martedì 10 maggio 2011

Sos Salone.

Ah. E come ogni anno si avvicina il Salone (fu Fiera) del Libro di Torino. Già sento quel vociare di scolaresche, quello sfilare indaffarato, quei bei vestiti, quella luce bianca senza punti cardinali, quei tappeti morbidi, quei cibi etnici, quelli che camminano a testa alta, quelli che camminano a testa bassa, quelli stufi, quelli entusiasti, quelli superiori, quelli inferiori, quel profumo di Autogrill, quell'infinito.

E quella solita spinta che ti prende per un braccio e ti sussurra in un orecchio le solite infinite possibilità.

Ci sono andata la prima volta da bambina, non ho saltato neanche un anno. Quella volta è stata l'unica in cui nell'infanzia ho intuito che poteva esserci un ponte tra me e l'età adulta che non facesse troppa paura. Mi piacevano i libri, sapevo che mi sarebbero piaciuti sempre, mentre molte altre cose ora non mi piacciono più, o mi sono accorta che non mi sono mai piaciute. E comunque amare qualcosa per così tanto tempo comporta anche delle criticità non indifferenti. Momenti di sfiducia. Tuttavia l'amore non è mai finito. Almeno da parte mia.

Più tardi ho capito che quello era anche per molte persone un lavoro, o un'idea di lavoro, o un sogno di lavoro o una noia di lavoro o tutta la loro vita di lavoro. E soprattutto ho capito che un libro poteva essere. Qualcosa di così importante da non saper trovare una parola adatta. E tra quelle schiere di incoscienti ho desiderato mettermici anch'io. Il bello di quel mondo è che è di tutti, il brutto è che non è mai di nessuno. Qualcuno ha la meglio qualcuno ha la peggio, ma gli uni hanno un bisogno animale degli altri. E così si va avanti.

Come procedono senza sosta le stagioni, come si riformano nei decenni le unghie e i capelli, come le persone continuano a bersi un caffè dopo pranzo. Come si ricrea la coda alla biglietteria, l'evento in sala gialla che perderai, quello in sala blu che ti farà tornare quel brivido, quella frase che dovrai per forza appuntare, quello cui non chiederai l'autografo, quell'altro che imparerai a conoscere. Punti interrogativi che camminano. Ed è tutto così. E in più quest'anno c'è twitter.
Se volete, seguitemi su @tazzinadi

Dopodomani si comincia :)

4 commenti:

Giuseppe Benanti ha detto...

Il bello di quel mondo è che è di tutti, il brutto è che non è mai di nessuno.Bella frase e direi non solo perchè questo purtroppo succede in ogni settore o ambito particolare della vita pubblica. A volere estremizzare il concetto non siamo padroni mai completamente di noi stessi e della vita che viviamo,rispetto a quella che vorremmo vivere!

noemi ha detto...

@giuseppe: grazie, è proprio quello che avevo in mente!

clay ha detto...

hai in mente delle belle cose. Favolosa quella della coda di lucertola.
(però smetti di ringraziare, altrimenti la smetto con i complimenti)

noemi ha detto...

@clay: hemmm vorrei dire grazie ma poi smettono i complimenti, non so che dire, sento un conflitto di interessi :D