Di nuovo. Ancora. Lo vedo da lontano, in rilievo sfumato come le oasi nel deserto, come una cariatide o un simpatico gargoyle. Portone, portone, bar, moto, Signore di Corso Trapani, panetteria, semaforo. Comunque è un grande. Pensavo a come si è ripreso mesi fa dal suo intervento. E alla sua tenacia. Lui e la pianta di fronte, stessa consistenza. Finalmente si è coperto con un giacchettino smanicato. Va bene fare gli eroi, ma fa freddo per tutti. Io un po' mi aggrappo a lui al mattino, alla sua presenza, questo è proprio vero. Il contrasto tra lo sguardo-più-innocente-del-mondo, più sperduto, e la sigaretta, e l'incrollabilità della sua posa, e il bastone, e il fatto che sta lì a presidiare la fortezza sotto ogni avversità, mi colpisce, mi convince a credere in lui. Nel senso della sua vita. A questo punto spero che quel "buongiorno" detto tempo fa e ricambiato dal suo cenno della fronte, rimanga davvero l'unica parola tra noi. Meglio il silenzio. Per me il silenzio è parte fondamentale di tutto, lo conosco, l'ho addomesticato, lo utilizzo per il mio equilibrio, il mio new balance. Signore silenzioso di Corso Trapani, thank you, thank you silence.
2 commenti:
a volte i silenzi dicono tante cose. Dipende dalle situazioni. Magari, in questa, sono l'ideale. In generale, io sono quella che il silenzio lo rompe perché mi assorda.
ciao @TuristadiMestiere :) sì è vero, dipende dalle situazioni e in tutti i casi sono molto eloquenti...
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