Nel post "Credenze" qui sotto vi raccontavo che ieri facevo così e cosà e che oggi invece faccio così e cosà...
Allora andiamo avanti. Ieri, in momenti delicati della mia vita - ad esempio la scadenza di un contratto di lavoro, un errore commesso, un torto subito, una malattia, una lunga attesa o robe simili, robe che possono capitare a tutti - ieri questi momenti non li sapevo affrontare. La mia reazione era, come si suol dire, chiudermi in casa, piangere. Mentre scrivere, leggere o cucinare diventava letteralmente IMPOSSIBILE. Ma anche solo lavarmi il viso con il sapone poteva trasformarsi in un'impresa faticosissima. Tanto che dovevo poi riposarmi dopo ogni piccola azione quotidiana, come ad esempio alzarmi dal letto. Cioè mi riposavo dopo aver dormito. Non so se si capisce l'intensità e la potenza di questa brutta condizione. Così tutto crollava dentro e fuori di me. Così moriva ogni volta qualcosa, come le vite di un gatto. E solo una buona notizia poteva risollevarmi. E sono stata fortunata perché qualche cosa poi alla fine è sempre successa e mi ha ricacciata inevitabilmente fuori da quello stato depressivo. Ma quali sarebbero stati gli esiti di un tale comportamento se mai nulla di buono fosse accaduto? Credo nefasti.
Ora, rieccomi oggi in uno di quei momenti a rischio che vi ho elencato (hemm il primo della lista...). Purtroppo mi scade un contratto di lavoro tra una settimana. E non so nulla, cioè non so se verrà riconfermato oppure no. Poverina! Direte voi. E invece no! E non sto per niente delirando: certo ho fatto tutto quello che si deve fare in questi casi: impegnarmi, chiedere delucidazioni sul mio immediato futuro, mandare il cv, predispormi ad altri colloqui, fare e cercare altri lavori che mi piacessero ecc ecc. Quindi ora non mi resta che aspettare e soprattutto ritrovarmi faccia a faccia con il mio umore. Fare i conti cioè con quella cascata di eventi di cui vi dicevo (immobilità, pianto, paura). Ma niente di tutto questo avverrà oggi. Non mi affiderò proprio a nessuna buona notizia. Non mi chiuderò affatto in casa, né verserò una lacrima, né smetterò di leggere, scrivere o tantomeno cucinare. Anzi. Ho deciso di mandare all'aria tutti i miei "piani di autodistruzione individuale". Di affilare piuttosto nuove armi. Di mettermi in guerra contro di me. E di vincere ovviamente. Perché ho scoperto a un certo punto di avere dei diritti e tra questi, il diritto a stare bene e a costruirmi in qualche modo la mia vita. Come tutti. Proprio come tutti :) Rido perché per me non era così scontato, l'ho dovuto apprendere, come si apprendono le tabelline a scuola. Quindi cosa ho fatto ultimamente? Tante cose, ma in particolare a un certo punto mi sono preparata un caffè bollente e poi sono uscita per andare a visitare la mostra d'arte forse più importante della mia vita. Credetemi. Ben presto ve ne renderò ampiamente conto qui su Tazzina. Solo il tempo di organizzare le idee. Perché mi è proprio piaciuta. Ma "piaciuta" è riduttivo.
E per quanto riguarda il resto, che altro posso aggiungere? Ah sì: se avete voglia incrociate genericamente le dita per me (anche quelle dei piedi, grazie) e io le incrocio per voi. Sono certa che andrà bene anche questa volta. E che non c'è davvero limite al meglio. E non sto scherzando eh!
Colonna sonora fine anni Novanta di tutto ciò: Animal Instinct dei Cranberries.
Perché quello che sento adesso è proprio un vero spietato aggressivo istinto animale di sopravvivenza.
So please stay tuned :)
Allora andiamo avanti. Ieri, in momenti delicati della mia vita - ad esempio la scadenza di un contratto di lavoro, un errore commesso, un torto subito, una malattia, una lunga attesa o robe simili, robe che possono capitare a tutti - ieri questi momenti non li sapevo affrontare. La mia reazione era, come si suol dire, chiudermi in casa, piangere. Mentre scrivere, leggere o cucinare diventava letteralmente IMPOSSIBILE. Ma anche solo lavarmi il viso con il sapone poteva trasformarsi in un'impresa faticosissima. Tanto che dovevo poi riposarmi dopo ogni piccola azione quotidiana, come ad esempio alzarmi dal letto. Cioè mi riposavo dopo aver dormito. Non so se si capisce l'intensità e la potenza di questa brutta condizione. Così tutto crollava dentro e fuori di me. Così moriva ogni volta qualcosa, come le vite di un gatto. E solo una buona notizia poteva risollevarmi. E sono stata fortunata perché qualche cosa poi alla fine è sempre successa e mi ha ricacciata inevitabilmente fuori da quello stato depressivo. Ma quali sarebbero stati gli esiti di un tale comportamento se mai nulla di buono fosse accaduto? Credo nefasti.
Ora, rieccomi oggi in uno di quei momenti a rischio che vi ho elencato (hemm il primo della lista...). Purtroppo mi scade un contratto di lavoro tra una settimana. E non so nulla, cioè non so se verrà riconfermato oppure no. Poverina! Direte voi. E invece no! E non sto per niente delirando: certo ho fatto tutto quello che si deve fare in questi casi: impegnarmi, chiedere delucidazioni sul mio immediato futuro, mandare il cv, predispormi ad altri colloqui, fare e cercare altri lavori che mi piacessero ecc ecc. Quindi ora non mi resta che aspettare e soprattutto ritrovarmi faccia a faccia con il mio umore. Fare i conti cioè con quella cascata di eventi di cui vi dicevo (immobilità, pianto, paura). Ma niente di tutto questo avverrà oggi. Non mi affiderò proprio a nessuna buona notizia. Non mi chiuderò affatto in casa, né verserò una lacrima, né smetterò di leggere, scrivere o tantomeno cucinare. Anzi. Ho deciso di mandare all'aria tutti i miei "piani di autodistruzione individuale". Di affilare piuttosto nuove armi. Di mettermi in guerra contro di me. E di vincere ovviamente. Perché ho scoperto a un certo punto di avere dei diritti e tra questi, il diritto a stare bene e a costruirmi in qualche modo la mia vita. Come tutti. Proprio come tutti :) Rido perché per me non era così scontato, l'ho dovuto apprendere, come si apprendono le tabelline a scuola. Quindi cosa ho fatto ultimamente? Tante cose, ma in particolare a un certo punto mi sono preparata un caffè bollente e poi sono uscita per andare a visitare la mostra d'arte forse più importante della mia vita. Credetemi. Ben presto ve ne renderò ampiamente conto qui su Tazzina. Solo il tempo di organizzare le idee. Perché mi è proprio piaciuta. Ma "piaciuta" è riduttivo.
E per quanto riguarda il resto, che altro posso aggiungere? Ah sì: se avete voglia incrociate genericamente le dita per me (anche quelle dei piedi, grazie) e io le incrocio per voi. Sono certa che andrà bene anche questa volta. E che non c'è davvero limite al meglio. E non sto scherzando eh!
Colonna sonora fine anni Novanta di tutto ciò: Animal Instinct dei Cranberries.
Perché quello che sento adesso è proprio un vero spietato aggressivo istinto animale di sopravvivenza.
So please stay tuned :)
2 commenti:
beh... incrocio le dita per te... tutte quelle che ho! :)
io cerco sempre di non buttarmi giù, perchè se no faccio esattamente come te, ed è una condizione invivibile...
questo è per me un momento duro, a volte mi sembra di non farcela, ma ci sto provando... e spero che servirà tutto questo
e spero che a te vada tutto bene!
un bacione
Ciao Wera, grazie :) ricambio l'incrocio!
S^ è proprio inutile soffrire anche se il lavoro è molto importante: anzi proprio per questo forse è meglio restare sereni e vigili, per affrontare al meglio il lavoro successivo o eventuali rinnovi di contratto!
Posta un commento