mercoledì 31 dicembre 2014

Due letture per il 2015.



Due consigli di lettura al 31/12 per iniziare l'anno nuovo tra le pagine dei libri. Premesse: Funny Girl di Nick Horby mi è stato regalato dall'editore Guanda, che ringrazio. Mentre Osnangeles di Francesco Mandelli, l'ho comprato io.

Inoltre: il primo l'ho quasi finito, il secondo appena cominciato. In una sorta di vasi comunicanti letterari alla ricerca del perfetto equilibrio - in fatto di pagine lette - che mi permette di consigliarli entrambi per lo meno per quanto ho letto io e fino a qui.

Il primo è una storia di quelle in cui ti ritrovi dentro a tifare per questo strano personaggio di nome Sophie Straw, attrice inglese degli anni Sessanta dotata di fisico prorompente ma dalla mente ancor più promettente, perché intenzionata ad andare oltre i limiti, seppur fortunati, del suo corpo da diva e diventare un'attrice comica. 

Seguire le sue vicende è insieme rilassante e uno spasso puro. Questo è un romanzo che parla di cose comiche senza far per forza spanciare dalle risate, ma semplicemente portando il lettore dentro un'atmosfera specifica, esplorando stati d'animo, debolezze e virtù umane e costruendo un mondo nuovo nel mondo reale, con l'ironia che da sempre contraddistingue i romanzi di Hornby. Una lettura che personalmente ho scelto dal momento che questo tema - la comicità e le professioni a lei legate - mi interessa molto. Ho trovato, diciamo così, pane per i miei denti.

L'altro romanzo, Osnangeles, lo consiglio - anche qui - per ragioni private: ovvero un mio interesse specifico per i comici, il loro lavoro, e, in questo caso, i libri che scrivono. Ho talmente tanto materiale da leggere e vedere che non so proprio da dove cominciare. Ma questo libro di Francesco Mandelli è capitato sotto i miei occhi e ha scelto lui di farsi leggere, come spesso capita con i romanzi. 

Mandelli è un attore famoso, da MTV al cinema, con I soliti idioti, ma non solo, è una figura rilevante nel panorama della comicità contemporanea. A me incuriosisce come professionista e ne seguo le vicende da un po', perché, come spesso ho raccontato su questo blog, sto in questo periodo studiando la complessità di questi strani esseri che di mestiere fanno ridere la gente, e Mandelli è una figura emblematica al riguardo. Per inciso: ho già capito che ci metterò tutta la vita a comprendere questo mondo, che è molto più vasto di quel che sembra.

In tutto questo, tra le due storie ci sono anche delle analogie.

"Sono andato a Londra qualche anno fa, in cerca di qualcosa che non trovavo qui. Sono andato lì per fare esperienza. Mi serviva esperienza. Avevo speranze per qualcosa? Probabilmente sì".

Questo l'incipit di Osnangeles (che ho apprezzato già per il gioco di parole del titolo, che allude alla cittadina brianzola di Osnago in combo con la forse più nota Los Angeles...). Caso vuole che anche Sophie di Funny Girl si trasferisca a Londra in cerca di fortuna, come la prima voce narrante (ce ne saranno altre) della storia di Mandelli. E via così.

La fortuna, i viaggi, la ricerca di qualcosa, la leggerezza, il ridere.

Mi sembrano buoni propositi o auspici universali per l'anno che verrà!

(Gli anni scorsi, scrivevo qui sul blog i miei buoni propositi personali mentre questa volta, quelli più articolati e intimi ho cominciato a scriverli in un quaderno privato, visibile solo a me. Questa è una considerazione a latere: mi pare sia preferibile conservare e creare nuovi spazi di privacy dopo la sbornia internettiana: la rete è meravigliosa, come definisce lo stesso Facebook il nostro anno passato in sua compagnia, ma è un posto in continua evoluzione, come la terra stessa, e mi pare il momento di considerare nuovi o antichi valori, come il silenzio, il segreto, il mistero delle cose che non si possono raccontare perché sono solo nostre, abbinati però alle avveniristiche possibilità che offre il mezzo. E insomma, adesso che ho detto la mia):

Auguri a tutti - di vero cuore - e buone letture.

mercoledì 24 dicembre 2014

Racconto di Natale.



Sulla spiaggia di Yves Rolane, il cane Jackie camminava lento. Il suo conduttore John lo aveva lasciato libero, erano soli ed era la sera di Natale. John non se la doveva passare bene per ritrovarsi solo con un cane su una spiaggia deserta la vigilia di Natale. Ma Jackie questo non poteva saperlo, e si mostrava sereno, neutrale rispetto a una contingenza che all'uomo invece pareva triste.

Quello che videro in lontananza in acqua non fu un urlo, un allarme, un boato, ma un semplice fruscio della superficie marina, sotto un cielo che cominciava la sua danza di colori del tramonto di dicembre.

Jackie per vocazione e per mestiere era un cane da salvataggio. E così senza indugiare si tuffò di corsa da riva verso il largo. Le onde erano di media grandezza, ma potevano già spaventare sia le persone che gli animali. Jackie però nuotava a ritmo costante, di chi è allenato a certe evenienze.

Il fruscio era a sua volta un nuotare scandito ed esausto, indicativo di qualcuno che stava cercando di mettersi in salvo da chissà quanto tempo. Nonostante l'alto mare, la persona metteva un braccio davanti all'altro senza smettere. Non sentiva più le gambe, il dubbio di averle ferite, malate, perse le percorreva la mente, ma doveva conviverci con quel dubbio, se voleva vivere. E nuotare voleva dire almeno provarci.

Ora vedeva la riva, e il cranio bianco di Jackie il labrador.

John adesso lo aspettava sul bagnasciuga. Non più solo, ma in compagnia di quel mistero umano che il suo cane gli trascinava dal mare.


[Buon Natale a tutti!!]

martedì 23 dicembre 2014

I migliori (eco)libri del 2014: i consigli di lettura di Econote!


Un anno di letture con Econote.

Come ogni Natale arriva il tempo dei regali... e delle liste. Fare una lista significa prima di tutto mettere ordine, nella testa e sulla carta. Non è una classifica, non me la sento di mettere al primo, al secondo o al terzo posto un libro invece che un altro. Ma quello che intendo fare è sicuramente mettere insieme il meglio che il 2014 editoriale ci ha regalato in termini di libri legati a temi ambientali, all'ecologia, alla decrescita e alla sostenibilità.
Si tratta di una selezione, da cui ovviamente partire per nuovi approfondimenti, percorsi personali.

Parto dall'ultimo letto: Pianeta Tossico di Giancarlo Sturloni, Piano B Edizioni. Perché con chiarezza e dono della sintesi riesce a organizzare una straordinaria mole di dati e riflessioni sulla situazione ambientale e climatica del nostro pianeta, mettendoci in guardia da noi stessi: le nostre esagerazioni, il nostro consumismo, ci distruggeranno.

Molto interessante è anche il libro di CristinaGabetti. A Passo leggero, Bompiani: un volume che fa appunto della leggerezza e della semplicità la sua cifra riconoscibile, e grazie a numerosi spunti personali e non solo fa riflettere sulla nostra impronta sul mondo.

Marianna Sansone si inserisce in questo solco, e con il suo ebook Fermitutti! (o almeno rallentate) edito da 40k ci racconta in modo semplice e ironico cosa significa premere leggermente sul pedale del freno della vita, per imparare a godersi un po' più le cose. E decrescere, sorridendo.

Ancora, molto interessante è stata la lettura di Latua impronta, di Mike Berners-Lee, Terre di mezzo, che elabora un saggio esauriente e risolutivo su quella che è l'impronta che quotidianamente lasciamo sulla Terra al nostro passaggio: è quella di un vecchio scarpone, oggi, e invece deve tornare ad essere quella piccola, di una bambina.

Infine, segnalazioni sparse anche per: Il magico potere del riordino di Marie Kondo, Al Verde! La sfida dell'economia ecologica di Mario Salomone, Sapori e Saperi di Anna Casella Paltrinieri e Il Marchese di Collino di Giovanni Calvino e Giovanni Parisi.
Da questa lista si può partire per costruire un percorso di “letture ecologiche” sempre diverse, la cosa importante è che stimolino la consapevolezza del lettore.

Buon Natale e buone letture da Econote!

[Grazie Antonio Benforte per questa preziosa lista...]

sabato 20 dicembre 2014

Una presentazione di libri piuttosto inusuale...



C'è uno scrittore torinese, Giuseppe Culicchia (lo conoscete?), che da qualche tempo a questa parte sta portando in giro una presentazione remix dei suoi libri - da Tutti giù per terra a Venere in metrò, passando per Bruci la città etc. - e ieri sera mi sono rifugiata in uno storico locale sabaudo, la birreria Petrarca, per vedere e ascoltare questa presentazione.

A proposito del rituale noioso sacro delle presentazioni libresche, vi dico che qualche tempo fa avevo avuto la fortuna di presentare Giuseppe Culicchia quando è uscito il suo E così vorresti fare lo scrittore alla Biblioteca Natalia Ginzburg e poi di essere presentata da lui, alla libreria Coop di Torino (che ora si è trasferita a Collegno, ma questa è un'altra storia...) qualche mese dopo l'uscita del Metodo della bomba atomica, per la precisione il 30 novembre dell'anno scorso. 

Quindi, passano gli anni ma io, anche per esperienza diretta, continuo a ribadire una grande verità: i clown arrivano sempre al momento giusto. Infatti avevo bisogno di un'esperienza bella, divertente, ispirante e all'avanguardia, e la vita con questa serata mi ha accontentata.

Perché dico ciò? E perché ho chiamato in causa i clown? Perché Giuseppe Culicchia ha preparato questa presentazione (che avevo visto già una volta ma in forma diversa al Circolo dei lettori) insieme e una clown spettacolare. Federica Mafucci, ovvero la Franca.

La Franca è una tizia stralunata che passa per lì e si offre di "sostituire" la vera presentatrice che non si è potuta presentare per la serata... Non si sa bene da dove spunti (forse "dalle patatine"!) ma di lei sappiamo che ha partecipato alla Corrida dicendo a memoria tutte le regioni d'Italia, e ottenendo a suo dire un successone, ovvero parecchi campanacci. E da qui è tutto un susseguirsi di gag. Apprezzo i comici e la comicità. Che sarebbe l'esistenza senza di loro? Per carità, non riesco a immaginarla. Loro stanno alla realtà, come un sorriso sta al volto umano. Da qualche tempo me ne sto occupando con maggiore concentrazione e mi sono anche iscritta a un corso di recitazione e scrittura comica (non ridete), ma racconterò di questo più avanti. 

E insomma io credo che la scelta di questo scrittore sia ammirevole. Basta con le presentazioni noiose! Circostanzio meglio l'affermazione: c'è la crisi, e lo sappiamo. L'editoria è in crisi, e lo sappiamo. I blog letterari ahvb qpowbgvc jf geo pkjkj, e lo sappiamo! 
E quindi? Che fare? Come direbbe Mario Merz. La vita è dura, ma gli artisti hanno il compito di rendere più lieve il passagio su questa terra inventandosi qualcosa, anziché lamentarsi di continuo. Lezione da imparare. Certo, si potrà obiettare, Culicchia è fortunato e famoso. Ma proprio per questo personalmente ho apprezzato l'umiltà di mettersi in gioco. Viaggiare e portare nei locali, teatri e librerie uno spettacolino comico che non solo fa venir voglia di leggere, ma anche di vivere, e di sperare. Niente tomi da sponsorizzare, ma fogli volanti da leggere e rileggere, niente orpelli, ma una preparazione millimetrica, di quelle che conoscono solo gli attori. E poi tanto garbo e gentilezza.

Neanche a dirlo, la Franca, con la sua molesta ingenuità, sfotte e mette in crisi un sistema tronfio di fare cultura, ridicolizza i musoni e riporta "tutti giù per terra" dove è bello anche stare, se ci pensate.

Questa serata mi ha regalato molte energie. Spero capiti anche a voi qualche esperienza simile. 
Arrivo presto con i miei post natalizi. Intanto, buone letture! 


domenica 23 novembre 2014

Caffè dentro la Mole, blogging, Murakami, cinema e altre amenità.




Qualche giorno fa, infiltrata tra le vere regine del web e dell'Universo, ovvero le foodblogger, seconde solo alle mommyblogger, credo, fatta eccezione per le fashionblogger che chiaramente, per chi ha visto Interstellar, "sono loro" le menti illuminate che colonizzeranno i pianeti del domani, comunque forse un po' pesce fuor d'acqua, ma immersa in litri di caffè, mi sono ritrovata a un pranzo a base di caffeina organizzato dal Caffè Vergnano insieme a Eataly e al Museo del Cinema di Torino. 

Il che vuol dire che eravamo tutti quanti dentro la Mole Antonelliana a pasteggiare e a scambiarci opinioni sulla vita e sulla rete. 

Tempo addietro avevo annunciato una mia collaborazione mensile proprio con il blog di Caffè Vergano. Qui ci sono i miei primi articoli. Mi sono resa conto però che garantire una recensione vera al mese (intendo, leggendo sul serio i libri) non mi era possibile perché per via del lavoro (o ricerca del medesimo, che richiede un sacco di energie... ) il tempo non mi bastava. Non temete però perché stiamo ragionando su come continuare in maniera più tempo-sostenibile.

In ogni caso il pranzo è stato interessante. Il caffè è proprio vero unisce gli animi e consente piacevoli incontri e conversazioni. Prima di gustare i cibi ci è stato poi anche fatto dono di un piccolo tour della mostra su Sergio Leone ospitata proprio dal museo. 

Dunque. Ogni tanto ci dimentichiamo della bellezza, della tanto decantata magia del cinema. Sbagliamo. Sarebbe bello rimettersi lì a guardare questi film pieni di forza e ingegno. Visitare la Mole è un vero lusso da sabaudi che auguro a tutti quelli che passeranno da quelle parti. La vita è dura, si sa, ma con pochi euro lì dentro si ricaricano le pile e si sogna. A che serve? Non lo so, ma serve. Ci voglio credere.

E per la serie, datemi un gadget e vi solleverò il mondo, ecco il regalino di Caffè Vergnano per i blogger: la mini "Keep Cup" che io sto utilizzando per accompagnare la lettura di questo libro. *Sonno, di Murakami Haruki. Poiché, forse si sarà capito, in verità questo è un bookblog. Murakami ha scritto la storia di una donna che di colpo non do rme più. Senz'altro questo personaggio ha a che fare con la caffeina che serve, come personalmente sostengo da tempo, per rimanere svegli. Ricordando che come in tutte le cose, l'eccesso è pericoloso. Ma non sarà il caso vostro che invece, spero, apprezzerete questi miei consigli di lettura. Murakami, molto prolifico, tra gli scrittori che io apprezo di più, si supera a ogni libro e navigare con lui in queste storie oniriche è uno spasso continuo. Interessante l'idea di lavorare con una ilustratrice, Kat Menschik, che non incontra al 100% il mio gusto ma che senz'altro si adatta, con queste tavole, alla storia narrata.

mercoledì 19 novembre 2014

David Grossman.

David Grossman, Applausi a scena vuota, Mondadori

Ho incontrato David Grossman. Oltre a me, c'erano Critica Letteraria, Sul Romanzo e Finzioni.

David Grossman con la brava interprete.

Il romanzo. E le bozze, a destra.

David Grossman, a Milano per presentare il suo ultimo libro, Applausi a scena vuota, è arrivato a passo svelto in una sala incontri dell'Hotel Cavour, qualche giorno fa per rispondere alle domande dei blogger letterari italiani.

Per quanto abbia scelto, come blogger, di spostarmi il meno possibile e di selezionare di più, per ragioni di tempo, i post da scrivere, l'occasione di incontrare un autore così importante e di valore mi pareva seriamente imperdibile. E così è stato. 

Applausi a scena vuota è un romanzo strutturato come un monologo di stand up comedy. Il tema della comicità mi interessa moltissimo, in particolare in questi ultimi anni. Sto studiando i comici e ci sto proprio lavorando da un po' perché ho questa idea che l'ironia possa salvare gli animi dalle cose orribili del mondo. 

Ricevere la conferma di questa teoria da uno scrittore come David Grossman è stato piuttosto bello. 

Ci ha raccontato ad esempio che lui da ragazzino faceva l'attore radiofonico. A vederlo, timido e riservato, pareva strano, ma così è la vita. E ci ha spiegato che sentiva il forte desiderio, da sempre, di raccontare la solitudine di un bambino che può sentire anche all'interno della famiglia, del mondo degli adulti per i quali soltanto, a quell'età, paiono capitare le cose che contano, "the real thing". 

Sono nato nove anni dopo la Shoah. Questo, come pochi altri cenni, è stato l'unico riferimento alla sua vita. Nessuno alla sua storia recente. E in una simile scelta ci ho letto un segno di dignità, una lezione di vita.

Da sempre lui voleva raccontare la storia di un bambino che va a un funerale. To tell in a new way an intimate story. E inserirla in una situazione anomala. Coltivava questa idea da venticinque anni.

Venticinque anni di incubazione per una storia che personalmente come lettrice ho amato molto. Quella di questo comico strano, che si chiama Dova'le e che chiama al telefono un suo vecchio amico di infanzia, ora giudice in pensione e lo invita al suo spettacolo affinché...

Non sappiamo fino all'ultimo perché lo voglia lì. Sappiamo però che - inframmezzata da atti di comicità pura e disperatissima - gli racconta, racconta a tutto il pubblico la sua storia vera. 

Attraverso un comico, si legge una storia "veramente intima", ci spiegava. E spiegava del dolore che nasce da speranze idealistiche. Ecco un altro cenno alla Storia e alla realtà: le speranze idealistiche di Israele. E poi ha continuato a raccontarci, rispondendo alle domande, del valore dell'arte. Un valore che riguarda la speranza. There is something hopeful in art in general. Qualcosa di costruttivo nel riscrivere la realtà, ad esempio. Ci diceva che i libri "hanno letto" sempre qualcosa in lui, oltre a essere letti. Così succede con il suo. Attraverso questa strana storia ad alta voce, si legge qualcosa di interiore. Insomma: tutti dovremmo avere un testimone amorevole nella vita.

Qualcuno che ci capisca davvero, come sanno fare i libri qualche volta. Tutta questa storia è una storia di seconde possibilità, infine. Ne ha una il comico, come il suo amico giudice. Come il lettore. Anche nella Cabala, ci dice, c'è un concetto ben preciso che riguarda le seconde possibilità

Il silenzio raccolto accompagnava ogni sua frase. E siamo passati a parlare del riso. 

Dell'umorismo, della comicità e del cinismo. Il cinismo è lo strumento dei disperati. Mentre l'ironia e l'umorismo ci possono salvare. Il cinismo ferma la speranza. In effetti, ci raccontava, da quando ha scritto questo libro moltissime persone hanno cominciato a spedirgli "jokes", battute o che dir si voglia per quasta parola un po' intraducibile. Si sono messi d'impegno per scrivergli qualcosa di divertente. L'ironia ha riacceso la speranza. Ed è nato qui un altro piccolo cenno alla situazione in Israele, perché la speranza sta morendo, dopo un'estate durissima. 

Ma certe cose resistono, come le storie e la letteratura. Si è sempre chiesto perché questa, in particolare, di questo comico sgangherato, insistesse così tanto e per così tanto tempo per essere raccontata. Gli ho chiesto come è nata l'idea del comico, che fosse un comico a raccontarla. 

Ha risposto: suddenly. All'improvviso. 

E alla fine ci ha svelato di quale personaggio letterario è innamorato (con il consenso di sua moglie, che "corre insieme a lui" nella vita da tantissimi anni), e ci ha spiegato il senso del raccontare: creare un mondo che sia vero, che funzioni come il corpo umano. 

Che funzioni. Costruire qualcosa che funzioni. 

Mi sono resa conto di quanto sia raro nella vita incontrare persone di così grande coraggio, valore, contegno e sobrietà. Lo dico per chi non c'era: esistono. David Grossman ne è un esempio irraggiungibile, eppure, in un certo qual modo, percorribile, volendo, da tutti.

mercoledì 12 novembre 2014

Questa notte è la mia.

Alberto Damilano, Questa notte è la mia, Longanesi

Una mia amica saggia l'altro giorno mi ha detto una frase: "ognuno ha diritto al suo percorso". Leggendo questo romanzo, la frase nella mia testa è diventata: "ognuno ha diritto alla sua notte. Al suo dolore, alla sua reazione. E alla sua lotta".

Come scrive meglio di me Massimo Gramellini nella presentazione di questo libro: "credevo di leggere il racconto di una malattia e invece ho trovato una cura". 

In effetti, la storia del quarantenne Andrea è proprio questo. 

Avevo paura ad accettare un "compito di responsabilità" del genere: ovvero moderare una serata in cui l'autore di questo romanzo, Alberto Damilano, sarebbe stato presente e si sarebbe parlato di lui, e del finanziamento (molto originale come metodo a dire il vero) del documentario tratto dal suo romanzo, a opera di Rodolfo Colombara ed Emanuela Peyretti. Della sua malattina che nel libro non nomina mai, per cui ne taccio anche io.

Insomma, un compito difficile. Essere discreta, saper cosa dire senza farsi travolgere dalla paura e dalle emozioni.

La paura di soffrire, per una storia di malattia. E invece il romanzo mi sta aiutando a superarla questa paura. Come? Con la bellezza della scrittura. Con la leggerezza e con ironia, niente di più ma niente di meno.

Trovate allora alcune informazioni qui. 

E vi dico ancora che: la serata comincia alle 19.30 alle Officine Cecchi Point di Torino. (Via Cecchi, 17). Ci sarà un lieto aperitivo e uno spettacolo di Playback Theatre, una forma di improvvisazione molto particolare che anche io scoprirò per la prima volta questa sera. E uno speciale "speedfunding" ovvero una raccolta fondi per completare il film documentario basato su Alberto, il suo romanzo e la sua vita. Qui altre info utili.

Su twitter:
 #ResistenzaCreativa
#resistereèvivere

Spero che la serata piacerà a chi partecipa e che sarà anche utile!



giovedì 6 novembre 2014

And the winner is...


... il signor Mario Cantella! 

Grazie Mario, che mi ha inviato il suo scritto via mail, e vince il giveaway del signor Palomar!

Un mesetto fa, qui il post, avevo proposto un gioco, che era quello di scrivere qualche riga ispirandosi allo stile proprio del protagonista di uno dei capolavori di Calvino, il signor Palomar, per l'appunto. Tutti i vostri scritti erano interessanti, grazie davvero per aver partecipato. Ma quello del signor Mario mi ha colpita particolarmente. Non temete, però, che di questi giochi a premi ne rifarò presto e volentieri. Nel frattempo, eccovi il testo del vincitore, che riceverà a casa una copia del libro! E buona lettura.


In questo settembre irresponsabile il signor Arios è in preda ad una frenesia sensitiva. Pullulano intorno a lui, come spore vaganti, i cinque sensi e lo assalgono a coppie e singolarmente: la sorpresa è un’arma che sfruttano con calcolata astuzia.
Abituato com’è
ad ordinare serie di documenti, carte, fotografie, a trovare sempre nuovi criteri di classificazioni e categorie, a definire soggetti e raggruppamenti cronologici, il signor Arios vive in uno stato di perplessità continua.
Sospinto dalla disponibilità dell’ubriacante aria settembrina, il signor Arios si è lasciato tentare. Quasi senza accorgersene si è travato a tu per tu, sul far della sera, con una lanca di fiume. Avvertita la sua presenza, uno stormo di gallinelle d’acqua s è prodotto in un frusciante volo raso da sponda a sponda.
Il signor Arios, però, nel momento in cui i suoi occhi fissavano estasiati quella visione, ha cominciato a percepire - contemporaneamente - il calore corporeo delle gallinelle, l’insorgere in loro della sensazione di pericolo provocata dal suo arrivo, la decisione collettiva di battere in ritirata. E ancora, la quiete che regnava un attimo prima che tutto ciò accadesse, l’equilibrio naturale, l’inconsapevolezza di quel quadro d’insieme prima di diventare dato visivo, prima di essere causa di una reazione sensitiva.

domenica 2 novembre 2014

Lettura totale di 1984 di Orwell.

#rubaradio - Radio Banda Larga

1984 - George Orwell -Halloween.

Le firme di tutti i partecipanti...
Il giorno in cui non sarà più necessario lottare sarà bellissimo, ma per il momento è come se la vita fosse un po' tutta un susseguirsi di simpatiche sfide da affrontare. Non sempre è un male, come questa volta che voglio raccontarvi.  

Radio Banda Larga è una web radio itinerante che è nata qualche anno fa a Torino ma trasmette da diverse parti d'Italia. Condivido i valori di questa radio, ci ho collaborato e ci collaborerò ancora! Una radio che si sposta spesso, non ha uno studio fisso e fa affidamento su poche ma fondamentali attrezzature tecniche.

Il 27 ottobre queste attrezzature sono state rubate e da poco dopo è cominciata una maratona di dirette no-stop. Un progetto di crowdfunding che ha permesso fino a ora di raccogliere più di 1000 euro. Ma sono ancora pochi, considerato che il furto è consistito in un ammontare di più di 3000... Così, le dirette proseguiranno fino al raggiungimento della cifra. 

Per chi volesse donare, questo è il link con tutte le informazioni. 

Quanto a me, ho trascorso la mia nottata di Halloween "in diretta" proprio da Via Baltea 3 (che è un centro multifunzionale qui di Torino) alle prese con una maratona di lettura integrale di 1984 di Orwell. Devo dire che è stata un'esperienza emozionante. Una decina di persone circa (me compresa) si sono susseguite ai microfoni della radio per leggere tutti, proprio tutti i capitoli del romanzo. 

1984 è un libro importante: leggerlo e ascoltarlo in radio, a colpi di caffè e biscotti a forma di zucca e fantasmi, mi ha fatto pensare a una cosa. Anzi due. Una è quella famosa frase di John Lennon che dice: Life is what happens when you are busy making other plans. Cioè tu sei lì che fai e disfi, poi arriva il ladro e ti porta via le cose. Quindi sei di fronte a un bivio. Deprimerti o cominciare una maratona. Inutile dire che il divertimento (o forse il senso) è nel correre.

L'altra cose è che le energie in Italia ci sono, e questo è un esempio. L'occasione è stata casuale, un furto banale. Ma pensavo a quante idee si possono tirare fuori ancora per costruire e non solo riparare. I giovani di valore (l'età media della radio è bassina...) quindi esistono. Sono lì a sbattersi, a cercare fondi per fare e diffondere cultura. Ma per portare avanti anche un modo di stare al mondo. Senza tanti fronzoli, basso tasso di narcisismo, voglia sincera di stare bene in questo mondo.

giovedì 30 ottobre 2014

Del costruire.

ph. Davide Longo.

La vista dalla residenza di scrittura.

Le "mie" tazzine, ma in realtà tutti i residenti le possono utilizzare eh.

Qualcosa su cui sto lavorando...
Lo scorso week end ho partecipato a una residenza di scrittura di Davide Longo. Piccoli gruppi di scrittori o aspiranti tali si ritrovano in una casa in montagna (senza internet) per scrivere e lavorare  ciascuno a un proprio progetto. Davide Longo cosa fa? Mette a disposizione, oltre che la propria casa, la propria esperienza di scrittore per leggere e consigliare nuove prospettive e direzioni per ciò che state producendo. 

Per me era la seconda volta. Ed è stata un'esperienza istruttiva, emozionante ma soprattutto utile. 

Sto scrivendo un romanzo nuovo che uscirà per LiberAria editrice. E mi sono regalata la possibilità di concentrarmi solo su questo per quasi tre giorni consecutivi, senza dover pensare a niente altro.

Lo scenario di montagna, con l'aria fresca del mattino, il paesaggio autunnale e l'ottima cucina della Longo family hanno fatto il resto. 

Sono contenta. Ho ricaricato le pile. Conosciuto nuove persone, colleghi di scrittura. 

Perché, pensavo, scrivere, come vivere, è un fatto di costruire. 

Costruire un percorso su cui poggiare i piedi, che possa restituire un senso di copiutezza. Costruire una storia e se stessi, una continuità, un mondo. Insomma, svegliarsi presto la mattina, accendere il cervello, imparare un mestiere che non è mai definitivo, migliorare etc. etc. 

Per ulteriori informazioni, qui.

martedì 21 ottobre 2014

Il metodo Einaudi!


Il metodo Einaudi. Per chi volesse farsi un'idea di che cos'è guardi un po' qui. Ad esempio. Ma per farla breve, sul tavolo che vedete in queste fotografie si sono svolte gran parte delle famose "riunioni del mercoledì". Durante le quali è nato un mondo, quello einaudiano, che molti considerano tra le istituzioni culturali italiane più significative di sempre. 

Varcare la porta della casa editrice Einaudi per me è sempre stato un desiderio, per non dire un sogno, che è una parola desueta, forse equivoca. Diciamo allora un obiettivo. Ma di quelli talmente grandi che in genere non si realizzano mai. Invece di recente mi è accaduto proprio di salire le scale degli uffici einaudiani di Via Biancamano qui a Torino, insieme a un nutrito gruppo di variegate altre persone, e sedere allo stesso tavolo di Pavese e Calvino, ascoltando e twittando il racconto di un romanzo nuovo, uscito dalla felice penna di una scrittrice interessante, che non conoscevo, e che ho scoperto proprio venerdì scorso, quando tutto questo è accaduto davvero.

Lei si chiama Jo Baker. Questo è il suo sito. 
Può non essermi istrintivamente simpatica?

 

E dunque lei ha scritto Longbourn House. Un romanzo, il quinto dell'autrice inglese, da quattrocentomila copie, e speriamo anche di più perché merita. Non solo per la forza della prosa, ma anche per l'idea. Si tratta di una sorta di ampliamento della narrazione di Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, spostando la focalizzazione dell'ambientazione verso il mondo della servitù di Longbourn House, per l'appunto. 

Partendo dal personaggio di Sarah, la scrittrice ha voluto raccontare le azioni e le emozioni quotidiane di una comunità che nel romanzo della Austen passa invece solo di sfuggita sotto gli occhi del lettore, più impegnato a interessarsi a questioni di eredità, formazione di nuove coppie, amori fuori dagli schemi e pettegolezzi di ogni sorta. Qui invece il centro diventa il bucato, la fatica, la sopravvivenza. Senza trascurare, dicono, anche il re dei sentimenti, ovvero l'amore, ma questo non posso sottoscriverlo perché il libro non l'ho ancora finito di leggere. Perché allora mi affretto a scrivere questo post?

Perché vorrei accennare all'esperienza di venerdì 17, una data che è stata fortunata, a dispetto delle credenze. Per la prima volta l'Einaudi ha aperto le porte di casa per ospitare i blogger. Senza cadere in errore, si può dire che questo è un fatto da segnare sul calendario. In Italia c'è ancora un po' di vaga ritrosia a questo genere di aperture, ma all'estero non solo gli editori sanno bene cosa sono e a cosa servono i blog, e ne conoscono il potenziale ormai consolidato, ma talvolta sono blogger essi stessi, come si può verificare qui, o qui.

Quel che mi è piaciuto per tornare a noi di questo modo di presentare un nuovo progetto ai blogger è stato l'approccio frontale. Dal momento che non sempre i fantomatici blogger hanno il tempo (come invece dovrebbe accadere ai giornalisti professionisti) di leggere i romanzi e prepararsi sempre interviste strutturate  - si badi che solitamente il blogger allo stato attuale delle cose svolge ben altri lavori per vivere - e dunque non può come vorrebbe prepararsi adeguatamente all'incontro con gli autori in maniera professionale. 

O se lo fa, accade di rado e a scapito di altri impegni remunerativi. Tuttavia, a valorizzare e alleggerire al tempo stesso "il mestiere  di bloggare" l'Einaudi ha trovato un modo gentile e rispettoso di coinvolgerci. Siamo stati ospitati, per l'appunto, là dove i massimi intellettuali hanno costruito l'humus culturale del nostro Paese, e ci hanno raccontato il libro scegliendo in particolare di introdurci metaforicamente nella cucina della traduttrice, Giulia Boringhieri, che ci ha anche messo a disposizione alcune delle sue note. Una delizia per gli occhi e per la mente, un vero incontro ravvicinato con il lavoro ben fatto; a proposito di metodo Einaudi.

Insomma là. Ci siam divertiti.

Quanto a me, che avevo deciso di rallentare i miei ritmi, è stato agevole accettare volentieri questo invito, perché l'Einaudi si trova proprio vicino a casa mia, a km 0, e in questo sono fortunata. L'altra fortuna è stata la rilettura, che Longbourn House mi ha invogliato, di Orgoglio e Pregiudizio, permettendomi di rientrare in contatto, memore di antiche sensazioni universitarie, con lo stile di scrittura ironico e ben scolpito della Austen. Poi rileggerò ciò che di lei disse la Woolf, così si completa il quadro.

Servire a tavola le dava il voltastomaco: tutto quell'infilare in bocca, masticare, spingere il cibo nella gola, e quel maciullare con le mandibile, e quel tracannare tè e caffè... 

Ecco sì, aggiungo che per la deliziosa Jo Baker questo libro ha rappresentato una sorta di riscatto, ci spiegavano, dal momento che i suoi nonni appartenevano alla categoria della servitù, e lei in questo modo ha potuto dare loro un nuovo respiro, di aria più argentina, adamantina e cristallina. In tanti possiamo ritrovarci, chi in un modo chi in un altro in questo miracolo che fanno i libri. Se non riscattare, di sicuro creare una nuova atmosfera da respirare. Un'esperienza questa che possiamo vivere tutti. Dunque, buona lettura. E buona respirazione di nuovo ossigeno.


ph. (bellissima) di Francesca Crescentini che non è solo una brava fotografa ma lavora in Einaudi ed è anche lei una blogger e che per i pochi che non conoscono dico chiamarsi: Tegamini! E poi c'erano quelli simpaticissimi del Club Sofa and Carpet e gli amici cari di Critica Letteraria.

#Longbournhouse


La giovane blogger indossa un golfino grigio dimesso shabby chic! (ph. Club Sofà and Carpet)

Tutti a tavola, questa volta per pranzare. (ph. Debora Lambruschini, super blogger anglofona e anglista di Critica Letteraria).
Posa artistica per omaggiare la copertina.

mercoledì 15 ottobre 2014

Impressioni di Tre Quarti!


Marco Porcu, il libraio della Libreria Clu. Molto bella e fornitissima.

Non è un Paese per giovani donne intelligenti, e poi invece c'e l'eccezione. Mi riferisco alla giovane e intelligente Gloria Ghioni (vicino a Sara Bauducco e me nella foto qua su) che per il secondo anno di seguito è riuscita, insieme a Costantino Leanti, a organizzare un festival letterario nuovo, e con un'energia fuori dal comune. O meglio, dentro al Comune di Pavia, ma fuori da schemi prestabiliti, alla faccia di chi continua a ripetere che non si muove mai nulla e che non ci sono le idee.

Ero presente in veste di pèresentatrice-lettrice, ma anche un po' come scrittrice. E questo mi ha emozionata (nella seconda fina a sx c'è anche il mio romanzo).
 In tanti si sono già complimentati con Gloria, che dimostra da anni di avere una competenza eccezionale in ambito editoriale, dal momento che, tra le altre cose, ha fondato, con Laura Ingallinella, uno dei blog letterari più famosi, influenti e seri d'Italia. Ovvero Critica Letteraria (dove oggi, bontà loro, ci sono anche io con un'intervista a Giovanni Montanaro e una recensione al suo Tommaso sa le stelle), quindi non saprei proprio cosa aggiungere. Bando allora alle smancerie, e passiamo ai fatti. Mettendo in piedi un piccolo e agguerrito festival come Tre Quarti di Weekend (tre quarti d'ora di presentazioni, sguardo di tre quarti sugli scrittori e musica suonata in 3/4) Gloria ha in effetti dimostrato che si possono radunare da più parti d'Italia alcuni tra i più giovani e promettenti autori contemporanei e metterli letteralmente tutti attorno a un tavolo per dialogare con i lettori. Dialogare davvero e approfondire, di persona, fuori e dentro la rete (con l'hashtag #TreQuarti14 c'è stato un massiccio live tiwitting) tematiche importanti su temi letterari ma anche di attualità. 

Sara Bauducco in dialogo con Sergio Garufi (questa presentazione è stata particolarmente profonda e interessante).

Debora Lambruschini con Sara Rattaro. Anche questa mi ha molto colpita, e commossa.

Gloria Ghioni con Valentina D'Urbano. Anche questo incontro meritava davvero di esserci. Insomma, si è capito, sono state tutte esperienze di valore.

La setta dei twittatori estinti. Sullo sfondo: Gli Indifferenti di Moravia.


Cheese. L'unico uomo, con gli occhi chiusi, di questa foto è lo scrittore Alessandro De Roma. Con Sara Bauducco, Debora Lambruschini, Claudia Consoli, Annarita Briganti, Anna Da Re, Laura Ingallinella.
Quello che vorrei provare a trasmettere ora è questo: le copertine, i piccoli caratteri di qualche account sparso per la rete lì è come se si fossero aperti e avessero sprigionato vita ed esperienza. Non mi sto lasciando andare alla retorica del "quanto è bello vivere davvero e quanto è insulsa e vana la rete". Al contrario, mi sono accorta di quanto sia stato decisivo l'incontro rinnovato con persone conosciute in rete e poi ritrovate lì a parlare e comunicare. Perché dove lievita il nutrimento culturale del nostro Paese? Nei salotti letterari soliti e consolidati, certo. Ma anche nelle nuove realtà. 

Durante le giornate di un festival che prima non c'era. 

E che cos'è un festival se non l'incontro tra persone che si occupano della stessa cosa e ne parlano, e coltivano questo interesse comune? In questo caso di romanzi. Che poi i romanzi... 

Ascoltare e dialogare tra  scrittori e lettori spesso è qualcosa che va molto oltre il libro, si tratta di contribuire al sapere, alla bellezza e alla vita. A me, personalmente, poi tutto questo è utile anche a molto altro. Ad esempio a vincere la timidezza che si nasconde sempre e ancora dietro la finta disinvoltura, ed è una sfida quotidiana, ma questa è un'altra storia. Più in generale, tutto ciò è utile a costruire un sentire comune, sppure nelle differenze. In una parola, a respirare (ed espirare) un po' di Spirito del Tempo. Mica male, se si pensa a quante cose si possono ancora immaginare. E, per tornare a Gloria, considerata anche la sua giovane età c'è da augurarsi che le edizioni di questo festival siano ancora numerose e prolifiche.

Ho omesso di dire che a Pavia si mangia bene!

Questo muro mi parlava.


Malinconico autunno.

Vicino al Collegio in cui abbiamo alloggiato. La prima foto che ho scattato.


Magritte.

giovedì 9 ottobre 2014

Sapere le stelle, di #TreQuarti14.




Sabato alle 18.30 sarò a Pavia, a questo bel festival, per presentare il romanzo Tommaso sa le stelle di Giovanni Montanaro.  Per saperne di più sul libro, l'autore ed eventualmente anche le mie opinioni, consiglio di tenere d'occhio Critica Letteraria nei prossimi giorni... Invece per una cronaca live del festival, si può seguire l'hashtag #TreQuarti14. Dico che merita seguire questo festival per la qualità dell'organizzazione e degli autori. Quanto a me, sono contenta di poter essere presente e partecipare a questa bellissima avventura con amici e libri! Qui sotto, alcuni estratti del libro, che consiglio perché tocca corde profonde e affronta tematiche attuali, importanti e universali. Dalle migrazioni, alla solitaria mente di un uomo speciale, all'amicizia e, ovviamente, molto altro ancora.
 
Pietro guarda in alto. Le nubi si sono prese il cielo,
schiacciano le stelle. Pietro non sa le stelle. 
Nina sapeva tutti i nomi, li diceva uno dopo l’altro; 
pianeti, satelliti, costellazioni,
nebulose, galassie. “Ecco Rigel! Ecco Orione!” esclamava,
e Pietro ogni volta ci cadeva, si voltava per vedere se
arrivava qualcuno. 
 
 
Pietro sta immobile, il cuore batte.
La bestia è lì.
C’è qualcosa nella stanza di Fellini.
Lì si è nascosto il mostro Succhia-Vetro, 
l’Infanga-Asciugamani, il Mangia-Carote. 
Ma questa storia finirà; 
non c’è
posto per entrambi, nell’ex Tessile Cremonini.
Spalanca: “A noi due!”.
Vede muoversi qualcosa, nella penombra della luna 
 
Dopo un po’ si sveglia perché sente 
la testa pulsare come un tamburo dell’Aida 
 
Il fiume dice sempre che
tutto va avanti, che tutto, alla fine, 
va dove deve andare, non si può mica invertire 
la corrente.


Le cose che accadono mica si può deciderle. 
Accadono, e basta.
Il ragazzino si fida.
Sì, ha avuto l’impressione giusta. 
Quell’uomo non è malvagio.
Ce n’è tanti, di malvagi, ma lui non lo è.


Il ragazzino dovrà accontentarsi
di un paio dei suoi pantaloncini,
tenuti su con uno spago, e di una maglietta xl 
con scritto I love Tosca. 
  
Giovanni Montanaro, Tommaso sa le stelle, Feltrinelli





Guardo le stelle di tre quarti!

sabato 4 ottobre 2014

Giveaway, giveaway! Regalo un libro.


Il riflesso sul mare si forma quando il sole s'abbassa: dall'orizzonte una macchia abbagliante si spinge fino alla costa, fatta di tanti luccichii che ondeggiano; tra luccichio e luccichio, l'azzurro opaco del mare incupisce la sua rete. Le barche bianche controluce si fanno nere, perdono consistenza ed estensione, come consumate da quella picchiettatura risplendente. E' l'ora in cui il signor Palomar, uomo tardivo, fa la sua nuotata serale. Entra in acqua, si stacca dalla riva, e il riflesso del sole diventa una spada scintillante nell'acqua che dall'orizzonte s'allunga fino a lui. Il signor Palomar nuota nella spada o per meglio dire la spada resta sempre davanti a lui, a ogni sua bracciata si ritrae, e non si lascia mai raggiungere.


Da un sacco di tempo non lo facevo. Un cosiddetto giveaway. Per chi si fosse sintonizzato soltanto adesso nel mondo del blogging, dico che un giveaway è un gesto pazzo in cui il o la blogger in questione decide di regalare qualcosa a un fortunato vincitore. (Non so nemmeno se va ancora di moda... forse no!). Solitamente comunque si chiede di scrivere un commento, qualche volta si propone un piccolo concorso. Ed è quello che vorrei fare io, con la vostra partecipazione.

Tra i cambiamenti che immaginavo per questo blog, infatti, c'è anche un nonsoché di ritorno alle origini. A quando, con semplicità, si giocava con i lettori, senza altro scopo se non quello di divertirsi e di diffondere le cose che piacciono. 

Dato anche il titolo del mio neonato tumblr, ovvero Piacerebbe a Calvino, ammetto di essere una lettrice di Calvino. E in particolare di Palomar, di cui guarda caso ho una copia in più. Questa cosa mi ricorda mia nonna che, quando cucinava, cioè sempre, si ritrovava poi a tavola con almeno tre/quattro forchette, come a significare che "a chi più ha, verrà dato", ovvero piove sempre sul bagnato e così via. Insomma, mi capita tra le mani questa copia in più di Palomar, di Italo Calvino. Ci tengo a specificare: copie comprate da me, non regalate dall'editore.

E quindi, per celebrare la riapertura di questo blog, che di fatto non ha mai chiuso ma che ha rallentato un po' i suoi ritmi, aggiustando il tiro, ecco un giveaway vecchio stile. 

A chi parteciperà, chiedo di scrivere qualche riga, anche solo due o tre. Improvvisandosi novelli Palomar (per chi non l'avesse letto: Palomar è un tizio che osserva il mondo e i suoi dettagli, da un negozio di formaggi, al seno di una donna, al luccichio della luce sul mare, da un'onda sul bagnasciuga alle stelle nel cielo, tutto cattura la sua attenzione), raccontate qualcosa. 

Qualsiasi piccola o grande cosa che abbia colpito la vostra immaginazione di recente. Può essere un gatto randagio, come l'ultima dichiarazione di Renzi o lo sguardo inquietante del vostro introverso vicino di casa, tutto va bene, purché detto in poche parole. Potete scriverle qui sotto nei commenti, sulla pagina facebook di questo blog: qui, oppure a questa mail: tazzinadi@gmail.com. 

Tutto questo perché? Per nessuna ragione al mondo! 

Per il gusto di distrarci dalle fatiche quotidiane, per sopportare lo sfacelo come i suonatori dei Titanic, per restare uniti nelle intemperie etc. etc.

C'è tempo fino al 3 di novembre! Il miglior (a mio modesto parere) "luccichio" in stile Palomar riceverà a casa la copia che vedete in fotografia!