martedì 31 agosto 2010

Aloha.

Ogni volta che entravo in quel bar, il bar Santa Monica, sentivo come dentro di me un saluto luminoso, Aloha, mi dicevano le magliette sempre diverse con le scritte colorate di Alberto e di Beatrice. Erano loro i proprietari del bar e ci lavoravano: servivano ai tavoli e cucinavano i primi, i secondi, le macedonie, i panini, le focacce farcite e i toast. Tranne d'estate quando non ci andava quasi nessuno, eccetto me. Ed è successo in quell'estate di qualche anno fa che siamo diventati amici. Ed è sempre un mistero come nascono certe cose.

Stavo lì, in silenzio. Mentre si diffondeva nell'aria un profumo di latte e caffè, di pulito e di pane tostato. La ventola sul soffitto girava costante e veloce, bianca e oscillante, sembrava dovesse staccarsi da un momento all'altro e invece non si staccava mai. Non avevo niente da fare. Ma niente di niente. Ed ero preoccupata e non sapevo più come passare il tempo. Al Santa Monica in quei giorni il tempo in effetti non passava mai per nessuno. Beatrice si annoiava, andava su e giù dalla cucina e aveva gli occhi azzurri sempre lucidi, come durante la febbre. Alberto stava al computer, un portatile piccolo e lucido, che teneva in bilico dietro la vetrinetta dei tramezzini. Da mangiare c'era solo una torta di prugne, stava finendo agosto ma il sole era ancora altissimo e picchiava sul dehor, sulle tovagliette verdi, sui tovaglioli di carta. Stavo lì in silenzio, impalata.

A bere il mio caffè senza zucchero. A pensare al passato, al presente. A fantasticare, a sognare a occhi aperti, a leggere le notizie sul giornale a disposizione dei clienti, che poi era il mio giornale in quei giorni. Quando ho alzato lo sguardo e ho visto che accanto al pc di Alberto c'era un libro. Ho iniziato a fissare il libro. Pensavo che fosse una cosa buona da fare, una cosa giusta, anzi non mi ero posta la questione. Allora mi piaceva fissare gli oggetti. Non le persone, tanto meno gli occhi. Guardare negli occhi mi sembrava piuttosto una cosa folle e oltraggiosa. Mentre gli oggetti, meno eloquenti degli occhi, potevano invece svelare qualcosa di nascosto. Alberto ha sollevato lo sguardo e Beatrice ha smesso di pulire la macchina del caffè. Mi hanno sorriso insieme, senza aggiungere una parola.

E così sono stata io a dire qualcosa, a chiedere che libro era. Era un libro normale, un romanzo, edizioni Adelphi. Ok. Bene. Aloha, sembravano pensare, emanare i loro volti simili, i loro vestiti profumati. Comunque io lì mi sentivo come in riva all'oceano, come tra i gabbiani, e sarei rimasta dentro tutto il pomeriggio.

Così con Aloha nelle orecchie e nelle narici me ne sono tornata a casa. E ho cercato nella mia libreria blu. Tutto il giorno a cercare, poiché non avevo in progetto nessun'altra occupazione. Quando ho trovato un libro adatto, con la copertina verde, l'indomani l'ho portato ad Alberto e a sua sorella. Perché avevo capito che leggevano romanzi, che questa era una delle loro cose preferite, che passavano il tempo così, negli spazi vuoti, la sera, nei week end, in vacanza. Ma che ora avevano esaurito le idee, aspettavano qualche novità.

Tre giorni dopo, Alberto l'aveva già finito. Appena sono entrata: Aloha. Ha detto, ha pensato. L'ho letto. Mi è piaciuto. E ha cominciato a dirmi tutti i particolari di quel romanzo. "E quando lei va in..." "E tutta quella scena al mare" "E quando preparano un...". Ero confusa, travolta, sembrava un sonoro arcobaleno di dettagli.
Le pagine bianche e nere prendevano vita dietro al bancone. Alberto sapeva tutto, l'aveva letto tutto davvero, si era divertito. Vedevo il libro come al cinema. Aloha e profumo di frutta appena sbucciata. E me ne sono tornata di nuovo a casa mia. A cercare un altro libro. Ad aspettare il resoconto anche di Beatrice, poiché era il suo turno di lettura dopo il fratello. Ad aspettare così, che il mio gesto di prestare i libri germogliasse in tutte quelle immagini, e non ero mai stata meglio, e la vita mi sembrava una coroncina di fiori.


Ti offro solo un caffè.

Preparare il caffè al mattino - insieme a poche faccende domestiche - in questo momento è il mio unico modo di dire grazie a un ragazzo, che in questi anni è diventato un uomo adulto, che il tempo ha reso più sicuro e serio, ma non ne ha scalfito la tenerezza e gli occhi di cielo.

Non parlo mai di te, che non leggi quasi mai questo blog, perché ci sono sempre io al computer, ma che torni a casa tutte le sere, che ascolti ogni mia parola, anche quelle più stupide e inutili, che hai paura anche tu che tutto finisca ma hai avuto anche tu la forza di resistere a tutte, proprio tutte le difficoltà. Che mi aiuti a vivere, ma che sei convinto in qualche assurdo modo che sia io ad aiutare te e che ridi in faccia alle mie obiezioni.

Faccio così fatica a scrivere queste cose, perché ancora non ci credo, non credo alla mia stessa fortuna, non credo ai miei occhi quando li apro al mattino e tu ci sei, quando li chiudo la notte e tu ci sei. E anche se non sappiamo ancora niente del futuro, se questa fortuna continuerà o se invece saremo incapaci di preservarla, di proteggerla dalla precarietà dell'esistenza e di questi tempi ancora difficili, ti ringrazio sulle mie pagine più care, eppure così passeggere, come una tazzina di caffè bevuta di corsa in ritardo, senza senso, con gli occhi addormentati. Ti ringrazio solo con un caffè della nostra moka rossa già bruciacchiata, perché oggi ho solo questo, ma è chiaro che meriteresti ogni cosa bella, ogni cosa che desideri. Dalla prima all'ultima.

lunedì 30 agosto 2010

Io e i miei peperoni stiamo bene insieme.

Tenetevi forte, perché questo non è un post per cuori deboli.
Grandi novità in casa tazzina. Vado subito al dunque, perché l'elenco si preannuncia scoppiettante.

1) La temperatura è scesa di ben due gradi. Da trenta a vent'otto. Che felicità.

2) Ho dei peperoni acquistati alla Sagra del Peperone di Carmagnola, roba seria.

3) Ho un ferro da stiro nuovo. Perché il vecchio perdeva marcescendo il povero asse giorno dopo giorno, una specie di tortura cinese per elettrodomestici.

Al momento, questa è la mia vita.

Panico. Manca tutto, è vero. E non manca niente, anche questo è vero. Mi sento strana, lenta, indietro e inadeguata. E al tempo stesso anche allegra per il fresco azzurro-torinese, per i peperoni da cucinare e per il ferro nuovo, col quale stirerò ascoltando la radio.

Non ci capisco più niente. Si accettano comunque scommesse per il futuro o letture gratis di fondi di caffè.

domenica 29 agosto 2010

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Ricorro a una tazzina pomeridiana per tenermi sveglia, perché questa sottile aria di fine agosto induce sonnolenza. Ieri sera ho visto Urlo, la storia del processo che Allen Ginsberg subì a causa della sua opera più famosa, da cui il titolo del film. Ripenso alla volontà e al consiglio dello scrittore di parlare di ciò che si conosce.

Mi sento un po' in colpa, perché invece di questo famosissimo autore, premio Nobel nel 1999, conosco ancora poco. Tuttavia mi va molto di consigliare questa sua recente autobiografia. Sbucciando la cipolla, uscita nel 2007 per Einaudi.
La sua pubblicazione ha fatto scalpore e suscitato polemiche, date anche le sue note posizioni pacifiste, perché qui Günter Grass, nel raccontare la sua vita a partire dalla prima adolescenza a Danzica durante la guerra, svela un fatto che fino a quel momento aveva taciuto: la sua esperienza nelle Waffen-SS.

Ma quello che per ora mi sta avvincendo di questa autobiografia - genere letterario che mi appassiona - è la scelta tenera e al tempo stesso spietata dello scrittore di "guardarsi" con occhio esterno e severo spingendosi giù, strato dopo strato, nel cuore della memoria, anche lì dove il ricordo si confonde, dove cerca l'invisibilità. E la lucida scoperta della complessità della vita, dei traumi, della guerra, dell'importanza di fare domande, del bruciante rimorso di avere taciuto.

"Il ricordo ama giocare a nascondino come i bambini. Si rintana. E' incline all'adulazione e gli piace abbellire, spesso senza necessità. Contraddice la memoria, che si comporta con pedanteria e vuole avere litigiosamente ragione.
Se viene molestato con domande, il ricordo assomiglia a una cipolla che vorrebbe essere sbucciata perché, carattere dopo carattere, possa venire allo scoperto quanto c'è di leggibile: di rado univoco, spesso in riscrittura a specchio o comunque enigmaticamente confuso.
Sotto la prima tunica ancora secca e cricchiante, si trova la successiva che, appena staccata, ne libera una terza, umida, sotto alla quale una quarta, una quinta attendono e bisbigliano. E tutte quelle successive trasudano parole troppo a lungo evitate, anche disegni a ghirigori, quasi che qualcuno, volendo fare il misterioso fin da giovane, quando la cipolla era ancora in germoglio, avesse cercato di codificare se stesso".

Ok. vado avanti a leggere. Buona lettura e buona domenica d'agosto :)

sabato 28 agosto 2010

Cipolla.

Ciao.
Ero lì in cucina che sbucciavo una cipolla e poi con le lacrime agli occhi la tagliuzzavo in piccoli pezzi. Ero lì spensierata, sfaccendata, svaporata in pensieri domestici, in piccole cose che servono per vivere, per la casa.
Così ripetevo tra me e me la frase sbucciando la cipolla, sbucciando la cipolla. Così, come si fa con certi tormentoni dell'estate, tipo waka waka.

E finalmente ho ricordato cos'era, era un libro -> l'autobiografia di Gunter Grass pubblicata in Italia nel 2007. Sbucciando la cipolla penso che sarà allora il libro protagonista della attesissima lettura domenicale di domani.

E nel frattempo vi auguro buon week end: qui da queste parti c'è la Sagra del Peperone, a Carmagnola, vicino a Torino. Pensatemi lì.

:D

venerdì 27 agosto 2010

Era oggi.

Era oggi, il 27 agosto 1950. Cesare Pavese moriva nell'albergo Roma di Torino. In questi giorni sto rileggendo Il Mestiere di vivere, dove c'è lui in tutta la sua intima grandezza. Penso ai suoi luoghi, la sua Torino.

Le sue ultime parole scritte.

"Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi".


Buongiorno.

Le dieci. Caffè. Cosa c'è in frigo? Forse mi devo svegliare. Mi devo svegliare senza dubbio, senza il forse. Ecco sono sveglia. Quindi. Credeteci o no, a volte è difficile capire cosa fare e come farlo. Comunque proviamo. Vediamo cosa succede.

giovedì 26 agosto 2010

Grazie, google.

Carissimi lettori occasionali di tazzinadicaffè, queste sono le vostre ricerche su google di oggi:

luce tazzina caffè

scrivere sul muro con luce

tazzina di caffè

tazzina sospensione.


No, dico. Questa è poesia.

:)

mercoledì 25 agosto 2010

Cappellino.

Bambino che giochi a calcio con tuo padre e i tuoi amici nel prato davanti allo Stadio Olimpico di Torino col cappello granata del Toro messo al contrario. Mentre transito ormai granata anch'io nel volto per la corsa. Mi guardi per paura di sbagliare mira e tirarmi contro la palla. Avrai sei anni. Sei serio, hai gli occhi blu come questo inizio di tramonto.

Ti prepari per non sai nemmeno tu ancora cosa. Come me. Che mi preparo ancora adesso per non so ancora cosa. Sembri forte, ma hai anche paura. La paura torinese. La paura di un pulcino. Che qui da queste parti non ci lascia mai. Siamo eterni gialli pulcini col becco affilato e gli occhi di spavento, noi qui di Torino. E anche il papà filippino della tua amichetta, adesso è uguale a noi.

"Attenta Diana. Attenta, è pericoloso, piano, adagio, pianino, occhio". Mi risuonano nelle orecchie le stesse parole della mia infanzia. Attenta Vemina, come mi chiamava mio nonno. Che ti fai male.

E comunque non è che noi qui non le abbiamo le emozioni forti. Ne abbiamo in grandi quantità, è chiaro ed è forse questo che ci fa molto male. Pensavo a Cesare Pavese, che dopo l'Università non ero più riuscita a leggere, e adesso mi ricapita non so perché tra le mani. Saranno le montagne che ci circondano, ci fanno sentire protetti, ma anche controllati. Come ti giri, da ogni parte c'è un picco innevato che ti ricorda quanto siamo infinitesimali, quanto ci siano cose alte e irraggiungibili appena dietro casa.

E comunque, bambino col cappello del Toro, stringiamo tu e io un'alleanza silenziosa. Se crescendo ti sentirai triste - e succederà, a giudicare dal tuo copricapo... - passa a trovarmi, ce ne andiamo al Caffè Elena in Piazza Vittorio. E siccome sarò già molto vecchia, ti parlerò della città, di come l'ho potuta conoscere io, della prudenza, della solitudine, della paura, della tenerezza di certi sguardi, della vita, delle piazze-salotto, della forza quieta che ci scorre sempre nelle vene.

martedì 24 agosto 2010

Crisi d'identità.

Ho un momento di smarrimento, non so più chi sono, mi sto perdendo in un bicchiere d'acqua, in una tazzina di caffè.

Ma non è che posso stare qui seduta tutto il giorno ad aspettare. Devo ripigliarmi in qualche modo, "devo" perché improvvisamente lo sento come un dovere, devo ritrovarmi alla svelta, ritrovare me stessa (che ridere quando questa frase la pronunciavano gli adulti negli anni Ottanta-Novanta, scimmiottando la parlata dei figli dei fiori).

Allora chiedo aiuto alla mia pur flebile memoria, vera àncora di salvezza in questi incubi di afoso e colloso oblio di fine agosto.

Dunque, io sono:

- quella di ieri sera all'aperitivo
- quella che in primavera si sentiva come una leonessa
- quella che legge i libri e li mette in borsa prima di uscire
- quella che si sentiva di colpo felice al supermercato
- quella che stira ascoltando la radio
- quella che vuole decidere come e con chi passare il tempo
-quella che bastava un piccola cosa per metterla fuori combattimento
- quella che prova a cambiare
- quella che sbagliava tutto
- quella imperfetta
- quella sfortunata, che se l'è vista brutta
- quella fortunata, che se l'è cavata bene
- quella che va a correre
- quella che ha ancora un po' di tempo
- quella che vince la paura
- quella che...

Ok, basta basta, ci sono. A volte serve solo un veloce tuffo nei ricordi per ricominciare a vivere

lunedì 23 agosto 2010

The Magical Mystery Tour.

Varigotti - Liguria. Gli amici, il sole, il cielo blu, Vanity Fair sulla spiaggia, la frutta, i biscotti e il cocco bello.
Una giornata davvero davvero davvero spensierata. C'era proprio tutto quello che serve per una classica, rilassante, divertente, abbagliante domenica di agosto senza tempo. E laggiù un po' a largo sul pedalò sentivo tra le nostre risate anche il bisbiglio sospirato e incessante delle onde spumose che si confondeva con la loro stessa minaccia, come qualcosa di bellissimo, meraviglioso che però ti può travolgere da un momento all'altro e non sai bene che fine farai. E comunque tuffarsi nell'acqua fredda è sempre emozionante e fa sempre paura e certe cose non cambiano mai.

Poi al ritorno in macchina, sul sedile posteriore, fotografando il tramonto con The Magical Mystery Tour che si diffondeva nell'abitacolo pensavo ancora e ancora al futuro, pensavo alla inaspettata felicità di oggi e a quella che ancora non c'è. Pensavo al lunedì, a tutti i lunedì del calendario in cui aspetto di iniziare a vivere mentre forse come dicono in molti la vita è adesso, mentre non te ne accorgi, mentre non lo sapevi eccetera eccetera.

p.s. lettura domenicale: qualche pagina (asciugando il costume dopo il bagno) di Alice Munro, In fuga, Einaudi, il racconto intitolato Scherzi del destino che adesso finisco per vedere cosa mi riserva questa ennesima magica misteriosa giornata di lunedì in sospeso.

Buon inizio di settimana a tutti :)

sabato 21 agosto 2010

Una piccola speranza per voi.

Amici di tazzina, vi dedico questo piccolo sogno da fine settimana, questa piccola speranza che la casa di tutti i giorni e che il lavoro siano anche piacevoli, questo piccolo omaggio alla fantasia dei bambini, questo minimo auspicio di conservarne almeno un po' anche da adulti...

"Al bambino che rientra dalle vacanze la casa in cui abita appare nuova, allegra, festosa, nonostante che non vi sia cambiato nulla dal giorno in cui l'ha lasciata. Solo il fatto che sia stato dimenticato il dovere a cui altrimenti chiama ogni mobile, ogni finestra, ogni lampada, ripristina, per così dire, la sua pace sabbatica, e per qualche minuto ci sentiamo a nostro agio nel labirinto delle stanze, dei camerini e del corridoio, che conosciamo a memoria come la tavola pitagorica, come, per tutta la vita, si pretende inutilmente di farcelo credere. Sarà proprio così che il mondo, quasi immutato, apparirà alla luce stabile del suo giorno festivo, quando non sarà più soggetto alla legge del lavoro, e il dovere sarà lieve, a chi torna, come il gioco lo è stato nelle vacanze".

(Adorno, Minima moralia)

venerdì 20 agosto 2010

Animali.

In questi momenti penso agli animali. A come non si rendono conto di niente. A come fanno le cose, a come sanno anche non farle, a come sanno accettare la propria e altrui natura.

Il gatto randagio qua sotto nel cortile: sente un rumore e alza di scatto la testa, sperando che dai balconi caschi un pezzo di cibo per lui. Lo fa tutti i giorni, non ci rinuncia mai. Ci spera. Ci spera sempre. Mi chiedo se questo sia giusto o sbagliato. Sembra un po' stupido, ai nostri occhi umani. Verrebbe da dirgli: ma vattene, cretino. Vai a cercarti il cibo altrove, anziché aspettare qui, sotto questo stolido condominio torinese, che ti caschino improbabili crocchette di manzo dal cielo.

Ma quando proprio non ci sono alternative? Forse il gatto ha ragione. Ha capito cose cui noi fatichiamo a rassegnarci. Cioè che bisogna in certe circostanze starsene lì tranquilli senza crollare, senza diventare tristi, senza agitarsi. Quella sua tenacia mutatis mutandis mi sembra allora preferibile a tutto quanto di umano si possa escogitare per far fronte ai lunghi periodi di carestia.

Scusate per queste parole apparentemente prive di senso. E buon venerdì :)

p.s. e poi ecco che la vecchietta sorda del terzo piano - nottetempo - allunga la sua sottile mano bianca e sparge giù indovinate manciate di cosa?

giovedì 19 agosto 2010

Semplicità.

Vorrei una radio a forma di tazzina. Ma questa è un'altra storia.

Il fatto di cui rimango sorpresa oggi è la mia stessa semplicità. Funziono come una macchinetta, come il cane di Pavlov, come una cavietta da laboratorio...

Dunque: il mio problema - soprannominato allegramente in casa "la transumanza" - era stirare. Belllo eh! Ma non lo volevo fare mai e i vestiti si accumulavano a montagnola sul letto: ogni sera venivano raccolti a bracciate e spostati sull'asse da stiro e viceversa l'indomani mattina, senza soluzione di continuità. Da qui la denominazione suddetta.

Ora il problema è stato risolto in modo magistrale e irreversibile da un provvidenziale regalo di compleanno: un mini stereo compatto molto carino, che ho posizionato genialmente in camera da letto, proprio accanto all'asse. Così all'ora X, cioè più o meno adesso, io so che ci sono trasmissioni belle e come un robot mi dirigo in postazione. Attacco la spina che è collegata magicamente a quella del ferro che si accende e quindi adesso io - massaie reggetevi forte - STIRO TUTTI I GIORNI.

Non so quanto durerà questo vero e proprio stato di grazia, e nel frattempo comunque imparo e rispolvero cose che i personaggi ipercolti e raffinati della radio non lesinano mai, che i generosi inventori dei programmi sciorinano puntualmente e quotidianamente a mio personale vantaggio. Che furba, che organizzata, che genio del problem solving, ma quante ne so? ;)


mercoledì 18 agosto 2010

Don DeLillo, Punto Omega, su Indie Riviera.

Punto Omega, di Don DeLillo, un libro incredibile, inafferrabile. Non è per niente semplice dire qualcosa su questo misterioso e perfetto romanzo, ma ho provato comunque, con rispetto, dedizione e umiltà, a scrivere le mie sensazioni qui, su Indie Riviera, che ringrazio tanto per questa bella occasione.

"Il sole bruciava. Era proprio quello che voleva lui: sentire il calore che picchiava e gli entrava nel corpo, affrancarlo da quella che chiamava la nausea da News e Traffico".









martedì 17 agosto 2010

Esercizi di sopravvivenza.

Si chiude la porta verso le otto e mezza. "Ciao, buona giornata".

E poi scende il silenzio giallo più irreale del mondo in tutta la casa. Il sole fresco di questi giorni, come la neve, sembra ovattato e porta messaggi di sospensione, candore e gelo che non so più interpretare.

Le vacanze sono finite. Ma di risposte certe di lavoro ancora niente. La pagina di Libero e lo schermo muto del cellulare mi guardano come specchi tremuli e deformanti. Ci sono due possibilità: le persone sono in ferie oppure lavorano. E poi quelli come me, che aspettano. Si vive ad antenne spiegate. In un'infinita frenetica inattività. Alla sera si sente la stanchezza, ma è più una spossatezza sinistra e insana. Ci si fanno mille domande, cosa è rimasto intentato? Quali altri errori si sono commessi? E poi ci si ricorda che questa volta si è fatto tutto giusto. Che si è cambiati moltissimo, che si è persone diverse, completamente, totalmente, spaventosamente diverse.

E allora niente. Bisogna sopravvivere. A questo e ad altro e sempre avanti con la tre come dice la pubblicità.

Quindi propongo a "quelli come me", che aspettano, che decidono di non arrendersi alla tristezza, che si fidano di se stessi e del mondo fuori, che hanno tappato tutti i buchi, hanno scovato tutte le proprie falle, le proprie voragini e le hanno colmate mese dopo mese, anno dopo anno, e ora sono cresciuti, hanno fatto le giuste mosse come si deve, rimestando nel torbido e poi uscendo allo scoperto, che hanno studiato, che hanno lavorato, che sono imperfette, che sono migliorate, che si sono scusate, che hanno rivendicato i propri diritti, che hanno imparato a rispettare se stessi e gli altri, che hanno smesso di autocommiserarsi, che hanno iniziato a impegnarsi sul serio, che hanno fame di vivere, di lavorare e di stare bene. Propongo a voi un esercizio di sopravvivenza tra i più facili ed efficaci mai sperimentati: la radio.

Accendete la radio. Usatela come un "dispositivo umano", per citare i Subsonica.
Sostituitela al ruminante cervello. La radio sarà un ponte. Sarà un traghetto verso giorni migliori. Verso quando riavrete il lavoro, la serenità, la sana stanchezza. Verso settembre, o verso quando anche voi potrete costruirvi una famiglia, verso l'ora di cena o verso altri mondi dove sarete i benvenuti.

A me ad esempio commuove la dedizione degli speaker e dei dj che fanno di tutto per non sbagliare, lo fanno per noi ascoltatori. Lo fanno per me, penso mentre ascolto. E mi sento importante. E mi sento al sicuro.

lunedì 16 agosto 2010

Fuga+lettura di Ferragosto.

Dopo un allegro 14 agosto di pioggia ininterrotta, ieri è spuntato di colpo il sole. Così ce ne siamo andati a Varigotti, una piccola cittadina ligure che io trovo bellissima, perfetta, raccolta, incantata e fiabesca. Lì si stava tranquilli e rilassati come solo in un sogno felice e premonitore.

C'erano il vento e il mare mosso. Il sole scaldava la pelle tra una super onda e l'altra. E queste grandissime onde erano come nebulizzatori di acqua marina e non smettevano mai di cullarci in una dolce illusione di mondo parallelo.

Quando sono preoccupata per qualcosa, torno sempre lì con il pensiero...

p.s. lettura domenicale sulla spiaggia: Underworld, Don DeLillo, pagine sparse qua e là tra un sassolino bianco e un ghiacciolo.

venerdì 13 agosto 2010

Non sono per niente scaramantica.

Ma vado al bar e Paolo il barista mi spiega avvilito che c'è talmente poca gente in giro che non ha comprato il cibo. Se voglio però ha un pomodoro - che brandisce con preoccupante disinvoltura.

Allora decido di stendere sul balcone, perché c'è un bel sole. Dopo cinque minuti piove. Tolgo i panni. Smette. Li rimetto. Ripiove. Ma vvvaaaaaaaaaffanccc'

Al supermercato non ci sono i miei cereali preferiti.

Faccio il giro dell'isolato, mi assalgono circa tre personaggi estrosi di quelli che si scatenano d'estate.

Così mi appresto a stirare qualche vestito e per tenermi compagnia accendo la radio. Neanche il tempo di capire che la trasmissione mi piaceva e salta la luce. Non torna per mezz'ora. Quando torna, la trasmissione è finita.

Ora, il fatto del venerdì tredici non c'entra niente di sicuro. Però.

Casa.

Aria da quasi-autunno. Casa, caffè, libro, e che libro incredibile che sto finendo di leggere con la matita sempre pronta a sottolineare. Vestiti da stirare, risotto per la cena, poche tazzine da lavare. Silenzio totale, cosmico da cielo stellato, da puntini di silenzio di stelle lontanissime nel cielo nero di preferragosto torinese.

Risposte da aspettare, attese da sostenere, luci e ombre intrecciate come nodi da districare e cielo di nuovo grigio dopo giorni di potente azzurro sulla testa ma non tra i pensieri. Le cose che si sono allontanate, quelle che non si vedono ancora all'orizzonte, una specie di mare aperto cittadino, la mia stanza gialla.

giovedì 12 agosto 2010

Sicilia-Torino-Tazzina.

Amici di Tazzina, sono tornata dalla Sicilia. Ora disfo la valigia.

Ho visto cose belle, altrettante ne ho bevute e mangiate :)

Ho compiuto trent'anni, mi sento bene, ho immaginato qualcosa, ho rivissuto sensazioni che avevo scordato, alcune abbaglianti per la loro forza, altre ruvide e taglienti come scogli mai levigati. Sono stata felice, ho avuto anche paura a un certo punto. Adesso sono tornata a Torino, orbitando sopra il cielo per mezz'ora in attesa che finisse una bufera improvvisa. Siamo atterrati con applauso da stadio al comandante, dopo sguardi che volavano in silenzio tra i passeggeri. La dolcezza del rientro si è fatta desiderare, ma finalmente ora sono qui davanti al computer con la mia solita tazzina: sento profumo di autunno e di novità. Un abbraccio, mi siete mancati.

domenica 1 agosto 2010

Lettureagostane+tazzinadicaffè.

La caffettiera gorgoglia a manetta, tazzine su tazzine per darmi la carica: sto preparando la valigia, ovvero sto stirando ogni singolo pezzo di stoffa mi capiti sotto (s)tiro. Ho il muscolo del braccio destro dopato, le ginocchia che fanno contatto col gomito e Pink al suo meglio nelle orecchie:

Iiiiiiiii'm comin' up, so you better get this party starteeeeeeeeeeeeeeeeed.

In tutto questo stirare, stirare, stirare, in una nuvola di vapore e profumabiancheria lisergico ho ricevuto visioni mistiche fantozziane che mi hanno ricordato in coro la rubrica delle letture domenicali.

Sì, pensavo di mettere in valigia tre libri, piccoli ma potenti ciascuno a suo modo. Due titoli che da un po' volevo leggere: Punto Omega di Don DeLillo e Spiaggia libera tutti di Chiara Valerio, un grande nume tutelare e una giovane autrice che mi piace molto fin dal suo esordio. Ci tenevo e li leggerò davvero volentieri. L'altro è stato un acquisto d'impulso in libreria: Mauro Covacich, Storia di pazzi e di normali. Il tema della psichiatria mi sta molto a cuore e di questo scrittore avevo già letto un po' in passato, sono curiosa. Tre libri seri, piantati nella contemporaneità con solide radici, non so, li paragonerei a una quercia, una betulla e un abete. Così per dire.

E poi un abbraccio fortissimo dalla parte destra con cui tengo il ferro da stiro e con la sinistra più leggera, per regalarvi anche una dolce carezza estiva. (si sente che sono particolarmente felice di partire? Di rivedere i miei amici e la Sicilia?)

Buona domenica e buone letture a tutti :)