Ha i capelli raccolti con un fermacoda viola. Anche se è buio si capisce che è mulatta. Parla con le sue amiche all'aperitivo, saranno le dieci di sera. La piazza si accende di luci arancioni, le auto scorrono lente, sembrano barchette su un fiume di cemento.
E una cantante vestita di bianco canta Lady Ga Ga rivisitata. Le amiche di Sylvie parlano, parlano, parlano. Anche lei parla e rotea le mani, mimando una cornetta del telefono per dire che il ragazzo l'ha lasciata così, senza metterci la faccia. Mi pare un bel po' arrabbiata Sylvie. Eppure al tempo stesso ride tantissimo, sorride, con i denti bianchi di un avorio che scintilla. E tutte le amiche sulle sedioline verdi di ferro ridono come lei, si aggiustano le sciarpe e mangiano le verdure con le forchettine di plastica. Sylvie si specchia nel bicchiere di vino rosso. Avrà ventiquattro anni. Lei, non il vino. Mi sembra che il vento le porti via un po' di polvere di stelle dagli occhi. E comunque Sylvie ha uno sguardo così nero, così profondo, assomiglia a un puma. I ragazzi da un altro tavolino le guardano. Le puntano. Lì in mezzo - credo - c'è il suo nuovo fidanzato.
6 commenti:
Smettila di cercare lavoro. Tu un lavoro ce l'hai: fai la scrittrice.
bacio
Matteo, che posso dirti se non: GRAZIE. In maiuscolo?
ciao, non conosco Matteo però devo dargli ragione in pieno. Fossi in te ci proverei.
Vania, ti ringrazio con tutto il cuore. Questi commenti mi stupiscono, mi danno tantissima energia, sono felice che questo blog ci abbia fatti incontrare seppur virtualmente, sia con te che con Matteo. Tazzina ringrazia mille volte :D
Devi crederci!!! Mannaggia a te.
grazie Sarina...
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