Domani 16 ottobre sarà la terza Giornata Nazionale dell'Afasia.
Il paradosso dell'afasia - un disturbo che intacca la produzione e comprensione delle parole - è che se ne parla ancora poco.
Forse anche perché le persone che diventano afasiche all'inizio si sentono smarrite, scoraggiate dalle mille difficoltà che sopraggiungono all'improvviso, arrabbiate, tristi e così e tendono a isolarsi.
Questo deficit si manifesta a seguito di lesioni cerebrali di varia natura e può prendere diverse sembianze (afasia fluente, non fluente, etc...) e tuttavia lascia quasi sempre integre tutte le facoltà intellettive ed emotive. Ma per le spiegazioni tecniche rimando ai link di importanti associazioni molto competenti: qui e qui, cui chiunque può rivolgersi per informazioni o per un concreto sostegno psicologico. Le cure però esistono. La logopedia è fondamentale, insieme alla psicoterapia e a tutte le misure che si valutano caso per caso. L'elemento importante è la fiducia. E poi la costanza, il coraggio, la determinazione a non lasciarsi vincere dalla paura e dalla solitudine. Non è facile. Perché ci vuole del tempo per abituarsi a una nuova vita, perché spesso sono coinvolti tutti i membri della famiglia, perché si vorrebbe tornare subito "come prima". La pazienza e la calma allora diventano gli strumenti principali di questa sfida. E soprattutto l'aiuto concreto, specialmente nelle fasi iniziali, di figure professionali specializzate.
Anche per tale motivo credo sia stata istituita questa importante Giornata. A Torino, ad esempio, domani, presso gli ospedali Molinette, Martini e Mauriziano si potranno incontrare i volontari dell'associazione A.IT.A. (associazione italiana afasici) con il sostegno della Fondazione Carlo Molo per ricevere tutte le informazioni necessarie e si potrà dare un proprio contributo o associarsi, in cambio di una piantina di erica, come vedete nella foto, che è il fiore-simbolo dell'afasia.
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