martedì 18 gennaio 2011

Gail.

Parla forte al cellulare, verso mezzogiorno, con i pantaloni militari, un giubbotto lucido fucsia, i capelli tirati indietro con il gel, la sigaretta e la sua bambina di quattro o cinque anni, sdraiata nel passeggino, con il sole in fronte. Grida al telefono. Siamo vicine al semaforo, non capisco se piange o se ride. E non capisco cosa dice. Da dove viene. Quanti anni ha. La bambina non smette di fissarmi con una ruga e degli occhi profondi, blu, indiavolati e terrorizzati. E non capisco se ho più io paura di lei o lei di me. Di sicuro non si immagina che ho i miei problemi. Come tutti. Nonostante il cappotto più discreto e la sciarpa di un rosa più rassicurante, rispetto a quelli della madre. Gail comunque piange, capisco che è prigioniera della sua vita. Ma non so bene cosa significhi tutto questo. Semplicemente lei è prigioniera e io? Io no. Non voglio. Io meno. La bambina prova ad alzarsi dal passeggino, ma è legata. Ci rinuncia subito e chiude gli occhi come se fosse un'adulta. La madre grida grida, c'è un momento immobile, in cui la via è inondata di sole, ma fa freddo. Ci sono il passato e il futuro e un dramma di questa Gail dentro un solo scatto di semaforo. C'è gente che guida distratta. Provano a investirci. Qualcuno che trasloca, i loro materassi usati, le bici e i tricicli in vista sul marciapiede. Gail, gli altri, la bambina, io. Vado in confusione, non percepisco più niente, che cosa dovrei fare per migliorare la situazione, cosa dovrebbe fare Gail. Cosa ho sbagliato, quanto tempo ho per rimediare. Cosa mi aspetta, quando avrò svoltato in Corso Peschiera, con il rumore solito degli stivali. Alla fine riprendo la mia strada, come in una vasca grigia in apnea, sono una nuotatrice.

4 commenti:

barchetta ha detto...

non possiamo essere altro che nuotatori...ma a volte mi chiedo se debba essere per forza così, chissà...e se in realtà non siamo noi a nuotare ma siamo solo sballottati e ci illudiamo di farlo? magari in questo momento gail non sta più piangendo ma ridendo giocando con la sua bimbina..lo spero, almeno..

noemi ha detto...

@barchetta: penso sia giusta la tua prima frase: non possiamo che essere nuotatori, nel senso che possiamo solo, secondo me, andare avanti "per la nostra strada". Però al tempo stesso spero anche io che Gail stia meglio, che quello fosse solo uno sfogo momentaneo...

Sara Giorgia ha detto...

Forse non c'entra nulla, ma leggendo di Gail mi viene in mente la frase "It's not the way the wind blows, it's how you set your sails". Un bacino.

noemi ha detto...

@Sarina: oh grazie, bellissima frase e vera...