Girare in bici per Torino. Mi accorgo che ogni mio muscolo ricorda le sensazioni legate a ogni singolo angolo di città. Il mio quartiere, le vie recenti che sanno di nuovo come giocattoli appena comprati. E la paura di non poterli mai usare. La Crocetta, dove c'è un passato prossimo congelato. Via Cernaia: un otorino che mia ha guarita da mesi di preoccupazioni con una piccola scatola di vitamine. Via Bertola, tornavo dal servizio civile, mi sono sfracellata un piede con gli infradito, 24 anni appena compiuti. I Murazzi, ballare nelle estati calde piene di zanzare, birra, cocci, tutto scorre come il fiume. Qui ho visto per la prima volta il Po, avevo 2 anni. La faccia già preoccupata, persa nel vuoto. Una ruga di pensiero sulla fronte. Piazza Vittorio, ventanni, i capelli corti, non sapere ancora niente. Poi un mondo sconosciuto che si apre, sembra campagna, ci sono due capre, le fontane, le panchine, un tizio con un occhio chiuso, una ragazza che piange, tantissimi bambini, altre bici. L'aria profuma. Tutto è troppo bello, penso di essere all'estero. Tengo continuamente le mani sui freni. Sono ancora insicura, si nota anche dalle piccole cose. Arriva uno che fa jogging, inchiodo per farlo passare. "Guidare" non è facile, in tutti i sensi della parola...
4 commenti:
Sig.na la smette di farmi piangere quando scrive.E' bellissimo
Grazie :)
mi piacerebbe saper usare le parole così ... è come se fossero parole nuove, mai sentite, che fanno emozionare ... grazie per questo blog: è un piccolo e prezioso dono giornaliero (giornaliero o quasi, insomma...!)
Grazie Noemi... davvero grazie. Vale la pena scrivere per un commento così!
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