Aprendo la finestra vedo alcuni alberi. Forse per questo, per la prima vera volta nella vita, ho fatto caso ai cosiddetti germogli. Ammetto di non essere mai stata una grande osservatrice della natura. Anzi, mi ha sempre un po' intimorita. Come dire: "bella eh. Però in televisone, o alla peggio su internet". Così la "natura" per me non è mai veramente esistita. Se si fa forse eccezione per Saltello alias Cinzio, un gatto che è stato con me per ben 23 lunghi anni. E non so più se si può definire tanto naturale o artificiale se si contano, poverino, tutte le crocchette industriali che ha ingerito nella sua lunga vita (volendo tacere sulle altre pappe morbide in scatoletta tipo Manzotin). Per farla breve, sono più a mio agio tra asfalto, luoghi chiusi, schermi di computer che in alta montagna, sottacqua o in un prato, che anzi purtroppo mi spaventa e mi mette ansia.
Invece da questa finestra è proprio impossibile non notare le piante. Soprattuttto in questi giorni. Ormai è più di un anno che abito in questa casa. Questa quindi è la seconda primavera in cui apro la finestra su questo panorama. Ed eccoli di nuovo lì, anche questa volta, i germogli. Questi germogli sono come puntini verdi in cima ai rami nerboruti e marroni. Sono vivi, mi toccano qualcosa nell'anima, mi cambiano la giornata. Confesso che mi ci sto affezionando. Prendendo atto di come si sono materializzati lì alla fine dell'invero lungo e arido, non posso evitare di immedesimarmi in loro, neanche fossero i protagonisti di un film. Questi germogli sono tenaci, spingono e soprattutto sfidano. Sfidano la durezza del legno, il vuoto che si era creato intorno. Sfidano il freddo, perché nel suo mezzo si fanno avanti, prima ancora che scoppi il clima mite. Sfidano il calcolo delle probabilità che una cosa ritorni al suo posto. Lo ignorano anzi. Sfidano noi umani, con le nostre macchinette e il nostro smog efferato. Sfidano il pessimismo cosmico, il cinismo universale. Sfidano chi li credeva scomparsi, sfidano le vecchie foglie gialle dell'autunno. Sfidano sfidano. Sfidano il nulla, il deserto, l'indeterminato. E si determinano. Così piccoli, come i cuccioli, hanno capito di avere più brobabilità di farcela che non in forme macroscopiche. Però imperterriti avanzano, crescono nottetempo, sfidano la vista, la prevedibilità. Sfidano il disfattismo, arrivano all'appuntamento, sanno che mai bisogna abbandonare le speranze. Hanno una forza che mi avvince, mi avvinghia a loro dal mio punto di osservazione. Eh, certo, ovviamente, fossi come il barone rampante mi arrampicherei accanto a loro e metterei radici lassù, anzi quassù, perché siamo proprio sullo stesso piano, oggi.
Invece da questa finestra è proprio impossibile non notare le piante. Soprattuttto in questi giorni. Ormai è più di un anno che abito in questa casa. Questa quindi è la seconda primavera in cui apro la finestra su questo panorama. Ed eccoli di nuovo lì, anche questa volta, i germogli. Questi germogli sono come puntini verdi in cima ai rami nerboruti e marroni. Sono vivi, mi toccano qualcosa nell'anima, mi cambiano la giornata. Confesso che mi ci sto affezionando. Prendendo atto di come si sono materializzati lì alla fine dell'invero lungo e arido, non posso evitare di immedesimarmi in loro, neanche fossero i protagonisti di un film. Questi germogli sono tenaci, spingono e soprattutto sfidano. Sfidano la durezza del legno, il vuoto che si era creato intorno. Sfidano il freddo, perché nel suo mezzo si fanno avanti, prima ancora che scoppi il clima mite. Sfidano il calcolo delle probabilità che una cosa ritorni al suo posto. Lo ignorano anzi. Sfidano noi umani, con le nostre macchinette e il nostro smog efferato. Sfidano il pessimismo cosmico, il cinismo universale. Sfidano chi li credeva scomparsi, sfidano le vecchie foglie gialle dell'autunno. Sfidano sfidano. Sfidano il nulla, il deserto, l'indeterminato. E si determinano. Così piccoli, come i cuccioli, hanno capito di avere più brobabilità di farcela che non in forme macroscopiche. Però imperterriti avanzano, crescono nottetempo, sfidano la vista, la prevedibilità. Sfidano il disfattismo, arrivano all'appuntamento, sanno che mai bisogna abbandonare le speranze. Hanno una forza che mi avvince, mi avvinghia a loro dal mio punto di osservazione. Eh, certo, ovviamente, fossi come il barone rampante mi arrampicherei accanto a loro e metterei radici lassù, anzi quassù, perché siamo proprio sullo stesso piano, oggi.
2 commenti:
il germoglio è ottimista
lotta per resistere
pensa che si possa sbocciare ogni anno
dovremo farlo anche noi lottare per sbocciare
vero Claudio! Grazie della visita e piacere di conoscerti. Ho visto il tuo blog e mi sono appassionata alle "Supposte di presente" :)
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