Torno adesso dal corteo degli stranieri partito qui a Torino di fronte alla stazione Porta Nuova. Ci sono andata perché a volte anche io mi sento straniera nella mia stessa città. E poi per solidarietà verso chi è immigrato qui in cerca di rifugio politico, casa, lavoro. E magari ancora non riesce a ottenerlo e cade vittima dello sfruttamento e della miseria. Per la prima volta in vita mia, mi sono ritrovata in mezzo a tantissime facce nere e bianche mischiate insieme. Ma anche gialle, dello stesso colore dei palloncini-simbolo della manifestazione. Il concetto, per semplificare, è: cosa succede se gli immigrati che lavorano decidono di scioperare per un giorno? Sarebbe un disastro - rendiamocene conto - e sono stati anche scritti fior di libri in proposito.
Questo pomeriggio mi è venuta la pelle d'oca a sentire le loro storie gridate con voce rotta al megafono. E poi tutti a ripetere insieme: Dignità, dignità. Rispetto, rispetto. Alla fine è questo quello che chiedono le persone oneste. Quello che meritano. Quanto a noi italiani, penso che dovremmo provare a spenderci per aiutare a ottenerlo. E a spartire con loro quel tanto o poco che abbiamo. Che abbiamo conquistato o forse principalmente ricevuto dalle nostre famiglie. In fondo nessuno ha chiesto di nascere in un paese o in un altro. E tocca a chi ha più fortuna immedesimarsi, immaginare, sentire per un attimo sulla propria pelle cosa può voler dire ritrovarsi qui soli, senza un soldo, senza casa, senza poter comunicare. Un po' è come se loro fossero costretti a ri-nascere una seconda volta. E non dev'essere per niente facile.
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