martedì 17 agosto 2010

Esercizi di sopravvivenza.

Si chiude la porta verso le otto e mezza. "Ciao, buona giornata".

E poi scende il silenzio giallo più irreale del mondo in tutta la casa. Il sole fresco di questi giorni, come la neve, sembra ovattato e porta messaggi di sospensione, candore e gelo che non so più interpretare.

Le vacanze sono finite. Ma di risposte certe di lavoro ancora niente. La pagina di Libero e lo schermo muto del cellulare mi guardano come specchi tremuli e deformanti. Ci sono due possibilità: le persone sono in ferie oppure lavorano. E poi quelli come me, che aspettano. Si vive ad antenne spiegate. In un'infinita frenetica inattività. Alla sera si sente la stanchezza, ma è più una spossatezza sinistra e insana. Ci si fanno mille domande, cosa è rimasto intentato? Quali altri errori si sono commessi? E poi ci si ricorda che questa volta si è fatto tutto giusto. Che si è cambiati moltissimo, che si è persone diverse, completamente, totalmente, spaventosamente diverse.

E allora niente. Bisogna sopravvivere. A questo e ad altro e sempre avanti con la tre come dice la pubblicità.

Quindi propongo a "quelli come me", che aspettano, che decidono di non arrendersi alla tristezza, che si fidano di se stessi e del mondo fuori, che hanno tappato tutti i buchi, hanno scovato tutte le proprie falle, le proprie voragini e le hanno colmate mese dopo mese, anno dopo anno, e ora sono cresciuti, hanno fatto le giuste mosse come si deve, rimestando nel torbido e poi uscendo allo scoperto, che hanno studiato, che hanno lavorato, che sono imperfette, che sono migliorate, che si sono scusate, che hanno rivendicato i propri diritti, che hanno imparato a rispettare se stessi e gli altri, che hanno smesso di autocommiserarsi, che hanno iniziato a impegnarsi sul serio, che hanno fame di vivere, di lavorare e di stare bene. Propongo a voi un esercizio di sopravvivenza tra i più facili ed efficaci mai sperimentati: la radio.

Accendete la radio. Usatela come un "dispositivo umano", per citare i Subsonica.
Sostituitela al ruminante cervello. La radio sarà un ponte. Sarà un traghetto verso giorni migliori. Verso quando riavrete il lavoro, la serenità, la sana stanchezza. Verso settembre, o verso quando anche voi potrete costruirvi una famiglia, verso l'ora di cena o verso altri mondi dove sarete i benvenuti.

A me ad esempio commuove la dedizione degli speaker e dei dj che fanno di tutto per non sbagliare, lo fanno per noi ascoltatori. Lo fanno per me, penso mentre ascolto. E mi sento importante. E mi sento al sicuro.

2 commenti:

pencil ha detto...

Brava tazzina anche io ho scoperto la radio in tempi remoti e presenti...e ora la ascolto sempre :)
cotinua così è l'unica cosa che ti posso dire: anche io mille volte nella tua stessa situazione. Andrà tutto bene, vedrai.
ilara

noemi ha detto...

Grazie Ilaria, che bello leggere il tuo commento :D

Un abbraccio