Questo film di Kieslowsky del 1994 mi piaceva tantissimo, l'ho visto la prima volta a quindici/sedici anni ed era il mio preferito. Lo guardavo e riguardavo e volevo assomigliare all'attrice e al suo personaggio: Valentine Dussaut. Questo film caldo, preciso, immerso nella vita e insieme magico, irreale mi incantava. Immaginate un bambino di fronte a un cartone animato: io restavo così, imbambolata davanti a quelle immagini, a quelle parole pronunciate bene, affilate che mi trafiggevano gli occhi e mi sconvolgevano senza mezze misure. Amavo tutto del film. I personaggi, le luci che filtravano il buio pesto, i rumori, ovviamente il rosso che pulsava da tutte le parti. E poi l'argomento, per quanto potevo capire allora: la potenza del caso, l'ineluttabilità del destino. La fatica di essere buoni e la struggente malinconia di diventare cattivi. E poi l'amore: come comanda, come domina lui nelle nostre esistenze. Ah, io volevo diventare proprio come Valentine. La bellezza, il dialogo con le persone più grandi, la tenerezza verso quel fratello che non ho mai avuto, la delicatezza, la decisione, il diritto di essere come si è, il pregio di essere una ragazza: ho iniziato a sognare. Volevo fare il mio ingresso nel mondo così, con quella faccia, con quei vestiti, con quelle risposte secche. E adesso che sono cresciuta ho rivisto il film, che riposava intonso nella mia memoria come in uno scrigno immacolato. Rivedendolo ho ritrovato le stesse identiche emozioni. Ma poi ho avuto una triste certezza: non sono diventata come Valentine. Apparentemente travolta dagli eventi, ho capito invece che la paura è stata la mia nemica, il mio ostacolo alla vita di ventenne che volevo. Solo la paura di essere come si vuole ci sbatte via dai nostri binari prediletti cappottandoci e facendoci rotolare verso strade inutili e chiuse come una T. La paura si è presentata come e quando ha voluto e ha lavorato dentro di me, complice dell'inerzia, del tempo e dell'usura. La paura di dire cosa si vuole, di scegliere le cose, e prima ancora di desiderarle. La censura, la vergogna di assecondare i propri gusti e altre amenità.
1 commento:
Adesso puoi decidere cosa diventare come 30enne...NON VOGLIO RESTARE ANCORA SOLA!
Il "Film rosso" dopo la tua descrizione corro a rivederlo, ma poi parliamo anche del "Film blu" e di quella cartina di caramella che sventola fuori dal finestrino dell'automobile prima di...
Aiuto!
a.
Posta un commento