sabato 11 settembre 2010

Erika.

La chiamavano tutti Elica, alle elementari. E lei nei prati in autunno studiava tra le dita quelle specie di piccole foglie rigide e rotanti che portavano il suo stesso soprannome, ed erano famose per la capacità di volteggiare nell'aria. Così Erika-Elica si sentiva leggera. E poi in futuro ha conservato il suo doppio nome, credendosi unica e speciale ad esempio quando ha scoperto al liceo che il DNA era fatto come un'elica, ne era rimasta folgorata per due settimane.

Elica quel giorno aveva 21 anni. Tornava da un pomeriggio di sole in biblioteca dell'Università a studiare per l'esame di ottobre. Era entrata nell'ufficio della madre, per aspettarla all'orario di uscita e fare un pezzo di strada insieme e una sua collega aveva detto che si diceva alla radio che erano cadute delle torri. Ma non si capiva dove, come e perché. Elica aveva pensato a un castello, ma a niente di più. Lei era una ragazza capace ma distratta che viveva sulle nuvole e capiva solo quello che voleva capire, tutto il resto lo teneva a una certa distanza.

Poi una volta a casa, ha acceso la tv. C'era ancora la nonna viva, il gatto vivo, tante cose vive che sarebbero presto morte. Ma poi la vita era un'elica e ricominciava in altre forme, ciclicamente, sempre.

E comunque quello che ha visto sembrava finto, ma era tutto vero. Erano le Torri Gemelle di New York. La sua città preferita, la sua città-sogno massacrata così, in uno schianto definitivo e cruento e in un modo muto cui nessuno sapeva in quel momento dare una voce, un nome, una definizione.

Elica, Erika, i suoi ventanni e il mondo intero non sarebbero stati mai più gli stessi da quel pomeriggio del 2001.


4 commenti:

Unknown ha detto...

Io quel giorno accesi la tivù alle due di pomeriggio. L'università non era ancora ricominciata, non avevo molto da fare. Non avevo voglia di mettermi a studiare.

Mi sembra che fosse canale 5. Vidi questo grattacielo colpito da un'aereo. Che pizza, pensai, i soliti film catastrofici. Cambiai canale. Stessa scena.

Qualcosa nella mia mente si accese. Un segnale di allarme. Cambiai canale. Stessa scena.

Non poteva essere vero. E non poteva essere lo stesso film su tutti i canali.

Li provai tutti. Le parole cadevano in mezzo a frasi senza senso, disconnesse.

Bla bla bla... World Trade Center bla bla bla... Torri gemelle... bla bla bla... attacco bla bla bla... morti e dispersi.

Sentivo solo un fischio alle orecchie e i battiti del cuore, mentre scorrevano le immagini.

La follia, l'odio e i complotti governativi erano ancora lontani a venire, in quel momento c'era solo la paura, e un vento di morte che spazzava via ogni residuo di inconsapevolezza adolescenziale.

noemi ha detto...

Sì, condivido ogni sensazione che descrivi. Ricordo anch'io quel senso di paura, di pericolo imminente. Mi fai tornare alla mente quel terrore che fosse iniziato qualcosa di davvero grave, una guerra sopra le nostre teste. Le riflessioni e la lucidità erano ancora molto lontani davvero quel giorno.

Anonimo ha detto...

mi hai fatto venire i brividi ...
ciao

noemi ha detto...

Grazie a te Vania per aver letto...