sua vulnerabilità. Ne va della nostra integrità morale. Solo così il mondo sarà finalmente un posto migliore. Non tanto per noi, quanto per le generazioni future!
Svolgimento: Viviamo in un'epoca di bieco solipsismo (niente a che vedere con la stipsi). Un'epoca di amare solitudini, di paranoie, di odio fratricida. E questa è la premessa. Ora. Facciamo un passo indietro.
Osservate bene le due immagini. E cercate le differenze.
1) la posizione del fotografo? Giusto.
2) un coso di metallo che nella prima foto spunta in alto a destra? Giusto.
3) un fotoritocco con paint, sempre nella prima? Giusto.
4) la decorazione delle piastrelle? Sbagliato.
E poi? Come "basta"? Dai, non vi arrendete così in fretta. Come "sono finite"? Spremetevi le meningi.
E va bene. Ecco l'ultima differenza, in effetti la più ardua da scovare: nella seconda foto manca il rotolo di carta igienica. Come: "io lo sapevo ma non mi osavo dirlo"? Non ci credo.
Arriviamo al dunque: perché secondo voi manca il rotolo? Risposta: perché nessuno ha ricaricato il portacartaigienica con un rotolo nuovo. Per mia esperienza personale, so che questo è uno degli scogli più ostici da superare nella vita. Per moltissimo tempo il pensiero, financo la nozione stessa di "portacartaigienica" non ci aveva mai sfiorati neppure in sogno. Esso, il portac., appariva ai nostri occhi perennemente fornito del suo immacolato rotolo. E il massimo dello sforzo di noi kidults consisteva in quell'infinitesimale gesto dell'unghia utile a staccare il primo lembo del rotolo stesso. E il gioco era fatto. Mentre adesso: le cose sono un tantino cambiate. Siamo obbligati a ricaricarlo noi. La domanda a questo punto è: come fare? Nel nostro cervello, per raggiungere tale obiettivo, si deve insinuare il tarlo. Il dubbio, il tormento, la consapevolezza che deve pulsare in un angolo della nostra anima come un "cuore rivelatore". Dobbiamo immedesimarci negli altri. E in particolare in chi userà il bagno dopo di noi. Dobbiamo farlo. Dobbiamo immaginare la povera persona (che ha già fatto ore di anticamera prima di poter accedere al wc, dal momento che noi leggevamo Topolino senza scrupoli), dobbiamo immaginare la persona che si trova a tu per tu con il portac. vuoto. Dobbiamo immaginare il suo disagio, il suo disappunto, la sua vulnerabilità. Ne va della nostra integrità morale. Solo così il mondo sarà finalmente un posto migliore. Non tanto per noi, quanto per le generazioni future!
4 commenti:
ho sempre pensato che tu fossi un genio incompreso...un bacio!
ale
Eh eh eh :D
Una frase vince su tutte:
"che ha già fatto ore di anticamera prima di poter accedere al wc, dal momento che noi leggevamo Topolino senza scrupoli".
Come si fa a leggere senza scrupoli?
Per me già solo questa vale il prezzo del biglietto!!!!!!!!!
Un abbraccio enormeeeeeee,
A
la parola di oggi è: HORRO
Amis, in effetti "leggere senza scrupoli" è il peggio. :)
Horro? A metà tra zorro e horror?
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