Quando la signora Giulia ha comunicato a Elisa la decisione del cagnolino, Elisa, parole sue, avrebbe voluto strapparsi i capelli. "Come faccio con quattro bambini, due tartarughe, le piante e adesso anche il cagnolino!". Pensava. Ed era seriamente preoccupata. Elisa era la baby-sitter dei bambini della signora Giulia: quattro bambini uno più scatenato dell'altro. In più si occupava anche un po' della casa, cambiava l'acqua alle tartarughe e bagnava le piante. Rassettava, teneva in ordine le camerette. Si trovava bene con quella famiglia, erano seri e soprattutto pagavano. Cosa importante e non così scontata. Perciò Elisa era contenta e poteva sostenere l'affitto del suo piccolo appartamento. E qualche svago oltre alle bollette. La signora Giulia era educata, la rispettava e sapeva farsi rispettare. C'era un rapporto di fiducia, come si suol dire. Anche per questa ragione però adesso Elisa era in ansia. Perché doveva pur dirglielo in qualche modo che non ce la poteva fare a guardare anche questo benedetto cagnolino. Quattro bambini non sono pochi! Andarli a prenderle tutti nelle rispettive scuole, preparare la merenda, portarli ai giardini, parlare e giocare con ciascuno di loro, raccontare le favole, rispondere alle loro importanti domande, che non potevano restare inascoltate: perché Elisa ci teneva a essere una buona educatrice, e non si perdeva una puntata di SOS Tata. Però il cagnolino no, proprio no.
Una sera la signora Giulia e il marito, tornando dal lavoro, ecco che però si erano presentati a casa con questo fantomatico cagnolino. Un bel cagnolino, un cucciolo ancora mezzo addormentato e un po' spaurito. I bambini sono impazziti di gioia per questo cagnolino. In poco tempo Elisa si è dovuta rassegnare. I bambini che rincorrono il cagnolino, il cagnolino che scivola per tutta la casa, il cagnolino che cresce, il cagnolone che insegue le lucertole, il cagnolone che abbaia agli altri cani, le chiacchiere con gli altri padroni, il cagnolone che spacca i vasi di porcellana, il cagnolone che mangia le piante. Il cagnolone che è indisciplinato, è goffo, è sbadato. "Vabè, mi sono abituata", pensava Elisa.
Una sera la signora Giulia ha scambiato due parole con lei. "Siamo un po' preoccupati per questo cane. Sta diventando troppo grosso, non ci avevano avvertiti. Ed è difficile da gestire, i bambini sono piccoli, forse abbiamo fatto un errore, cerchiamo qualcuno che se ne occupi".
Questo errore tormentava anche Elisa. La signora Giulia aveva ragione, lei poi l'aveva sempre detto. Però. Non voleva credere che si potesse cambiare idea così. Ma non si riferiva alla signora, bensì a se stessa. Ormai Elisa voleva bene al cane. Si sentiva sicura quando lo portava a spasso, si divertiva a lanciargli le palline da tennis, il suo muso stralunato e le orecchie in continuo movimento la mettevano di buonumore. Adesso era lei a difendere il cane. "Ci vuole tanta pazienza", aveva provato a dire, ma non voleva discutere con la signora Giulia, non voleva guastare i rapporti. Così ecco l'idea: l'avrebbe tenuto lei. Almeno per un po'. Così anche i bambini potevano incontrarlo qualche volta. E basta. La decisione era presa. "Ci vuole un po' di coraggio nella vita". Pensava Elisa, con il suo nuovo cane al guinzaglio.
Una sera la signora Giulia e il marito, tornando dal lavoro, ecco che però si erano presentati a casa con questo fantomatico cagnolino. Un bel cagnolino, un cucciolo ancora mezzo addormentato e un po' spaurito. I bambini sono impazziti di gioia per questo cagnolino. In poco tempo Elisa si è dovuta rassegnare. I bambini che rincorrono il cagnolino, il cagnolino che scivola per tutta la casa, il cagnolino che cresce, il cagnolone che insegue le lucertole, il cagnolone che abbaia agli altri cani, le chiacchiere con gli altri padroni, il cagnolone che spacca i vasi di porcellana, il cagnolone che mangia le piante. Il cagnolone che è indisciplinato, è goffo, è sbadato. "Vabè, mi sono abituata", pensava Elisa.
Una sera la signora Giulia ha scambiato due parole con lei. "Siamo un po' preoccupati per questo cane. Sta diventando troppo grosso, non ci avevano avvertiti. Ed è difficile da gestire, i bambini sono piccoli, forse abbiamo fatto un errore, cerchiamo qualcuno che se ne occupi".
Questo errore tormentava anche Elisa. La signora Giulia aveva ragione, lei poi l'aveva sempre detto. Però. Non voleva credere che si potesse cambiare idea così. Ma non si riferiva alla signora, bensì a se stessa. Ormai Elisa voleva bene al cane. Si sentiva sicura quando lo portava a spasso, si divertiva a lanciargli le palline da tennis, il suo muso stralunato e le orecchie in continuo movimento la mettevano di buonumore. Adesso era lei a difendere il cane. "Ci vuole tanta pazienza", aveva provato a dire, ma non voleva discutere con la signora Giulia, non voleva guastare i rapporti. Così ecco l'idea: l'avrebbe tenuto lei. Almeno per un po'. Così anche i bambini potevano incontrarlo qualche volta. E basta. La decisione era presa. "Ci vuole un po' di coraggio nella vita". Pensava Elisa, con il suo nuovo cane al guinzaglio.
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