venerdì 10 settembre 2010

Gino.

Non ce la fa più. Gira sempre su se stesso. Fa sempre gli stessi errori. Ma la differenza è che prima credeva fosse sempre colpa degli altri. Delle ragazze. Dice, asciugandosi i piedi con i due estremi imbottiti triangolari dell'accappatoio sbiadito. Dei raccomandati. Pensa, sbuffando e grattandosi un pezzo estremo di schiena con una biro. Dei ricchi. Dice, ad alta voce, mentre si pettina con le mani.

E invece. Una mattina di sole, di sole caldo. Troppo caldo per i suoi gusti. Gino, guardando la corteccia di un albero solcata dall'invisibile sentiero di tre formiche nere, ha capito una cosa.

Ora so che è mia, la responsabilità. All'interno di quanto è brutto il mondo. Io ho potere sulla mia vita. Come quelle formiche su quella briciola di pane. E per quanto piccola, io posso portare a destinazione la mia esistenza. Non so ancora come, dove e quando. Forse adesso.

E gli arriva una pallonata di cuoio sul naso, che fa un rumore sordo e scintillante come una lama che rimbalza.

- scusi signore!

Dice il calciatore in pantaloncini e maglietta robe di kappa.

Come signore? Pensa Gino, sanguinando. Ho solo trentunanni.
Uscendo dal pronto soccorso col naso bendato, Gino non è più lo stesso.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao, toglimi una curiosità queste storie che ci racconti (sempre molto profonde ed interessanti per i loro risvolti) sono storie di vita vera? Se è così sei una persona molto attenta agli altri ed anche ai piccoli particolari.
A presto

noemi ha detto...

Ciao Vania! Grazie per la domanda, mi fa piacere! Sì, sono cose vere ma rielaborate, con qualcosa di inventato, tipo i nomi.
Un abbraccio!

Anonimo ha detto...

Ottimo.

noemi ha detto...

Grazie Vania!!!!

pencil ha detto...

mio nonno si chiama Gino! ride sempre e è naturalmente sempre depresso :)

noemi ha detto...

oh ma povero O_*