sabato 11 aprile 2009

Scene della Torino inquietante.

L'altro giorno verso le undici del mattino in corso Trapani una donna dalla lunga treccia castana frugava in un cassonetto dell'immondizia. Smistava i rifiuti per capire cosa potesse servirle. Poco distante stava il suo bambino. Avrà avuto quattro o cinque anni e la guardava impalato e paziente. E lei spulciava e spulciava e il tempo era dilatato e non passava più. E il mio sguardo rapidissimo, la mia occhiata di meno di un secondo mi è sembrata eterna per la vergogna che ho provato per lei e per la colpa del mio sguardo che violava la miserabile segretezza della sua esigenza del procurarsi qualcosa lì dentro che neanche lei sapeva bene cosa. E a vedere quel bambino ho pensato: Ah è questo l'amore per una mamma. L'amore incondizionato, la religiosa attesa della mamma. L'attesa della mamma e dei suoi operosi indaffarati impegni quotidiani. Mi sono ricordata in quel momento di quando la mia di mamma mi preparava il purè o la pasta al pomodoro. O al negozio di scarpe Bamby mi comprava i mocassini o le paperine o le scarpette da ginnastica. Mentre la donna con la treccia raccattava bucce e soprammobili sporchi di quartordine. Non voglio arrivare a nessuna conclusione, dire niente di significativo, esprimere nessun concetto degno di essere commentato o contestato, non cerco nessuna risposta, nessuna polemica, nessun giudizio particolare o educativo. Ho solo voluto raccontare ciò che ho visto l'altro giorno con i miei occhi e poi cosa ho anche visto nella scatola nera dei miei ricordi. Niente di più niente di meno.

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