venerdì 6 maggio 2011

Tazzine d'autore.

Prosegue a vele spiegate la mia rubrica preferita. Quella che consiste nell'ospitare ciclicamente "tazzine d'autore" scritte da amici bloggersssss.

Di Lu si sa poco perché in rete ama giocare con le sue molte identità. Però io so cose che voi umani... ad esempio che la sua sposa è una ragazza unica, che saluto e ringrazio se mi sta leggendo (ciao). E poi so, ma lo potete scoprire tutti qui, sul suo blog Dans les parages, che scrive, legge, ci racconta la sua visione del mondo e molto altro. Un perfetto gentiluomo torinese, che sa lottare per le cose in cui crede.

La foto è sua, si chiama Broken Cup, perché è sbreccata ma proprio per questo ancora più viva e importante. A Lu e alla sua fanciulla: grazie.

E questa è la sua tazzina:


– Sei della band?

La domanda lo scosse dall'attenta esplorazione del menu. Aveva appena acceso una sigaretta e la ragazza guardò il fumo appena mobile del primo tiro spostarsi in blocco, un branco di pesci filamentosi ed azzurrini sospesi quasi fossero in mare. Agitò la mano come a disperderlo, e la manica scura dell'impermeabile somigliò a un grosso luccio in un impeto di caccia.

– No, non sono della band – rispose riacciuffando una parvenza rilassata.

– Pete – e accennò al sassofonista che provava i brani – sta tentando di insegnarmi a suonare il clarinetto. Ma non sono un buon alunno – scherzò.

Anche la chiosa, tanto quanto il gesto, fu come un colpo a vuoto, e guardò la ragazza allontanarsi verso il palco. Il sassofonista in realtà si chiamava Pietro, si faceva chiamare Pete per darsi un tono. Ma la notizia non avrebbe generato un aumento di interesse.

La camicia bianca e la cravatta grigia e sottile lo avevano innalzato dallo status di fan a quello di potenziale musicista, ma era stata cosa di un amen e non era il caso di perderci il pensiero. A casa, il clarinetto riposava in piedi; suppellettile d'ebano a innesti scintillanti, sincretismo di Africa e Occidente, crasi bastarda tra materia tribale e funzionalità evoluta. Chiese alla cameriera di tornare a breve, perché si era distratto. Avesse pazienza, grazie.

Oltre i tavoli del dehor guardò i fianchi ampi della ragazza di spalle, l'abito comodo, e i capelli corti e ossigenati come un'estrema e docile rivolta a un futuro già prossimo di madre.


4 commenti:

Carol Franco Moran ha detto...

Da brava italiana, adoro il caffe'.
Ora vivo in UK e di solito devo accontentarmi del caffe' lungo e annacquato. Ovviamente non poteva non piacermi il tuo blog: interessante, originale e...profumato!!

The Italian Girlfriend

noemi ha detto...

@Italian Girlfriend: ciao!! E benvenuta :D Uh, il caffè british è un po' così in effetti... ;) ma varrà immagino la pena vivere lì! Sono contenta della tua visita, torna a trovarmi quando vuoi!!! (quando in particolare vuoi sentire un po' di aroma di caffè italiano :D)

Lu ha detto...

Un sincero ringraziamento alla padrona di casa per le squisita ospitalità (!!!); è stato un piacere ed un onore essere ospitato qui, nella sua piacevolissima casa. A lei mille auguri per ogni cosa, e a voi raccomando di seguirla, perchè è uno spasso (basterebbe il post prima di questo per convincervi)...

P.S. Grazie per le belle parole, la consorte ricambia di cuore il saluto!

noemi ha detto...

@Lu: grazie a te, davvero, un abbraccio grande!