Infuria la polemica tra questi due scrittori, primo e secondo classificato al Premio Strega 2009. Più per ignoranza che per ingenuità, ammetto di non averne capito a fondo gli estremi. Le accuse reciproche mi sembrano così violente: "buffone di corte" e le parole volate così pesanti: "strategia propagandistica", che sono rimasta perplessa e amareggiata.
Credevo che un tale sentimento di odio e sgarbo potesse appartenere solo al mondo degli adolescenti o delle persone deboli e insicure. Questi toni mi hanno restituito perciò memorie recenti o passate di miei stessi personali furori infantili (il "sistema", le "dietrologie", i "raccomandati", i "venduti": vischiosità da banchi di scuola, morbosità che spurgano quando ci si sente un po' male e indietro per proprie ragioni private non viste, non approfondite magari), oscuri risentimenti subito corretti con vergogna. Mai avrei immaginato che un tale livore potesse invece riversarsi in modo legittimo sulle pagine di illustri giornali nazionali e per mano di altrettanto illustri Autori e Professori, maschi, adulti, civilizzati. E ho iniziato a sognare un mondo diverso, ho iniziato a ripensare a questo mondo letterario con occhi nuovi. Ho messo mezzo piede in questo cosiddetto mondo letterario, nella mia vita, da osservatrice molto esterna, da goffa e assoluta spettatrice e mai in modo attivo o sensato. Per mie incapacità trasversali. E lì però ho visto che in effetti di ambiziosi totali, di fautori del cinismo gratuito, della provocazione a tutti i costi ce ne sono parecchi. Ma ho anche osservato, sempre a distanza e con attenzione, grandi e onestissimi lavoratori che, zitti zitti, al riparo dalle ombrose polemiche e alla luce del sole compiono opere meritevoli e durature per sé e per gli altri. Con levità e serietà insieme, senza dar fastidio a nessuno anzi favorendo il prossimo con onore, passione e responsabilità. Vorrei prendere esempio da questi ultimi. Ma adesso mi sono inceppata e non so più come concludere.
Credevo che un tale sentimento di odio e sgarbo potesse appartenere solo al mondo degli adolescenti o delle persone deboli e insicure. Questi toni mi hanno restituito perciò memorie recenti o passate di miei stessi personali furori infantili (il "sistema", le "dietrologie", i "raccomandati", i "venduti": vischiosità da banchi di scuola, morbosità che spurgano quando ci si sente un po' male e indietro per proprie ragioni private non viste, non approfondite magari), oscuri risentimenti subito corretti con vergogna. Mai avrei immaginato che un tale livore potesse invece riversarsi in modo legittimo sulle pagine di illustri giornali nazionali e per mano di altrettanto illustri Autori e Professori, maschi, adulti, civilizzati. E ho iniziato a sognare un mondo diverso, ho iniziato a ripensare a questo mondo letterario con occhi nuovi. Ho messo mezzo piede in questo cosiddetto mondo letterario, nella mia vita, da osservatrice molto esterna, da goffa e assoluta spettatrice e mai in modo attivo o sensato. Per mie incapacità trasversali. E lì però ho visto che in effetti di ambiziosi totali, di fautori del cinismo gratuito, della provocazione a tutti i costi ce ne sono parecchi. Ma ho anche osservato, sempre a distanza e con attenzione, grandi e onestissimi lavoratori che, zitti zitti, al riparo dalle ombrose polemiche e alla luce del sole compiono opere meritevoli e durature per sé e per gli altri. Con levità e serietà insieme, senza dar fastidio a nessuno anzi favorendo il prossimo con onore, passione e responsabilità. Vorrei prendere esempio da questi ultimi. Ma adesso mi sono inceppata e non so più come concludere.
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