Guardavo questo libro, Venuto al mondo, guardarmi dal comodino da un po' di tempo. Era così grande, così profondo, così verde che mi incuteva timore. Il timore di immergermi troppo e di provare un'emozione nuova e pervasiva. Sospettavo di trasformarmi in poco tempo nel bambino della copertina che in effetti si ritrova circondato da una mare trasformato in stanza dove i pesci sbucano e nuotano ovunque.
E invece poi l'ho iniziato e Margaret Mazzantini mi ha sorpresa perché si capisce dove vuole arrivare, al nocciolo di qualcosa di veramente molto importante, ma lo fa con gradualità, assecondando il lettore nelle sue ritrosie, nella sua diffidenza.
La tazzina allora è qui, con il suo caffè bollente. Apro finalmente il libro - che per me è uno dei regali più graditi del Natale passato. Ed entro un passo alla volta in questa scrittura precisa, chiara, una lente che permette di vedere il mondo, un mondo vasto e inesplorato. A metà della prima pagina:
"Esco sul terrazzo, guardo il solito. Il palazzo dirimpetto al nostro, le persiane accostate. Il bar con l'insegna spenta. C'è il silenzio della città, polvere di rumori lontani. Roma dorme. Dorme la sua festa, il suo pantano. Dormono le periferie. Dorme il papa, le sue scarpe rosse sono vuote".
E sono definivivamente dentro. E sono a Roma anche io. Ed è notte anche per me.
E sono pronta a partire ancora e vedere cosa succede.
Buona domenica a tutti e buona lettura!
E invece poi l'ho iniziato e Margaret Mazzantini mi ha sorpresa perché si capisce dove vuole arrivare, al nocciolo di qualcosa di veramente molto importante, ma lo fa con gradualità, assecondando il lettore nelle sue ritrosie, nella sua diffidenza.
La tazzina allora è qui, con il suo caffè bollente. Apro finalmente il libro - che per me è uno dei regali più graditi del Natale passato. Ed entro un passo alla volta in questa scrittura precisa, chiara, una lente che permette di vedere il mondo, un mondo vasto e inesplorato. A metà della prima pagina:
"Esco sul terrazzo, guardo il solito. Il palazzo dirimpetto al nostro, le persiane accostate. Il bar con l'insegna spenta. C'è il silenzio della città, polvere di rumori lontani. Roma dorme. Dorme la sua festa, il suo pantano. Dormono le periferie. Dorme il papa, le sue scarpe rosse sono vuote".
E sono definivivamente dentro. E sono a Roma anche io. Ed è notte anche per me.
E sono pronta a partire ancora e vedere cosa succede.
Buona domenica a tutti e buona lettura!
2 commenti:
...buon viaggio...
grazie :)
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