XIA. Torino. Via Parini 14. Chiuso il lunedì. Tel. 011542540
Questo è uno dei primi ristoranti giapponesi di Torino. Se penso che ci ho festeggiato il mio 18° compleanno, gulp nel lontano 1998, hmmm, mi piglia uno schioppettone. (in piemontese: sciupetun). Per questo, comunque, ma non solo per questo, a XIA sono particolarmente affezionata. Per me equivale - e chi vive in città fluviali capirà - alla classica passeggiata in riva al fiume. Una cosa un po' "Banana Yoshimoto", ma rende l'idea. Quando non si sa bene che fare o che pesci pigliare, si va lì al fiume, si cammina, ci si crogiola al sole anche in inverno, si respira l'aria e i pensieri prendono il corso dell'acqua.
E poi, certamente, il sushi. Ammetto di essere un fan storica del sushi e mi vanto di esserlo da tempi non sospetti, quando ancora non era di moda nemmeno a Milano. Modestamente. Ma tornando a XIA, oggi è tra i più economici giapponesi cittadini. L'atmosfera è calda e casalinga. Le cameriere, due di sicuro figlie dei proprietari, accolgono i clienti - specie quelli di vecchia data - con un'amorosa confidenza da trattoria. Vengono lì, chiacchierano, ti raccontano le loro avventure. Sono giovanissime e un po' agitate, quel tanto che mette anche un po' di tenerezza. Viene da chiedersi dove stanno durante il giorno, com'è la loro vita qui, native piemontesi con gli occhi a mandorla.
Alla fine poi offrono spesso e volentieri un regalino (questa volta: un paio di bacchettine di bamboo & wood) e il digestivo. Dicevo del sushi. Buono, onesto, rassicurante. Qui vige la regola del cuoco-che-ti-cucina-certi-piatti-davanti-agli-occhi. Ed è molto interessante. Ma è altrettanto bello raccogliersi in un tavolino discreto e chiacchierare. Perché nulla come il sushi, a parer mio, invita alla meditazione. Forse solo dopo il vino da meditazione o il tè da meditazione. Tè che prendo sempre alla fine di un pasto giapponese. Come menu, a me piace il misto sushi-sashimi. Me lo assaporo dalla testa ai piedi, chiudendo anche gli occhi e pucciando i pezzetti di pesce nella soia. Ieri sera però ho preso una variante all'avocado e un po' di maki: l'invenzione del secolo. Li trovo geniali. Mi piace questo modo di fare di tre diversi ingredienti - pesce, riso e alghe - una cosa sola, così piccola e così compatta. Mi pare una metafora di qualcosa che neanch'io so spiegare. Ma insomma, mi regala molta forza e serenità. La zuppa di miso completa l'opera di scaldamento di cuori e rinvigorimento di anime.
E buon appetito a chi legge!
Questo è uno dei primi ristoranti giapponesi di Torino. Se penso che ci ho festeggiato il mio 18° compleanno, gulp nel lontano 1998, hmmm, mi piglia uno schioppettone. (in piemontese: sciupetun). Per questo, comunque, ma non solo per questo, a XIA sono particolarmente affezionata. Per me equivale - e chi vive in città fluviali capirà - alla classica passeggiata in riva al fiume. Una cosa un po' "Banana Yoshimoto", ma rende l'idea. Quando non si sa bene che fare o che pesci pigliare, si va lì al fiume, si cammina, ci si crogiola al sole anche in inverno, si respira l'aria e i pensieri prendono il corso dell'acqua.
E poi, certamente, il sushi. Ammetto di essere un fan storica del sushi e mi vanto di esserlo da tempi non sospetti, quando ancora non era di moda nemmeno a Milano. Modestamente. Ma tornando a XIA, oggi è tra i più economici giapponesi cittadini. L'atmosfera è calda e casalinga. Le cameriere, due di sicuro figlie dei proprietari, accolgono i clienti - specie quelli di vecchia data - con un'amorosa confidenza da trattoria. Vengono lì, chiacchierano, ti raccontano le loro avventure. Sono giovanissime e un po' agitate, quel tanto che mette anche un po' di tenerezza. Viene da chiedersi dove stanno durante il giorno, com'è la loro vita qui, native piemontesi con gli occhi a mandorla.
Alla fine poi offrono spesso e volentieri un regalino (questa volta: un paio di bacchettine di bamboo & wood) e il digestivo. Dicevo del sushi. Buono, onesto, rassicurante. Qui vige la regola del cuoco-che-ti-cucina-certi-piatti-davanti-agli-occhi. Ed è molto interessante. Ma è altrettanto bello raccogliersi in un tavolino discreto e chiacchierare. Perché nulla come il sushi, a parer mio, invita alla meditazione. Forse solo dopo il vino da meditazione o il tè da meditazione. Tè che prendo sempre alla fine di un pasto giapponese. Come menu, a me piace il misto sushi-sashimi. Me lo assaporo dalla testa ai piedi, chiudendo anche gli occhi e pucciando i pezzetti di pesce nella soia. Ieri sera però ho preso una variante all'avocado e un po' di maki: l'invenzione del secolo. Li trovo geniali. Mi piace questo modo di fare di tre diversi ingredienti - pesce, riso e alghe - una cosa sola, così piccola e così compatta. Mi pare una metafora di qualcosa che neanch'io so spiegare. Ma insomma, mi regala molta forza e serenità. La zuppa di miso completa l'opera di scaldamento di cuori e rinvigorimento di anime.
E buon appetito a chi legge!
2 commenti:
ohhh che voglia!ora lo devo provare...io penso che il sushi sia proprio il mio cibo preferito e che la cucina giapponese abbia qualcosa di unico! grazie della dritta :) ilaria
Sì Ilaria! Consigliatissimissimo! Ti piacerebbe molto...
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