Pagina dopo pagina di questo romanzo dicevo: la chiave del libro è qui. La soluzione è questa. Succederà questo. Marcello capirà questa cosa. E di volta in volta le mie previsioni crollavano come castelli di carte.
Perché questo non è un giallo :)
Dunque la mia missione (si era capito?) è di leggere tutti i possibili candidati allo Strega. Un po' perché è un criterio come un altro per seguire un sentiero di lettura annuale (chiaramente non ci riesco mai), un po' perché voglio capire come si scrive bene. Come si scrive bene oggi, cosa restituiscono gli scrittori di oggi della realtà, cosa s'inventano gli scrittori di oggi.
Essendo una persona (e dunque una lettrice) di scarsissima memoria, pur avendo letto molto tutta la vita, ogni volta è quasi come una novità assoluta. La cosa della memoria è un grave difetto, ma il fatto di avere occhi nuovi si rivela talvolta un bel vantaggio.
Di questo gran romanzo La città di Adamo di Giorgio Nisini, Fazi Editore - che per restare nel mondo-premio-strega collocherei per diverse ragioni all'opposto esatto di Viola Di Grado - vorrei elencare alcune semplici cose:
1) Per lo stile di scrittura, è il mio romanzo ideale. Un linguaggio piano, costante, coerente, volto a spiegare le cose, quasi al grado zero, corretto per placare l'ansia.
2) Ho trovato molto riuscito l'espediente narrativo degli oggetti di design (ma non spoilererò, dico solo che tutto incomincia dentro un televisorino Brionvega e finisce su un divano Boa).
3) La storia è la presa diretta del giovane imprenditore Marcello Vinciguerra che si trova a dover indagare suo malgrado su un frammento di vita passata del padre, uomo altrimenti integerrimo, fondatore della prestigiosa azienda ortofrutticola omonima. Il frammento di vita riguarda la sua presunta amicizia con Adamo Pastorelli, noto boss della camorra.
4) Ed è la storia di una discesa agli inferi, della ridefinizione di un amore che, come spesso accade, prende una nuova strada dopo un imprevedibile incidente.
5) C'è un punto però in cui la chiave di cui vi dicevo all'inizio forse appare per un istante come una specie di illuminazione volatile e passeggera, eppure possibile: pagina 218, poltrona Gravity Balans: "Anch'io mi ero disteso su quella poltrona un paio di volte, e sempre ero rimasto sorpreso dalla sua capacità di farmi stare in equilibrio su me stesso, un perfetto gioco di contrappesi che dava la piacevole illusione di galleggiare a mezz'aria senza essere sottoposti alla forza di gravità".
6) Quindi la ricerca della verità sul padre corrisponde a una ricerca di qualcosa d'altro, da parte di Marcello. L'equilibrio, come per molti di noi lettori, potrebbe essere una buona risposta.
7) L'onestà dell'autore nel rappresentare con ampio respiro la borghesia italiana dal dopoguerra a oggi vale da sola la lettura.
8) E infine la copertina: tra le più belle viste in circolazione da tempo.
2 commenti:
bellissima recensione, grazie.
@Sara: grazieeee e bentornata :) :)
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