Ma anche nelle altre stagioni, pensa Marco.
La pelle cotta dal sole, il cappellino sgualcito. La vita non è stata generosa con Marco. Ed è stata generosa. A seconda delle stagioni, delle angolazioni: guardata dagli scogli, è stata generosa, guardata dalla cucina, è stata ingenerosa, guardata dalla barca, è stata generosa, guardata dal baretto è stata ingenerosa.
Marco è come il mare: lento, accogliente, blu. Poi di colpo si arrabbia, non ne può più, è furente, è confuso, si allea con il vento contro la terra. E dopo torna dolce e mite con le persone spaventate, con le gambe e le braccia dei bagnanti, con le barche, con i pesci. Li conosce, li tollera, li ama.
Quello di cui è certo Marco è che c'è un momento della giornata in cui lui, il mare, resta solo, se ne vanno tutti, smettono di maltrattarlo, di abitarlo, di fargli richieste, di sottometterlo o di blandirlo. Resta solo, coi gabbiani e le conchiglie, con una birra fresca, a carezzare la sabbia, a frangersi con regolarità, piano sulle rocce.
A far fronte alla brezza nera della notte. La luna. Perché lui, Marco, il mare, sopporta alla fine qualsiasi cosa. Sa che le onde poi si sgonfiano, che la gente si stufa, i marinai spengono i motori, i pescatori ritraggono le esche, i bambini si addormentano, le donne non si abbronzano, i ragazzi non scherzano con l'acqua, il mondo si fa serio, consapevole del buio e Marco sa anche che quello che va giù poi torna su.
Sa tutte queste cose, mentre sulla sedia di plastica legge il suo romanzo e non è né felice né triste, è solo paziente, ha capito se stesso, la lezione del mare.
4 commenti:
Splendido come sempre :)
@Italian Girlfriend: grazie grazie :)
un bellissimo racconto! prima o poi te ne illustrerò uno a sorpresa, quando meno te lo aspetti ;p
Santo cielo Pencil: non me lo dovevi dire, adesso mi commuovo, mi emoziono e mi agito heheheheh. Grazie: sarebbe una cosa bellissima :D :D
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