Salone del Libro di Torino 2010. Primo pomeriggio. Impressioni sparse (l'immagine qui a sx è il simbolo di questa edizione dal suggestivo titolo: La memoria, svelata.)
1) All'inzio si chiamava Salone del Libro. Poi all'improvviso: Fiera del Libro, faceva di certo più international. Anni e anni passati a memorizzare questa ostica novità con importanti sforzi intellettivi: "Quest'anno ci vai al Salo...hmmm scusa: alla Fiera del Libro?"
Un lungo periodo di consolidamento: "Sei in Fiera?" E poi adesso di nuovo: Salone. Così, come se niente fosse. E vabè. Sarebbe comunque interessante scoprire chi è il genio che si diverte con queste parole in libertà. Mr. Marinetti dei nostri giorni: si decida però eh?!
2) Gruppuscoli di adolescenti. Ne scopro due o tre, tutte femmine, ammassate e febbricitanti presso uno stand. Una esclama, al culmine dell'euforia: "Guardate, un volume sull'Induismo antico!". (giuro). Solo al Salone del Libro di Torino queste bizzarre creature possono dare finalmente il meglio di sé. Ragazze: però qui non si tratta più di essere nerd, mi pare che si sia oltrepassato ogni limite consentito. Con tutto il rispetto per l'Induismo antico, per punizione questa sera a letto senza Meridiano Mondadori e sottolineatura a matita di almeno 10 pagine di vampiri e tre metri sopra il cielo.
3) Le poltroncine. Ne ho viste più degli altri anni. Molti stand si sono dotati di queste piccole e invitanti sedute morbide. E io dico: bravi! Mi piace che esistano. Fanno sognare. Immaginare dialoghi, prospettare mondi paralleli che prendono vita dentro lo stand stesso. Al confine interstellare tra la semplice realtà e le migliaia di parole non ancora dette.
4) La gente la gente la gente. Gente del Salone del Libro di Torino: siete inconfondibili, proverbiali, irriducibili. Ci sono i brutti ma bravi. Poi i belli ma scarsi. E infine i belli e bravi. Lo stesso dicasi ovviamente per le donne. Ci sono i defilati, arrovellati e arzigogolati, spesso si accompagnano a persone cui devono costantemente "spiegare" cosa succede intorno, ad esempio figli o mogli/mariti che stanno "fuori dal giro". C'è Mr. Occhiali da Sole che si aggira elegantissimo e occhialuto con la speranza vana di ammaliare qualche donna "accecata" forse dal suo uso originale degli accessori. Ci sono le Miss e Mrs. so tutto, sono importante, sono il centro dell'universo e voi non siete un ... vestite benissimo, truccate così così, fulminatrici con lo sguardo, super profumate, mi fanno un po' impressione da sempre. Ci sono gli anziani incalliti che ti urtano e spintonano nella gara eterna a chi fa prima lo scontrino per il caffè. Ci sono i miei preferiti: i romani. Fantastici, intrattengono un rapporto perpetuo di amore-odio con Torino e i suoi abitanti (neh), di cui mal sopportano l'indole quieta ma al tempo stesso ne sono attratti in un modo oscuro anche a loro stessi e quando vanno d'accordo il mix è esplosivo. A loro carpisco sempre qualche brandello di conversazione: "Nella vita 'n ze sa mmai!?" "Ao, ma che tte fregaa?" Quindi ci sono i telefonatori selvaggi: "Sì sì, sono alla Fier...al Salone. Ah sì? Ti ha chiesto l'amicizia fu facebook? E tu? Gliel'hai data?". Ci sono i famosi, che ti guardano dritti negli occhi e ti senti un po' a disagio perché dopo tutto... non so, fa sempre effetto. Ci sono poi chiaramente quelli del settore col cartellino: lo adoro il cartellino! Poi le coppiette appena formate, gli stranieri, i prelati, i volantinatori compulsivi e qualche Emo che fa simpatia. E infine ci sono io. Una tazzina in un oceano di caffè. Ma tutto sommato son stata bene anche questa volta. E la spinacina (versione bio della rustichella all'Autogrill interno) più un bellissimo acquisto librario di cui renderò presto conto in una letturadomenicale hanno reso questa mia prima perlustrazione alquanto leggera e confortevole. Non mi lamento.
5) I tappeti. Rossi, blu, verdi, gialli, ampi, vellutati, sgargianti. Avevo sentito dire che sono strategici. Cioè voluti per gratificare i clienti perché chi ci cammina si sente importante. Confermo. Gli innamorati sembrano più innamorati. Gli scrittori più scrittori, i libri più libri e la vita decisamente più vita.
6) I libri. Tutti quei libri, al loro giusto posto. Tranquilli, beati, a fare quel che devono fare. Cioè mostrarsi in tutto il loro splendore e passare di mano in mano, come qualcosa di bello, di utile, di attraente, di nutriente, di sano. Succede di tutto, gli anni passano, molte cose cambiano per sempre, ma loro lì, in quella stessa location che non cambia mai e tuttavia si trasforma, continuano a compiere questo bel miracolo luccicante, annuale, rituale. Fiera, Salone o che dir si voglia, Torino in questi giorni per me diventa qualcosa di più di una semplice città. Diventa lo scenario di un mondo leggero come la carta dove voglio restare, dove sono cresciuta, dove si sono formati i miei ricordi, nonché gran parte delle mie fantasticherie sul futuro.
A domani :)
1) All'inzio si chiamava Salone del Libro. Poi all'improvviso: Fiera del Libro, faceva di certo più international. Anni e anni passati a memorizzare questa ostica novità con importanti sforzi intellettivi: "Quest'anno ci vai al Salo...hmmm scusa: alla Fiera del Libro?"
Un lungo periodo di consolidamento: "Sei in Fiera?" E poi adesso di nuovo: Salone. Così, come se niente fosse. E vabè. Sarebbe comunque interessante scoprire chi è il genio che si diverte con queste parole in libertà. Mr. Marinetti dei nostri giorni: si decida però eh?!
2) Gruppuscoli di adolescenti. Ne scopro due o tre, tutte femmine, ammassate e febbricitanti presso uno stand. Una esclama, al culmine dell'euforia: "Guardate, un volume sull'Induismo antico!". (giuro). Solo al Salone del Libro di Torino queste bizzarre creature possono dare finalmente il meglio di sé. Ragazze: però qui non si tratta più di essere nerd, mi pare che si sia oltrepassato ogni limite consentito. Con tutto il rispetto per l'Induismo antico, per punizione questa sera a letto senza Meridiano Mondadori e sottolineatura a matita di almeno 10 pagine di vampiri e tre metri sopra il cielo.
3) Le poltroncine. Ne ho viste più degli altri anni. Molti stand si sono dotati di queste piccole e invitanti sedute morbide. E io dico: bravi! Mi piace che esistano. Fanno sognare. Immaginare dialoghi, prospettare mondi paralleli che prendono vita dentro lo stand stesso. Al confine interstellare tra la semplice realtà e le migliaia di parole non ancora dette.
4) La gente la gente la gente. Gente del Salone del Libro di Torino: siete inconfondibili, proverbiali, irriducibili. Ci sono i brutti ma bravi. Poi i belli ma scarsi. E infine i belli e bravi. Lo stesso dicasi ovviamente per le donne. Ci sono i defilati, arrovellati e arzigogolati, spesso si accompagnano a persone cui devono costantemente "spiegare" cosa succede intorno, ad esempio figli o mogli/mariti che stanno "fuori dal giro". C'è Mr. Occhiali da Sole che si aggira elegantissimo e occhialuto con la speranza vana di ammaliare qualche donna "accecata" forse dal suo uso originale degli accessori. Ci sono le Miss e Mrs. so tutto, sono importante, sono il centro dell'universo e voi non siete un ... vestite benissimo, truccate così così, fulminatrici con lo sguardo, super profumate, mi fanno un po' impressione da sempre. Ci sono gli anziani incalliti che ti urtano e spintonano nella gara eterna a chi fa prima lo scontrino per il caffè. Ci sono i miei preferiti: i romani. Fantastici, intrattengono un rapporto perpetuo di amore-odio con Torino e i suoi abitanti (neh), di cui mal sopportano l'indole quieta ma al tempo stesso ne sono attratti in un modo oscuro anche a loro stessi e quando vanno d'accordo il mix è esplosivo. A loro carpisco sempre qualche brandello di conversazione: "Nella vita 'n ze sa mmai!?" "Ao, ma che tte fregaa?" Quindi ci sono i telefonatori selvaggi: "Sì sì, sono alla Fier...al Salone. Ah sì? Ti ha chiesto l'amicizia fu facebook? E tu? Gliel'hai data?". Ci sono i famosi, che ti guardano dritti negli occhi e ti senti un po' a disagio perché dopo tutto... non so, fa sempre effetto. Ci sono poi chiaramente quelli del settore col cartellino: lo adoro il cartellino! Poi le coppiette appena formate, gli stranieri, i prelati, i volantinatori compulsivi e qualche Emo che fa simpatia. E infine ci sono io. Una tazzina in un oceano di caffè. Ma tutto sommato son stata bene anche questa volta. E la spinacina (versione bio della rustichella all'Autogrill interno) più un bellissimo acquisto librario di cui renderò presto conto in una letturadomenicale hanno reso questa mia prima perlustrazione alquanto leggera e confortevole. Non mi lamento.
5) I tappeti. Rossi, blu, verdi, gialli, ampi, vellutati, sgargianti. Avevo sentito dire che sono strategici. Cioè voluti per gratificare i clienti perché chi ci cammina si sente importante. Confermo. Gli innamorati sembrano più innamorati. Gli scrittori più scrittori, i libri più libri e la vita decisamente più vita.
6) I libri. Tutti quei libri, al loro giusto posto. Tranquilli, beati, a fare quel che devono fare. Cioè mostrarsi in tutto il loro splendore e passare di mano in mano, come qualcosa di bello, di utile, di attraente, di nutriente, di sano. Succede di tutto, gli anni passano, molte cose cambiano per sempre, ma loro lì, in quella stessa location che non cambia mai e tuttavia si trasforma, continuano a compiere questo bel miracolo luccicante, annuale, rituale. Fiera, Salone o che dir si voglia, Torino in questi giorni per me diventa qualcosa di più di una semplice città. Diventa lo scenario di un mondo leggero come la carta dove voglio restare, dove sono cresciuta, dove si sono formati i miei ricordi, nonché gran parte delle mie fantasticherie sul futuro.
A domani :)
3 commenti:
le poltroncine, magnifico... mi saranno di conforto, dovendo affrontare le masse del sabato
Quanto vorrei essere lì!
Complimenti per la desrizione di questa giornata...sembra di essere vicino a te :)))
A domani
@Giuliana, sì sono magnifiche: ti consiglio quelle dello stand Einaudi, bianche!
@Carla: ma grazie!!!!
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