Gianluca passa con il suo suv nero per il parco dopo il lavoro. Una scorciatoia per arrivare prima a casa dopo una giornata orrenda. Si è anche slacciato i polsini della camicia azzurra, non ne può più. E quel maledetto dolore, che deve andare lunedì dal medico e non sa cos'è, di sicuro non è niente però non sa cos'è e sta andando fuori di testa.
Si mette a piovere. E Gianluca sempre più non ne può più. Cadono i rami dagli alberi, e Gianluca è stufo della pioggia, del dolore, dei rami, degli alberi, del fiume grigio verde che inizia a gonfiarsi, della cartuccia della stampante che doveva andare a comprare.
Il fiume che è sempre calmo adesso si increspa. Ci sono le onde, come al mare, Gianluca guarda in lontananza due piccoli germani reali bloccati tra le sponde che tentano di nuotare. L'aria forte li spazza via e loro riprovano, agitando il becco con una quieta, animale impassibilità. E una paura piccola, che si nota solo osservandoli bene, e a lungo.
Poi cadono i pali con i cartelli stradali, e Gianluca si sposta con il suv di un centimetro. Adesso la paura è che un palo o un ramo più grosso gli danneggino il suv. Crolla un tendone. Sotto si svela una piccola giostra per bambini. Una specie di trenino. Si spostano le mini carrozze. Non è vento, è tempesta.
Gianluca si ferma. Il suv, in mezzo alla strada, sussulta come un rinoceronte disturbato nel sonno. Gianluca si ferma.
Il vento è spietato. Cosa fa. Sradica una pianta altissima, verde. Che crolla al suolo, accanto a una fontana. Crollano i pini, le pigne rotolano fino al suv di Gianluca, lo colpiscono. I tronchi sfondano i cancelli che delimitano i percorsi del parco. I tombini straripano. L'acqua inonda il cemento, ci si sovrappone come una coperta, tutto è lago, tutto è fiume.
Gianluca. Aspetta lì, immobile, si chiude dentro al suv. Trema di freddo. Si rimette la giacca da ufficio. Spegne l'autoradio, non sa cosa fare. Chiude gli occhi, li riapre all'istante.
Poi tutto cambia. Per un tempo in cui Gianluca non ha pensato a niente e a nessuno. Si placa e l'acqua dirada, adesso è pioggia leggera e uno sfregio di luce si apre tra le nuvole basse e nere. Un tondo inaspettato di azzurro risplende sullo specchietto del suv. Gianluca si guarda intorno. A sinistra c'è un recinto, nel mezzo: una papera bianca.
Così bianca che trafigge Gianluca, lo guarda negli occhi. Lui prende il cellulare. Scende dal suv, si bagna le scarpe nere lucidate. Si avvicina al laghetto. Fotografa la papera. C'è un profumo violento di terra, di aghifoglie, di resina, di smog, di acqua piovana e di acqua di fiume. Una strage di tronchi abbattuti nel parco. La papera bianca sul touch screen di Gianluca. Arrivano i soccorsi.
5 commenti:
accidenti.
@Sara: già!
che intensità! bello e spaventoso, questo raccontino.
Strepitoso! Leggendolo ho visto e ho provato tutto...
@Zuccaviolina: grazie grazie :)
@Heddi: grazie mille :)
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