giovedì 23 settembre 2010

Luna.

Era in imbarazzo per questo nome, che da bambina le piaceva ma adesso trovava ingombrante. "Luna": suonava come un capriccio di genitori inesperti della vita, di quanto poco clemente sa essere la vita. Anche se in effetti. Luna, forse per il fatto di sentirsi chiamare così fin dalla culla, sentiva però dentro al cuore, o intorno al cuore, o dalle parti del cuore e in ogni caso dentro, qualcosa di inevitabile, ogni volta, nel guardare la sua omonima, appuntata nel cielo nero come il più brillante dei bottoni.

Sembrava che quel suo cuore agitato di luna-non-luna si placasse invece sotto la luce bianca. La luna piena, specialmente, non poteva negarlo, le infondeva tranquillità. Di più, felicità. Quasi-allegria. Speranza. Domani accadrà una cosa nuova, rinnovata dalla luna, influenzata da lei. E il paesaggio notturno verde scuro anche si ridisegnava, come se un artista più esperto calcasse la mano sulla pallida bozza di un allievo.

6 commenti:

pencil ha detto...

l'ultima frase è bellissima.

ilaria

barchetta ha detto...

mi piacciono questi raccon-tiny: rendono la pausa caffè un momento meno anonimo e più riflessivo! buon pomeriggio, ciao :)

noemi ha detto...

@pencil: GRAZIE, ^_^

noemi ha detto...

@barchetta, non c'è niente di meglio per una "tazzina" che tener compagnia nella pausa caffè!! :)

Heddi Goodrich ha detto...

Wow, che testo straordinario. Il potere delle parole di trafiggere il cuore. Mi piace soprattutto "il piu' brillante dei bottoni." Un'altra di quelle frasi che rimarranno con me per tutta la settimana, se non per sempre.
heddi.

noemi ha detto...

So che attraverso il computer non si può vedere, fidati delle mie parole: il tuo commento mi ha fatto venire gli occhi lucidi. GRAZIE di cuore Heddi.