Sono viva, sono felice, ho un libro da leggere e su cui lavorare. Così decido di andare in una nuova biblioteca, sempre per quell'idea che mi era venuta di raccontare le biblioteche torinesi. Questa biblioteca si chiama Luigi Carluccio - Via Monte Ortigara 95, nata nel 1982 e intitolata all'omonimo L. Carluccio, importante critico d'arte del '900. L'edificio - rosso - comprende il Centro Civico della Circoscrizione, dove si trovano anche l'anagrafe e alcuni sportelli per i cittadini. Entrando, si sente subito profumo di caffè. Le macchinette attraggono come miele con le api i lettori di tutti i tipi. Per lo più studenti. Sono tanti, occupano quasi tutti i tavoli e le sedie. La biblioteca, dentro, è piccola e si erge su due piani. Quello di sotto è più raccolto e sonnacchioso, e si apre in fondo sull'area "bambini", con mini divanetti per mini lettori. Quello di sopra è più arioso, ovale. Ci sono due ordini di posti, quelli intorno "al vuoto", singoli, con il posto anche per i pc. E quelli agglomerati in tavoli con più sedie, vicino alle finestre. Mi sento spaesata in mezzo agli studenti. Formule matematiche e facce nuove, mai viste, su cui si dipinge il presente più acerbo possibile, la contemporaneità all'ennesima potenza, il futuro anzi. Quindi eccomi immersa in mezzo al futuro. Sedici-diciottenni, ventenni che si muovono in gruppo, che escono a fumare, che studiano "fisicamente", arrampicandosi proprio sui libri, sottolineando con furia scatenata, sentendo la musica. Ma poi guardo bene e ci sono anche ragazze della mia età, alcuni super nerd, occhialuti e avidi lettori di fumetti, coppie di mezza età e parecchi anziani che se la contano beatamente ad alta voce (shhhhhhhhhh). A un certo punto arriva un povero tizio - anima in pena - che ha ricevuto una lettera di richiamo per non aver consegnato un libro.
"guardi, non è possibile, io sono un affezionato di questa biblioteca e le assicuro che l'ho riportato in tempo, me lo ricordo bene".
E ho letto nella sua voce un vero dispiacere. Non so perché, ho sentito un nodo in gola.
Poi ho continuato a leggere i miei fogli e alzando la testa ho notato una luce fioca, raccolta, di luogo vissuto, consumato, abitato forse dalle stesse persone da tanto tempo. In questa biblioteca non ho ricordi se non sparute volte in cui sono transitata di passaggio. Ma ho ricordi tutto intorno nel quartiere, soprattutto l'ospedale Martini e il Carrefour. Oggi però non avevo voglia di ricordare, bensì di vivere ex novo la vita. Vivere oggi, oggi, e ancora oggi. Al ritorno me ne sono andata a casa a piedi, facendo un lungo tragitto solitario. Non ho pensato a niente. Non ho riflettuto su niente. Mi impegnavo solo a mettere un passo davanti all'altro e a sentirmi bene, per quanto possibile: a continuare a sentirmi felice come all'inizio del pomeriggio. Perché il difficile, per me, è restare felice, non tanto esserlo per brevi momenti. Bensì esserlo per la maggior parte del tempo possibile. E per felicità intendo, ovviamente, cose concrete, reali, come ad esempio la possibilità di passare un pomeriggio in biblioteca. La libertà, la fortuna.
"guardi, non è possibile, io sono un affezionato di questa biblioteca e le assicuro che l'ho riportato in tempo, me lo ricordo bene".
E ho letto nella sua voce un vero dispiacere. Non so perché, ho sentito un nodo in gola.
Poi ho continuato a leggere i miei fogli e alzando la testa ho notato una luce fioca, raccolta, di luogo vissuto, consumato, abitato forse dalle stesse persone da tanto tempo. In questa biblioteca non ho ricordi se non sparute volte in cui sono transitata di passaggio. Ma ho ricordi tutto intorno nel quartiere, soprattutto l'ospedale Martini e il Carrefour. Oggi però non avevo voglia di ricordare, bensì di vivere ex novo la vita. Vivere oggi, oggi, e ancora oggi. Al ritorno me ne sono andata a casa a piedi, facendo un lungo tragitto solitario. Non ho pensato a niente. Non ho riflettuto su niente. Mi impegnavo solo a mettere un passo davanti all'altro e a sentirmi bene, per quanto possibile: a continuare a sentirmi felice come all'inizio del pomeriggio. Perché il difficile, per me, è restare felice, non tanto esserlo per brevi momenti. Bensì esserlo per la maggior parte del tempo possibile. E per felicità intendo, ovviamente, cose concrete, reali, come ad esempio la possibilità di passare un pomeriggio in biblioteca. La libertà, la fortuna.
3 commenti:
Devo confessare che non avevo ancora guardato con attenzione questo blog, ma solo l'altro: e avevo fatto malissimo perchè è davvero bello. Mi piace molto il tuo modo di raccontare ... è "confortante" (passami la parola, ma al momento mi veniva solo questa, sono in confusione linguistica tra italiano, inglese e francese!) E poi così riesco a ritrovare un pò della mia Torino anche da qui! Complimenti. Ti seguirò con piacere! A presto Noemi, da Noemi (oooh!)
Uh ma grazie cara omonima :) penso lo stesso del tuo meraviglioso blog, che sia "confortante" (oltre che fonte di massima ispirazione), ottima parola!! Sono contenta che tu qui possa ritrovare un po' di Torino. Wow, grazie a Ilaria, due Noemi si parlano tra Turin e New York! Favoloso!!!
Uh ma grazie cara omonima :) penso lo stesso del tuo meraviglioso blog, che sia "confortante" (oltre che fonte di massima ispirazione), ottima parola!! Sono contenta che tu qui possa ritrovare un po' di Torino. Wow, grazie a Ilaria, due Noemi si parlano tra Turin e New York! Favoloso!!!
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