Corre con una scatola di panettone in mano. Che ondeggia, rossa e gialla, dal suo dito gelato, come dal ramo di un albero di Natale. Fa freddo al parco. Ma dopo pochi minuti passa. Da quando ha deciso di correre, le cose sono cambiate. La pesantezza della vita è diminuita. Anche la pesantezza degli sguardi, dei giudizi, del vuoto intorno. Niente è più come prima, per Stefano. Dopo una corsa qualunque, capisce che c'è del posto per lui, che il posto è nel parco grande, si scontorna sempre di più nel prato semideserto, nello scricchiolio del cemento. Respira tutta quell'aria e la butta fuori. Si è comprato una maglia bianca apposta. Gira, sale sui ponti, li scende, guarda gli altri negli occhi, guarda il fiume, guarda i cani, guarda le cornacchie, le pozzanghere ghiacciate, le foglie secche, il fango. La giornata ha un senso per Stefano. La prigione delle macchine, delle case, dei semafori, delle facce, delle cose strane che ti dicono, di quelle che dovresti dire tu, non è più una prigione. E' una passeggiata. Che per uno che corre così, è meno di zero.
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