Amos Oz, Tra amici, Feltrinelli |
Giunto l'ultimo giorno dell'anno, ecco il libro che ho scelto per rappresentare il 2016 e per un buono auspicio nell'anno nuovo.
Innanzitutto, ho scoperto e imparato una cosa. Ovvero che anche gli ultimi giorni di un anno sono importantissimi e possono determinarne il colore, i sapori e il ricordo. Questo libro mi è capitato proprio verso la fine di questo anno per me speciale e davvero è diventato il simbolo di qualcosa su cui rifletto da un po' di tempo.
Non posso negare di sentirmi felice, in questo momento. Non capita tutti i giorni, anzi, lo sapete tutti, non capita quasi mai. Eppure tutti, proprio tutti, possiamo dire di aver avuto un giorno felice nella vita, uno o due. Per me oggi è uno di quei pochi ed è bello poterlo condividere con voi.
Uno dei motivi per cui sono felice è perché dopo tanto pensarci in questo momento sento vicini alcuni amici come non mi era mai capitato nella vita.
Personalmente, ho sempre avuto grossi problemi con l'amicizia. Se il mitico Tiziano Ferro ci ha insegnato che "l'amore è una cosa semplice", chi sa dire qualcosa di definitivo sull'amicizia?
Per molti anni ho creduto di essere una asociale. Se vi chiedete cosa passi per la testa a quel tipo di amici che vi tirano pacco, rispondono dopo ore, non chiamano quasi mai, arrivano in ritardo, potete chiedere a me. Potrei scriverci un trattato. Ma per fortuna, ci ha pensato questa meravigliosa donna. Questo è stato il periodo in cui, grazie a Susan Cain e alcuni altri, è andata di gran moda una parola: introversi. Ecco svelato il mistero della mia vita. Ero introversa e non lo sapevo. Qualche volta ho creduto, ed era vero, di essermi comportata da maleducata, questo sì. Ma non avevo mai dato un nome al mio carattere: introversa. Che non vuol dire timida e, soprattutto, non vuol dire asociale.
Ho sempre saputo di amare molto le persone. Molte, forse troppe volte ho rifiutato di stringere legami per paura di provare sentimenti di amicizia troppo forti.
Questo è stato un anno bello per me, ho appena detto di sentirmi felice. Ma è stato anche un anno in cui ho visto andarsene alcuni amici di famiglia. Una in particolare che mi è stata vicina come un angelo custode in quei momenti in cui non sai dove sbattere la testa. E ho scoperto il valore degli amici. Quelle persone che se ti guardi indietro ci sono sempre state, non ti hanno mai giudicata, si sono anche molto arrabbiate se è il caso, e scelgono di essere sempre al tuo fianco. Per il solo fatto che, senza motivi specifici, sentono di volerti bene e tu senti lo stesso. Questo è incredibile, ed è una delle cose più straordinarie e notevoli di questa vita.
Questo piccolo libro racconta in verità molte storie di non-amicizia, anche. E l'amicizia si tratteggia per sottrazione, come spesso accade si definisce qualcosa attraverso ciò che quella cosa non è.
L'ambientazione è perfetta per esplorare i comportamenti sociali: un kibbutz! Facile nelle nostre vite fatte di piccoli nuclei separati, ritrovarsi ogni tanto a brindare e poi ciao. Provateci voi a vivere in un kibbutz, per di più negli anni cinquanta in Israele, dove le regole sono qualcosa di molto ben definito, dove proprio per questo sembra che nessuno le rispetti per davvero. Dove la convivenza è una scelta forzata ma talvolta si trasforma in scelta autentica. Dove i sentimenti seguono l'istinto e la ragione non può nulla e dove la compassione alla fine aggiusta le cose.
Ma badate, Oz in questa storia di destini intrecciati, di racconti brevi fatti di personaggi che ritornano e si incontrano, non offre facili spiegazioni:
Tornata nella sua stanza, Osnat si è versata un bicchiere d'acqua con succo di limone e si è tolta i sandali. E' andata scalza alla finestra aperta e ha pensato che quasi tutti hanno bisogno di più calore e più affetto di quanto gli altri sono capaci di dare, e che questo scarto fra richiesta e offerta non ci srà mai nessun comitato del kibbutz che riuscirà a colmarlo. Il kibbutz, pensava, cambia forse un po' le regole sociali, ma la natura umana non è affatto semplice. Invidia, meschinità e cattiveria non c'è modo di estirparle con una votazione all'assemblea del kibbutz.
Ed è vero, Osnat pensa queste cose, queste parole. Eppure, e Amos Oz riesce a compiere un piccolo miracolo letterario, lei non agisce così. Vedrete nel racconto. Non segue, nei suoi gesti, questi pensieri. Lei si comporta diversamente. Dice, dice, ma poi fa. E l'amicizia alla fine mi sa che è questo. Fare. Magari poco. Senza nemmeno accorgersene. Diciamo che è un fatto di esserci. Ognuno nel proprio modo, estroverso o introverso che sia.
Qundi questo è il mio augurio. Trovare i propri amici. A me è successo, a ben vedere, ne ho trovati pochissimi e credo sia quella la natura dell'amicizia, essere rara. Infatti, è una questione di ricerca di materiali preziosi. Ed è buffo perché non sai nemmeno spiegare perché una pietra preziosa lo sia più di altre: lo sai e te la tieni stretta.
Insomma, spero che il vostro nuovo anno sia tra amici, come questo libro. E che gli amici che non ci sono più restino con noi nel ricordo. Il cuore lo sa e, come ha scritto Grazia Deledda in una delle sue pagine, "il cuore non invecchia mai". Buon anno e buone letture a tutti!