Ecco le parole di uno studente romano, Marco, pubblicate su Repubblica di oggi:
"Sai cosa c'è? Alla fine uno si rompe le balle di avere paura. Ho 22 anni e vivo ogni giorno a sotto ricatto. Paura di non farcela a riscattare tutti i crediti, del contratto da precario in scadenza, di non poter più pagare l'affitto e dover tornare dai miei, di non trovare un vero lavoro dopo la laurea, della crisi mondiale e dell'aumento delle bollette. Campo a testa china e tiro avanti sperando che domani sia migliore. Ma se mi dicono che domani non c'è più, l'hanno tagliato nella finanziaria, allora basta. Non mi spaventa più Berlusconi che dice di voler mandare la polizia. Non mi spaventa nulla, sono stufo. E finalmente, respiro".
Io di anni ne ho 28 e mi chiedo: ma quando arriva questo domani? Non ho ancora capito se sono io che non funziono, perché incapace, pigra, inetta o se c'è qualcosa di storto nella nostra società, nella nostra (in)civiltà. Penso forse un bel misto di entrambe le cose. C'è già una piccola differenza tra il 22enne Marco e una 28enne come me. Io all'Università ancora sognavo a occhi aperti, lavoravo sodo, a testa china ma senza sentirne il peso perché avevo speranze e progetti. Studiavo e studiavo immaginando davvero un bel futuro. A 22 anni fantasticavo di una me 28enne soddisfatta, lavoratrice retribuita, moglie, mamma. E invece eccomi qui a lavorare sì a volte, ma con l'incertezza del lavoro stesso e naturalmente della paga (quanti si abbiamo risposto alla domanda/affermazione: "naturalmente lavorerà gratis?! O per 300 euro o per 500 euro al mese??" Scagli la prima pietra chi non l'ha fatto almeno una volta!), con molti sogni infranti, eterna fidanzata a casa con i genitori e ancora non mamma. Lo so che è anche colpa mia. Marco invece è già disincantato. Ha visto noi quasi 30enni per la maggior parte ridotti male. Pavidi e per nulla intraprendenti. Fatte le dovute ammirevoli eccezioni. E si è giustamente spaventato e stufato e preoccupato per se stesso. Voglio allora però imparare dai miei stessi sbagli se ci riesco e prendere esempio da lui e non avere più paura dei miei diritti e dei miei doveri.
"Sai cosa c'è? Alla fine uno si rompe le balle di avere paura. Ho 22 anni e vivo ogni giorno a sotto ricatto. Paura di non farcela a riscattare tutti i crediti, del contratto da precario in scadenza, di non poter più pagare l'affitto e dover tornare dai miei, di non trovare un vero lavoro dopo la laurea, della crisi mondiale e dell'aumento delle bollette. Campo a testa china e tiro avanti sperando che domani sia migliore. Ma se mi dicono che domani non c'è più, l'hanno tagliato nella finanziaria, allora basta. Non mi spaventa più Berlusconi che dice di voler mandare la polizia. Non mi spaventa nulla, sono stufo. E finalmente, respiro".
Io di anni ne ho 28 e mi chiedo: ma quando arriva questo domani? Non ho ancora capito se sono io che non funziono, perché incapace, pigra, inetta o se c'è qualcosa di storto nella nostra società, nella nostra (in)civiltà. Penso forse un bel misto di entrambe le cose. C'è già una piccola differenza tra il 22enne Marco e una 28enne come me. Io all'Università ancora sognavo a occhi aperti, lavoravo sodo, a testa china ma senza sentirne il peso perché avevo speranze e progetti. Studiavo e studiavo immaginando davvero un bel futuro. A 22 anni fantasticavo di una me 28enne soddisfatta, lavoratrice retribuita, moglie, mamma. E invece eccomi qui a lavorare sì a volte, ma con l'incertezza del lavoro stesso e naturalmente della paga (quanti si abbiamo risposto alla domanda/affermazione: "naturalmente lavorerà gratis?! O per 300 euro o per 500 euro al mese??" Scagli la prima pietra chi non l'ha fatto almeno una volta!), con molti sogni infranti, eterna fidanzata a casa con i genitori e ancora non mamma. Lo so che è anche colpa mia. Marco invece è già disincantato. Ha visto noi quasi 30enni per la maggior parte ridotti male. Pavidi e per nulla intraprendenti. Fatte le dovute ammirevoli eccezioni. E si è giustamente spaventato e stufato e preoccupato per se stesso. Voglio allora però imparare dai miei stessi sbagli se ci riesco e prendere esempio da lui e non avere più paura dei miei diritti e dei miei doveri.
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