venerdì 30 ottobre 2009

This is it.

Ieri sera l'ho visto qui vicino a casa mia all'Eliseo. This is it: il documentario sull'ultimo concerto mai avvenuto di Michael Jackson. Saremo stati in dieci in sala. Ma alla fine tutti applaudivano. E l'applauso è durato molto. Tutto questo mi colpisce davvero. Tutta la vicenda di Michael Jackson, conoscere solo adesso un artista che non capivo, cambiare idea. Non so bene perché ma mi lascio trascinare.

Dimenticanze.

Ogni tanto mi dimentico di vivere. E passo intere giornate nel panico, nella paura, nella superstizione. Immersa vischiosamente in quel terrore, smetto di guardare la gente che cammina per strada, smetto di leggere, di capirci qualcosa. Tutti gli oggetti e le persone attorno a me spariscono o sbiadiscono o si paralizzano come statue, come se io dicessi: l'orologio di Milano fa tic tac. E tutto si ferma. Ogni attività smarrisce il suo significato e la interrompo. Finisce tutto in una bolla di sapone. Ed è molto rischioso, se ci pensate.
Però poi basta una piccola cosa semplicissima, come ad esempio accompagnare stamattina mia mamma dall'oculista, per ricordarmi chi sono, quanto sono attaccata a lei, a me stessa e alle altre persone e alla vita vera. Quanto potrei fare, dire, rimediare, scrivere, imparare, insegnare, risolvere, creare. Oddio: è un'illuminazione, una festa privata che si prepara dentro di me anziché fuori. E intanto la città si riaccende all'improvviso, si colora, si veste, si muove in musica come una giostra. E gli ingranaggi del mio cervello scricchiolando si rimettono in funzione come un vecchio orologio. Allora mi rendo conto del tempo che ho perduto, delle settimane e delle ore che scorrevano davanti a me a mia insaputa e li perdevo davvero come si perde il treno. E li dimenticavo. E mi dispiace e cerco proprio un rimedio per questa dimenticanza.

mercoledì 28 ottobre 2009

C'era una volta...

...il tizio che non dormiva mai. Ciondolava con la sua testolona pesante per le vie e per i bar di Borgo San Paolo. Era così stanco che si teneva sempre la faccia con le mani e si arrampicava sugli alberi dei giardinetti sperando di riposarsi nella natura. Quando tornava a casa si metteva i tappi di gomma nelle orecchie e chiudeva ben bene le persiane per fare il buio totale. Ma niente. Non dormiva, non sognava, non russava e non sbadigliava ormai da troppo tempo!

giovedì 22 ottobre 2009

Formica.

Questa signora si chiama Formica e assomiglia proprio a una formichina, secondo quanto mi hanno raccontato i miei genitori che la vedevano attraversare la strada tutte le mattine in corso Peschiera. Una signora piccola e dallo sguardo buono. Questa mattina è stata investita ed è in prognosi riservata al Cto di Torino con molte fratture. Anche se non la conosco di persona chiedo, se possibile, a chi legge un pensiero per lei.

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/77041/

martedì 20 ottobre 2009

Mai raccontare i sogni/15.

Ho sognato che tornavamo a casa ma la porta era già aperta. Entravamo con circospezione ma non c'era nessuno di visibile. Eppure si avvertiva una presenza. Un essere cattivo che ci precedeva nelle stanze e scompariva al nostro arrivo. Era notte. Era buio. Era freddo. Dario Argento: salvaci tu!

La Panettiera.

Premesso che il mio bisnonno faceva il panettiere e che se potessi tornare indietro farei questo mestiere di sicuro, vi dico che ogni mattina entro in una panetteria per comprare una bottiglia di acqua naturale. Qui ci sono due donne, madre e figlia. La figlia è un donnone biondo, ha il fiuto per gli affari e mi fa pagare la bottiglia 80 cent. La mamma è una signora infreddolita sull'ottantina, una persona onesta e quando c'è lei la bottiglia la pago 70! Questa mamma non so come si chiama ma a occhio e croce direi Nerina. (la figlia: forse Gilda o Gualtiera, un nome così). A Nerina mi sono affezionata e ormai scambiamo due parole. L'altro giorno il tema era "il lavoro oggi". E' dura, c'è il precariato, c'è la crisi, non si può mettere su famiglia. Questo l'ordine del giorno. Ma poi lei mi ha fatto notare che loro non riescono a trovare un panettiere giovane che lavori di notte.

- Mi dicono che la sera non possono perché vogliono andare in discoteca.

Ah. Ho capito. La complessità, la varietà, l'insensatezza degli esseri umani, di questa città, del Pianeta Terra.

sabato 17 ottobre 2009

Il Pavone.

Mi sento come un pavone che non sa fare la ruota.

Felicità.

Sono pronta a morire per questa idea: si può essere felici per gli altri e non solo per se stessi. Sono pronta a morire per difendere questo concetto. Non è facile, anzi, nella pratica è tra le cose più complicate, anche se a parole son capaci tutti. Ma sforziamoci, lavoriamoci davvero a gioire per qualcosa di bello che capita a qualcuno che non siamo noi stessi. A me riesce e infatti oggi sono molto felice.

Storiella.

Un giorno il re chiede a Chuang-Tzu - il più bravo pittore della Cina - il disegno di un granchio.
Chuang-Tzu risponde: "Ho bisogno di cinque anni di tempo e di una villa con dodici servitori!".
Il re acconsente.
Dopo cinque anni il re va nella villa per vedere l'opera di Chuang-Tzu, ma scopre che il disegno non è ancora cominciato.
"Ho bisogno di altri cinque anni per finire il mio lavoro" dice Chuang-Tzu.
E il re acconsente di nuovo.
Dopo altri cinque anni torna nella villa per vedere se il disegno è pronto.
Chuang-Tzu allora prende in mano un pennello e in un momento, con un solo gesto, disegna un granchio, il più perfetto granchio mai visto.
(Lezioni Americane, Calvino)

venerdì 16 ottobre 2009

Come dorme un bambino.

Trovo che questa sia una delle più efficaci descrizioni di come dorme un bambino. Per una cosa così delicata e dolce e preziosa e tenera e unica come il sonno innocente di un bimbo ci vogliono i maestri e i capolavori, come Thomas Mann e i Buddenbrook:

"Il piccolo Johann Buddenbrook giaceva supino, ma aveva rivolto verso la stanza la faccina incorniciata dai lunghi capelli castano-chiari, e respirava contro il cuscino, con un lieve fruscio. Una delle mani, le cui dita sbucavano appena dalle maniche troppo lunghe e troppo larghe della camicia da notte, era posata sul petto, l'altra era allungata sulla trapunta, e ogni tanto un fremito agitava le dita contratte. Anche le labbra semiaperte si muovevano debolmente, come sforzandosi di formar parole. Di quando in quando passava su tutto il visetto, dal basso all'alto, un non so che di doloroso, che incominciando con un tremito del mento si propagava intorno alla bocca, faceva vibrare le narici delicate e metteva in moto i muscoli della fronte... Le lunghe ciglia non riuscivano a nascondere le ombre bluastre annidate negli angoli degli occhi.
- Sogna, - disse la signora Permaneder commossa. Poi si chinò sul bambino, baciò con cautela la guancia accaldata dal sonno, riaccostò le cortine e tornò presso il tavolo (...)"

giovedì 15 ottobre 2009

Signore di Corso Trapani.

Esiste davvero o la vedo solo io? Ma comunque, oggi ho trovato appropriato il suo giacchetto blu di mezza stagione. Sigaretta e fazzoletto per proteggersi dalle emissioni nocive dei lavori in corso. Osservava tutto senza perdersi un movimento della ruspa! Il Suo cappello da baseball mi ha messo allegria. Ne avevo bisogno. Ne ho bisogno tutti i giorni.

martedì 13 ottobre 2009

Point of view.

"Ho imparato molto da Faulkner, soprattutto come si possa osservare la stessa cosa da più punti di vista".
(Abraham B. Yehoshua)

lunedì 12 ottobre 2009

Wento!

Wow, è arrivato il vento. Io amo il vento, perché rinfresca l'anima e le ossa. Risveglia i cervelli addormantati. Mi sento a casa, mi sento bene quando c'è questo vento che trafigge il sole sotto un cielo aperto e azzurro. La luce chiara svela le cose come non le si ricordavano più, rimodella i contorni degli oggetti dimenticati. Mi piace camminarci contro, sembra quasi un sentimento materializzato che ti abbraccia come un vecchio amico. Tral'altro è l'unico modo, per me, paradossalmente, per avere i capelli pettinati e lisci. Risultato che non ottengo neppure con un super phon gigante e una piastra professional. Cosa posso chiedere di meglio? The answer my friend is blowing in the wind.

Il frigo della nonna.

Avete un vecchio frigo piccolo di cui non sapete più cosa fare? Apparteneva alla nonna e non volete buttarlo? Potrebbe servirvi in futuro ma non sapete al momento dove metterlo? Fate come me, lavatelo ben bene e riempitelo di libri. Utilizzatelo, per intenderci, come un mobiletto. Farete un figurone senza spendere un centesimo.

Signore di Corso Trapani.

Buongiorno, signore di Corso Trapani. Calzini, cappello, sigaretta, bretelle: tutto al suo posto. Grazie di essere lì quasi ogni mattina. Ci sono certi giorni in cui mi sento così fragile e vulnerabile, il mondo mi appare troppo grande e freddo come una foresta di notte. La sua presenza invece riporta un raggio di luce sicura nel mio risveglio lento mentre cammino. Lei è così anziano e così costante che assomiglia a una pianta. Che anche in autunno senza foglie rimane lì solidamente ad aspettare gli eventi!

sabato 10 ottobre 2009

Mai raccontare i sogni/14.

Ho sognato di ritrovarmi in una specie di tenda da circo a consultare una di quelle maghe che leggono la mano (...). Questa donna storceva un po' il naso poi diceva: certe cose non posso dirtele ma sarai felice nei prossimi mesi. E poi scarabocchiava su un biglettino, lo ripiegava e me lo sporgeva insieme a un lustrino nero. Sul biglietto c'era scritto: segretezza spirituale.

Mi vergogno!

Ecco, per riallacciarmi al post precedente: dopo essermi presa una bella otite a maggio, ho ripreso coraggio e sono tornata in piscina a sgambettare nell'acqua. Mi piace così tanto che ho vinto la paura del contagio! Lì è bello perché ci si rilassa e si possono osservare molte persone diverse. Tra queste, un fantastico gruppo di ragazzine, della serie piccole peppie torinesi crescono! Si stavano mettendo le scarpe finita la nuotata e parlavano. Era tutto un "mi vergogno" di andare in giro con questa maglietta. "Mi vergogno" di andare in giro con queste scarpe. "Mi vergogno" dei miei capelli. Oddio. Le capisco: io a quell'età mi vergognavo di tutto, persino di respirare. Però in generale ho pensato che invece erano delle bambine normalissime, carine, degne di girare con quei vestiti, quegli accessori e con quei capelli. Penso: se ancora "essere donna oggi" significa vergognarsi di tutto siamo messe male.

Rosy Bindi.

Mamma mia: ma come si fa a commentare la frase pronunciata da Berlusconi al suo indirizzo?

http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_08/berlusconi-bindi-battibecco-porta-a-porta_828e7274-b3ec-11de-afa2-00144f02aabc.shtml

L'unica cosa che mi viene in mente è questa: in Italia gli uomini a pensarla così sono tantissimi. Per questi uomini la bellezza di una donna consiste solo nel suo modo di truccarsi, vestirsi e atteggiarsi femminile. Nel suo modo di tingersi i capelli e di andare dall'estetista. Una può anche non avere dei bei lineamenti del viso o essere un'idiota ma se è tonica, tinta e abbronzata va bene. Tutte le altre, quelle magari che si limitano a tenersi pulite, semplici e sane ma senza andare oltre nel make up o nel look, sono delle schifezze, delle sciatte, degli scarti della natura. Queste donne sono il nemico, sono trascurate, fanno sfigurare. Sembra incredibile ma lo pensano davvero. Ricordo ancora un ragazzino che avrà avuto 15 anni, ai miei tempi negli anni Novanta, che ha detto: per me una donna non è donna se non porta il tacco. Banalmente: noi donne non come persone ma come oggetti, al pari della macchina, della casa, dell' iPod!

giovedì 8 ottobre 2009

Odio e Amo.

Odio:
La scritta Vodafone: il tuo traffico disp. è inferiore a 1 euro.

Amo:
Un quadernetto giallo che ho qui di fronte a me, profuma di cannella!

Il complotto.

Sono prudente nell'esprimere le mie opinioni politiche, non perché non ne abbia o per paura ma per ignoranza. Ovvero: ignoro molte informazioni pertanto mi sento a disagio nell'espormi troppo. Cerco di leggere e aggiornarmi ma a fatica tengo il passo. Alcune cose non le capisco, altre mi annoiano. Tuttavia mi pare un tantino eccessivo, relativamente alla questione del lodo Alfano (detto Angelino Jolie eh eh), chiamare in causa addirittura la teoria del complotto. Come anche ha detto Casini, in un'intervista televisiva, è noto che si ricorre a tali bislacche teorie quando si fatica ad affrontare o ad accettare la realtà. Lo capisco, non è facile. Però fa parte della crescita, del diventare adulti.

Switch-off.

Bello, per carità, il passaggio al digitale terrestre in Piemonte. Ci sono tanti bei canali nuovi, tipo QOOB. Bello bello. Però non voglio immaginare come si sono sentite certe persone anziane, magari sole, senza gli strumenti o le capacità di comprendere cosa fare esattamente per poter rivedere la TV. Benché avvisate dai giornali e tg, per queste persone è stato un piccolo trauma. O un grande trauma, dal momento che gran parte della loro vita, della loro linfa vitale, proveniva proprio dal quel piccolo schermo che si è spento e ammutolito di punto in bianco.

martedì 6 ottobre 2009

Il gabbiano.

"Esistono idee che quando ti prendono non ti lasciano più; ci sono di quelli che notte e giorno pensano, non so, continuamente alla luna... ecco, anch'io ho la mia luna. Giorno e notte sono posseduto da un unico pensiero ossessionante: devo scrivere, devo scrivere, devo scrivere, devo, devo... Non ho neanche finito un racconto che già, non si sa perché, ne devo scrivere un altro, poi un terzo, dopo il terzo un quarto... Scrivo in continuazione, sempre di corsa, come un viaggiatore che cambi a ogni stazione cavalli e riparta subito... non posso fare altrimenti..."

(Cechov, Il gabbiano)

Ribellione interna.

Mah a me capita uno strano fenomeno: sono una persona mite e quieta. Sulla carta, razionalmente, a parole e lucidamente mi va bene tutto. Accetto tutto. Sono volenterosa, umile, bene educata, consapevole dei miei molti limiti. Sottomessa a volte, remissiva fino allo stremo, supplichevole, modesta. Al tempo stesso, pur contro la mia volontà e la mia ragione, agisce dentro di me una specie di forza ribelle muta e micidiale. Questa potenza si esprime attraverso "blocchi" sorpendenti, improvvisa inettitudine, inspiegabile incapacità, malore, svenimento, attacchi di panico. Quando questa forza non vuole fare una cosa, non la fa. Direi che è irremovibile. Come una frana che precipita con la forza di gravità. Nonostante il mio intervento, la mia buona fede, lei vince su tutto e mi ferma. Di fronte a certe circostanze di lavoro o personali, essa ha agito in vece mia. Poverina: quando questa forza si sente schiacciata dalle mie proteste, mi minaccia anche attraverso numerosi sintomi fisici, sempre differenti. Come se il mio stesso corpo si alleasse con lei contro di me. Sembra impossibile, ma è la nuda verità.

lunedì 5 ottobre 2009

Lezioni di vita.

Ciascuno di noi terrestri si sente il centro dell'Universo. L'ho capito oggi all'ufficio postale. Scoccava la prima ora di coda e avevo già letto tutta la Stampa dall'inizio alla fine e viceversa. Ero già entrata e uscita da un classico attacco di panico da attesa in fila indiana. Avevo già contato fino a dieci un centinaio di volte. Quando alla fine ho deciso di accendere i fari sulla gente che mi circondava. E lì ho capito. Dunque in questo nuovo ufficio postale che frequento bisogna prendere un numerino. I numerini seguono due ordini di misurazione: le lettere e i numeri stessi. Es. A1 C1 B2 ecc. A me è capitato il C129, ad esempio. Pertanto non si tratta di un attesa normale bensì di un'attesa multipla. Non solo quindi devo attendere il C128, ma anche che si smaltiscano le altre lettere. Smaltimento che non segue un ordine crescente alfanumerico, bensì l'ordine di arrivo. Così può capitare, ad esempio, che un B122 preceda un A139. Il punto è questo: le donne in fila, ogni singola donna è convinta che le impiegate prediligano le altre lettere. Ogni quarto d'ora si sollevavano boati che sibilavano: Eh però la A non esce mai! Eh qui chiamate solo la C! Ma la P è rotta? Uffa sempre, solo ed esclusivamente le B!
No, signore mie. Non ce l'hanno con noi. Un po' di pazienza e paghiamo tutte il nostro amatissimo bollettino sgualcito.

domenica 4 ottobre 2009

Across the Universe.

Avevo 15 o 16 anni, ero innocente e non sapevo niente del mondo. Quando, confinata nella mia cameretta, dovevo fare i compiti spesso e volentieri invece scrivevo diari e poesie (sigh!), guardavo la televisione o ascoltavo la musica. Questa musica oscillava quasi esclusivamente tra Elio e le Storie Tese e i Beatles, non molto altro. Quando ascoltavo i Beatles, mettevo poi questa canzone cantata da John Lennon. Mi sedevo per terra e chiudevo gli occhi. Mi lasciavo avvolgere dalle parole e dalla melodia. Pensavo: allora questa è la vita? Questo offre la vita? Allora questo è possibile? Ed ero così felice che mi scoppiava il cuore. Ero così felice che il futuro mi appariva facile e infinito di fronte a me.


Words are flying out like
endless rain into a paper cup
They slither while they pass
They slip away across the universe
Pools of sorrow waves of joy
are drifting thorough my open mind
Possessing and caressing me

Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world

Images of broken light which
dance before me like a million eyes
That call me on and on across the universe
Thoughts meander like a
restless wind inside a letter box
they tumble blindly as
they make their way across the universe

Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world

Sounds of laughter shades of life
are ringing through my open ears
exciting and inviting me
Limitless undying love which
shines around me like a million suns
It calls me on and on across the universe

Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Jai guru deva
Jai guru deva

Onda su Onda.

Chi avrebbe mai immaginato che si potesse non dico eguagliare ma ambire a raggiungere la bellezza della descrizione di un onda di Italo Calvino? E invece, secondo me, Uwe Johnson nell'incipit di I giorni e gli anni 1 ed. Feltrinelli ci è riuscito:

"Onde lunghe arrivano di traverso alla spiaggia, s'inarcano in fasci muscolosi, drizzano creste sfrangiate che al colmo del verde si rovesciano. La rigida volta, già un poco venata di bianco, schiude all'aria una cavità tonda che sotto il peso della massa chiara si schiaccia, come se lì un segreto fosse fatto e disfatto. Quando il cavallone si sfascia sradica i bimbi dalla sabbia, li rotola con sé, li stende e li trascina sulla ghiaia del fondo. Oltre la risacca, le onde traggono di schiena lei che nuota a braccia tese. Il vento è incostante, con un vento così sfibrato il Baltico si riduceva a uno sciaquettio. Increspato, era la parola per le onde corte del Baltico".

Come se lì un segreto fosse fatto e disfatto...

sabato 3 ottobre 2009

Andrea De Carlo all'Era Glaciale.

Ieri sera lo scrittore Andrea De Carlo alla trasmissione TV l'Era Glaciale ha accennato alla sua decisione di sottrarsi alla giuria del Premio Strega. Rimando qui al suo sito dove spiega nei particolari il fatto. Sono senza parole. Personalmente, vorrei sempre che tutto filasse liscio. Però, leggendo le sue parole, in effetti non si può non aprire gli occhi su una triste realtà...

http://www.andreadecarlo.com/www.andreadecarlo.com/Notes/Voci/2009/6/16_PERCHe_NON_PARTECIPO_AI_PREMI_LETTERARI_(e_perche_mi_sono_dimesso_DALLO_STREGA).html

venerdì 2 ottobre 2009

Le cose respirano!

Ogni tanto, non capita anche a voi? Mi avvicino a un oggetto e ho la sensazione che esso respiri. Da sempre sono convinta che anche gli oggetti possiedano una specie di linfa vitale, diversa dalla nostra ma capace di conferire loro un senso di esistere.

giovedì 1 ottobre 2009

Passaparola?


Perché? Mi chiedo di fronte a questa pubblicità progresso che dovrebbe invitare i cittadini alla lettura. Perché amici? Perché la gente che legge è tutta vestita di bianco (fatto salvo il cappello beige della nonna)? Perché il bambino indossa una t-shirt con il collo anni Novanta? Perché il gazebo inondato di vento e di luce new age? Nella migliore delle ipotesi potrebbero assomigliare a cherubini intenti a cibarsi del nettare degli dei. Nella peggiore sembrano spilorci alieni che ci guardano da lontano. Ahimé l'effetto di questa campagna ai miei occhi risulta l'oopposto di quello (credo) desiderato. "La lettura è una cosa strana, per noi che ci vestiamo tutti di biancoooo" Mi sussurrano queste comparse. Come fantasmi provenienti dall'al di là. Così, per parlare chiaro, si allontana dai libri chi è già lontano e non si avvicina proprio nessuno.

Il tempo di ghiaccio.

Certi pomeriggi mi capita di vedere congelato il tempo che smette di scorrere come un fiume e si ghiaccia come dentro a un freezer.