Mo Yan, L'uomo che allevava i gatti, Einaudi |
Torna la mia rubrica sulle letterature orientali. Ultimamente mi ero appassionata, e avevo letto alcuni romanzi e racconti di autori cinesi. Tra cui Mo Yan.
Premio Nobel nel 2012, Mo Yan è forse tra gli autori più rappresentativi della contemporaneità ed è una pietra miliare per chi volesse affacciarsi alla letteratura cinese, imprescindibile.
I racconti raccolti in L'uomo che allevava i gatti sono tutti piccoli capolavori di realismo e di magia. In particolare, quello che regala il titolo alla raccolta, incanta per la sua disarmante onestà, per la sua incursione in una Cina rurale e piena di riti e credenze, talvolta da sfatare.
I protagonisti di queste storie sono spesso bambini alle prese con la scoperta delle intemperanze degli adulti e delle proprie stesse ingenuità. Sono animali anche, che non sanno far altro che essere se stessi, ovvero creature sagge, ma prive di intenzioni.
Mo Yan canta la meravigliosa neutralità della natura umana e della natura tout court e l'essere autore ormai pluripremiato e famoso in tutto il mondo non lo rende meno autentico.
...Un gatto tigrato si arrampicava sull'argine, calpestando silenziosamente l'erba secca con le zampe di velluto. Impaurito si fermò davanti a lui, i suoi occhi lanciaronolampi verdi, soffiò mostrando i denti e rizzò la coda come un'antenna. Il bambino lo guardò intimorito.
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