domenica 28 febbraio 2010

Letture domenicali+tazzinadicaffè.

Mi capita molto raramente di leggere, scrivere, pensare di notte. In genere mi addormento come un sasso. Ma questa sera mi ritrovo ancora sveglia come un grillo. Ed è già domenica, quindi l'ora del vostro beloved appuntamento con le letture di Tazzina-di-caffè. Poiché è tardi, la tazzina sarà riempita di orzo o decaffeinato. Ma il concetto non cambia: leggiamo insieme qualche pagina. Pensiamo insieme a un libro e teniamolo a mente per la nostra vita. Il libro di oggi è un libro per bambini. Ma va bene anche per i grandi, quando magari sono nel dormiveglia, un po' vulnerabili e hanno bisogno di un delicato traghetto verso il mondo dei sogni. Consiglio in particolare la storiella Il marciapiede mobile. Adattissima a una domenica senza auto.

"Sul pianeta Beh hanno inventato un marciapiede mobile che gira tutt'intorno alla città"...


Queste storielle di Gianni Rodari, pensate per essere lette al telefono, oggi si possono benissimo riapprezzare per il tempo di un caffè, di un post su un blog, di un pensiero felice prima di dormire. Buona domenica a tutti.

sabato 27 febbraio 2010

Nottetempo e i piccoli piaceri della vita.

Martedì apro facebook e leggo di una simpatica iniziativa proposta dalla casa editrice Nottetempo.

(A me piace molto questa casa editrice. Per il nome, le scelte editoriali e le copertine!)

L'iniziativa - Assaggia un libro - prevedeva che i primi 20 che avessero scritto il proprio indirizzo via mail avrebbero ricevuto in omaggio un piccolo libro con le prime pagine di Quando verrà la rivoluzione avremo tutti lo skateboard di Said Sayrafiezadeh (in libreria dal 4 febbraio). L'idea del "concorso" secondo me è davvero molto carina. Vi assicuro che questa mattina, sabato, aprendo la buca delle lettere e trovandoci la busta con dentro il librino, sono stata parecchio contenta. Fa proprio piacere iniziare il week end con un regalo, e se questo regalo è un inizio di libro appassionante e curioso come Quando verrà la rivoluzione, il gioco è fatto. Trovo un ottimo segno quando una casa editrice raffinata e ambiziosa, come è Nottetempo, decide anche di divertire e movimentare un po' la vita dei suoi lettori. Ovviamente io comprerò il libro e finirò di leggerlo. La storia esordisce all'insegna dell'ironia ma i suoi risvolti fanno risuonare alcune corde profonde. Si parla di famiglia, di ideologia, di politica. E di strane manie e abitudini che prima o poi ci toccano tutti da vicino.

venerdì 26 febbraio 2010

Un pomeriggio in biblioteca.

Anche a voi capita di chiedervi ogni tanto: chi sono io? Chi diavolo sono io adesso? Certe volte è difficile ricordarselo o rendersene conto. Un po' gli eventi della vita, un po' la convinzione di aver capito tutto - nel bene e nel male - possono annoverarsi tra i motivi per i quali ci si può dimenticare propriamente chi si è.

Se volete saperlo, per quanto mi riguarda, tra le altre cose, io se dovessi dire chi sono, e dovessi incominciare da qualche parte direi che principalmente e idelamente sono una ragazza dentro una biblioteca. Se mi chiedessero di decidere un luogo e uno solo dove restare in eterno, dunque, risponderei: una biblioteca. Perdere di vista la mia natura in certi momenti mi ha portata a frequentare invece poco le biblioteche. Fino quasi a dimenticarmene l'atmosfera, il richiamo, il senso. Così mi sono preparata una borsetta di sopravvivenza contenente una bottiglietta d'acqua e un quaderno e, attraversando la città a piedi, mi sono diretta verso una delle mie biblioteche torinesi preferite: la biblioteca Geisser.

Maledizione: era chiusa! Cinonostante, tenetevi forte perché qui su Tazzina-di-caffè si sta per inaugurare un nuovo allegro appuntamento più o meno fisso. Si chiamerà Un pomeriggio in biblioteca, anche se, nei miei sogni proibiti di abitudinaria, mi piacerebbe consacrare un giorno prestabilito a tale evento. Tipo: Un lunedì in biblioteca (visto che al venerdì mi sa che spesso sono chiuse dopo le 14). Ma le circostanze non sempre consentono la regolarità delle cose. Partiamo con un pomeriggio, poi si vedrà cosa succede. Intanto allora ben presto ritornerò alla Geisser. E da lì comincerà la mia personale avventura di topo di bibblioteca.


Se nel frattempo cercate qualche informazione, eccola qui

E buon week end!

giovedì 25 febbraio 2010

Coffee Office!

Amici: ho scoperto oggi qui questa meravigliosa invenzione del designer brasiliano Lucas Vieira.
Si tratta di una postazione da lavoro dotata di tutti i comfort, e ci si può preparare all'interno anche un gustosissimo caffè.

Ahhh aiutatemi: la voglio!
Trovo che sia il luogo ideale in cui concentrarsi, scrivere, leggere, pensare, studiare. Un modo delicato per "isolarsi" momentaneamente dall'esterno e raccogliere le idee. Tenendo una porta sempre aperta verso il mondo. E pur restanto in ufficio. Geniale.

Le ricette di Tazzina-di-caffè! (Il Tiramisù. The Pull me up)










Uno dei miei dessert preferiti è il Tiramisù. Dolcissimo e denso, ricco di caffè! Ecco una ricetta pronta all'uso e sperimentata ieri sera.
Prendete 4 uova, 2 confezioni di mascarpone (5oo g), zucchero, cacao, pavesini o savoiardi.










































1)
Preparate molto caffè e mettetelo in una ciotolina.
2) Dividete i tuorli dagli albumi delle uova.
3) Frullate gli albumi, cui avrete aggiunto un pizzico di sale, per 3 minuti e metteli nel frigo.
4) Frullate anche i tuorli con l'aggiunta di 1 cucchiaio di zucchero.
5) Aggiungete a quest'ultima il mascarpone. Delicatamente frullate e frullate all'infinito (lo stridore dell'elettrodomestico sparato alla massima potenza sveglierà i vicini e vi farà saltare tutte le rotelle che vi rimangono in testa).
6)Aggiungere gli albumi un poco per volta e continuare a girare finché non fa male il braccio, o anche oltre, sopportando stoicamente il dolore fisico e a questo punto anche mentale.
7) Intingete i pavesini (o savoiardi) nel caffè solo per un istante e create uno strato.
8) Sopra i pavesini spargere un manto di crema.
9) Sopra lo strato di crema, spargere il cacao con uno spargicacao (...)
10) Assaggiare la crema avanzata con un cucchiaino!

Che buono!

mercoledì 24 febbraio 2010

Chi è? Who is it?

Lo vedete lì da qualche tempo. E vi intimorisce. Lo salutate al mattino. "Salve!". E la sera, prima di addormentarvi, gli rivolgete un timido "Buonanotte...". Sperando che non si innervosisca. Sentite l'esigenza di tenervelo buono. E non sapete spiegarvi il perché.

Ma chi è quell'affare inquietantemente snodato, leggero e solido al tempo stesso, silente, superiore, imperturbabile, etereo.

No, non credo sia Siddharta. E no, non penso neppure che sia un vigile urbano. Personalmente, non ho le idee chiarissime su cosa sia da un punto di vista ontologico, né sul come si chiama. Però posso darvi due dritte lo stesso.



Aprite il quadernino. Tema: Chi è la presenza misteriosa nella vostra camera da letto? Svolgimento: Si tratta di un oggetto in ferro, ma ne esistono anche in legno della Foppapedretti, preposto a stazionare nelle camere da letto. Tale oggetto serve per metterci sopra i vestiti. Ma solo un particolare tipo di vestiti. Ossia quelli usati, ma non ancora così sporchi da finire nella cesta - appunto - dei panni sporchi, né così puliti da poter essere riposti a cuor leggero nell'armadio. Esso viene però troppo spesso erroneamente utilizzato da noi kidults, che fraintendiamo la mansueta disponibilità dell'oggetto e ce ne approfittiamo.
Ora, questo è un piccolo elenco delle cose che non si possono mettere sull'oggetto in questione:

1) animali domestici

2) libri
3) la borsa della spesa
4) scarpe
5) tappetini nuovi
6) arbre magique
7) deodorante apena preso che fa molto chic!
8) monili
10) giornali
11) cibarie

Altro suggerimento che sento di darvi è: non mettete TUTTI i vestiti in vostro possesso sopra l'affare. Esso cadrà. Crollerà al suolo. Si sfracellerà a terra. Esso appare forte, ma può risultare più fragile del previsto.
Tenete anche conto che lui non è animato, pur rassomigliando a un serpente a sonagli. Non è altresì un personaggio disneyano che potrebbe animarsi da un momento all'altro. Esso non sente le vostre parole, vive in un mondo tutto suo, inaccessibile a noi nati negli anni Ottanta ma anche ai più anziani o ai più giovani! Quindi: usatelo con cautela, abbiatene rispetto.

Etichette.

Ciao amici! Questo blog ha compiuto due anni il giorno di San Valentino, ha cambiato anche nome di recente e - poveretto - non l'ho festeggiato a dovere. Anche se è piccolo, in effetti merita considerazione. Così gli ho fatto un regalo: le "Etichette" che trovate alla vostra destra scendendo giù con il mouse. Eh lo so, è una cosa forse un po' da parvenu del mondo dei blog... ma per Tazzina-di-caffè si tratta di una grande conquista! Trovo che sia molto comodo per chi vuole andare a leggersi le vecchie pagine, divise quasi tutte (alcune sono rimaste fuori e si trovano in archivio) per argomento. Ci sono le rubrichette (ad esempio Ditelo a Noemi he he he), i vecchi pensieri, le Lezioni di Economia Domestica, il Signore di Corso Trapani e tutto il resto.

Auguri blog! Lunga vita a te e a chi ti legge!

martedì 23 febbraio 2010

Esercizi di sopravvivenza/8.

Eh, tra lezioni di economia domestica e letture domenicali, non vorrei che aveste dimenticato di sopravvivere. Per ogni evenienza, rispolvererei questa cara e vecchia rubrica qui del blog. Perché tra una cosa e l'altra, si diventa dei robot.

Esercizio di sopravvivenza: Fate merenda! So che detto da una che non riesce a fare nemmeno colazione, può apparire stonato. E invece oggi voglio provare a intraprendere questa avventura della merenda. Va bene per tutti, non certo solo per i bambini. Ho visto, nella vita, "gente di un certo livello" intenta a fare la merenda pomeridiana. La merenda-base, che non mette in imbarazzo nessuno, è un semplice yogurt. Dovrete pensare: Hmmm, faccio merenda! E non: mi mangio al volo uno yogurt scaduto senza sapere neanche che gusto ha perché mi sento male, non capisco cos'è, ah sì è che non ho mangiato niente fino alle tre del pomeriggio per lavorare e/o navigare su internet.

Dunque fate merenda. Dal posto di lavoro si può fare una pausa. Se non potete portarvi dietro lo yogurt, tenete nella borsa (anche per maschi) un pacchetto di crackers o un pezzo di cioccolato. Io ho motivo di credere che questo semplice gesto aumenterà la vostra qualità di vita. Poi mi direte!

Signore di Corso Trapani.

Caro Signore di Corso Trapani. Che fine ha fatto? Passo dalle sue parti, getto un occhio. Ma di Lei nessuna traccia. Forse teme il freddo è si è rintanato in casa.

Mai raccontare i sogni/17.

Gara di pizza. Questo potrebbe essere il titolo del mio sogno. Dunque, ascoltate questo interessantissimo resoconto onirico. Partecipavo a una gara di pizza. Vinceva una tizia con dei vestiti bianchi e blu meravigliosi e una gonna che sembrava la coda di un pavone. La pizza era molto grande e bella. E l'esaminatore diceva: "questa pizza vincitrice è così bella che assomiglia a una decorazione di Natale!"

In effetti era vero. Questo esaminatore poi se ne andava dalla sala. E io pensavo tra me e me: la mia non l'ha vista! Così lui si avvicinava. Questa mia pizza era un po' così così a dire il vero. E alla fine diceva: "la sua pizza ha perso in partenza!"

Povera pizza! E la morale del sogno è: mi iscriverò a un corso di cucina.

lunedì 22 febbraio 2010

Il calendario. The calendar.

Cari ragazzotti degli anni Ottanta ora trentenni (sì è la verità, prendetene atto). Credevate che mi fossi dimenticata di voi? E delle nostre beneamate Lezioni di Economia Domestica? Giammai!

Oggi facciamo una lezione-lampo. Interrogo. Interrogo a tappeto.

Allora. Domanda: Cosa vedete di sbagliato nella figura? Strizzate gli occhi per osservare tutto nei minimi particolari.

Come: Non notiamo nulla di strano? Che disastri. Va bene vi metto il 6 politico e spiego.

Aprite il quaderno. Tema: Perché cambiare la pagina del calendario?
Svolgimento: Perché essa indica il passare del tempo. Sancisce il susseguirsi dei mesi e delle stagioni. Ed è in continuo divenire. Inutile quindi riciclare il caldendario dell'anno precedente. Sarebbe meglio comprarne uno nuovo tutti gli anni!

La figura, tontoloni, mostrava la pagina di gennaio di un normale calendario casalingo. Ebbene, siamo a febbraio inoltrato! Anzi siamo giunti quasi alla fine del mese. Sicché è ora di girare la pagina. O di eliminarla, se vi hanno rifilato un qualche assurdo calendario a strappo in panetteria.

Ok? Questo è quanto. This is it.

domenica 21 febbraio 2010

La bocca del lupo.

Quando sarete incerti su quale sia lo scopo della vostra vita, vi consiglio di andare a vedere: La bocca del lupo, il bellissimo film di Pietro Marcello, vincitore tra l'altro dell'ultimo Torino Film Festival. Il film, nel raccontare la storia vera di Enzo e Mary a Genova, ci vuol far vedere che lo scopo della vita di noi esseri umani - in ogni luogo e in ogni tempo - è l'amore. E che l'amore può nascere in qualsiasi circostanza. Anche in carcere. E che l'amore può durare una vita intera. E che certi sogni certe volte si avverano.
Un capolavoro!

Letture domenicali+tazzinadicaffè.

Ehilà, buongiorno a chi legge! Rieccoci all'ormai consueto, non desueto e tanto "desiato" (capirete a breve la battuta ;) appuntamento domenicale con le letture di Tazzina-di-caffè. Oggi ri-leggerò un libro che ho già letto e che mi è piaciuto molto. Si tratta di Foto di classe. U uagnon se n'asciot, dello scrittore Mario Desiati, editore Laterza. Questo libro l'ho letto una domenica come questa senza quasi alzarmi dalla poltrona, tranne che per versarmi dell'altro caffè nella mia tazzina preferita.
Foto di classe racconta storie vere e storie di cronaca, ma vi farà sentire appesi a un filo, come Philippe Petit. Il filo della mente di Mario che decide di ritrovare i suoi compagni di scuola, del liceo Tito Livio di Martina Franca e insieme a questo viaggio della memoria, gli si svela un presente inaspettato, insperato, malinconico Quasi tutti se ne sono andati dalla Puglia - questo è anche un resoconto della nuova emigrazione italiana - ma alcuni ci sono anche restati. Quelli dal "cuore tenace" che provano a reinnestare le radici con nuove premesse e promesse.

Questo libro a me commuove. Lo sto rileggendo oggi ascoltando una compilation degli anni Novanta, anni in cui i protagonisti crescevano sui banchi di scuola, come me. Sto quasi male per una specie di strana nostalgia. Che non è proprio nostalgia, è qualcosa che leggendo questo libro si rimescola nel sangue solo una decina di anni dopo. Bello. E poi il finale: "Faremo una nuova foto di classe, fra qualche anno ci saranno più teste, quelle dei nostri figli".

giovedì 18 febbraio 2010

Lupi mannari!

Anticipazione: consiglio ai più di fiondarsi in libreria a partire dal giorno 17 marzo 2010. Lì troverete il libro più divertente e terrorizzante che abbia letto in vita mia!

La meritoria casa editrice Mattioli 1885 ha deciso di ripubblicare questo magnifico manuale dal titolo: Come diventare un lupo mannaro, dello scrittore irlandese Elliot O' Donnell (1872-1965). Se siete curiosi, trovate una pre-recensione già qui.

Vi dico che questo manuale dovreste portarvelo dietro sempre, ma soprattutto quando andrete a vedere Wolfman al cinema, il film in uscita in questi giorni con Benicio del Toro e Anthony Hopkins.
Come diventare... è infatti un breviario fondamentale per capire cosa diavolo sono i lupi mannari, dove sono nati, quando e soprattutto perché! Scoprirete ad esempio che questi lupi a volte sono mansueti e si sconfiggono in un soffio, altre volte si mostrano all'inizio addirittura come bellissime donne (questa non la sapevate!), altri ancora invece vi appariranno così feroci, così spietati, così famelici che vi si accapponerà la pelle e griderete di paura.

Ma questo libro va anche oltre. Non voglio anticiparvi nulla, però mi sento di avvisarvi che le incredibili storie che racconta O'Donnell con dovizia di particolari parlano molto di noi esseri umani, più che di lupi mannari. Sembra un paradosso me è vero. Questo a me è parso, oltre che un saggio-romanzesco, anche un acuminato trattatello di psicologia, molto immaginifico, molto intenso, molto novecentesco, molto fluido, assolutamente coinvolgente.

Unico consiglio: NON leggetelo mai dopo mezzanotte. O diventerete così:

mercoledì 17 febbraio 2010

La torta. The cake.

Eh, questa di oggi è una lezione un tantinello autoreferenziale. Ma dopotutto...

Aprite il quaderno della Best Company e scrivete. Tema: Quanto è buona e bella la torta della maestra? Svolgimento: è mediamente buona, ma ciò che la rende ottima da leccarsi i baffi è la foto. Devo ringraziare la super famigliola composta da due allievi modello di nome Sara&Giordano che hanno scatenato in me le migliori doti di pasticcera. Sara, mia scolara indisciplinata, mi rivolgo a te: l'amianto nei dolci NON si mette. Né tantomeno l'Uranio impoverito! Ed ecco invece come dovete fare per preparare una torta alle mele bella come quella in figura (grazie davvero a Giordano per aver scattato la foto che a dir poco valorizza - per non dire trasfigura - la creazione di cui andrò a raccontare).

Dunque dunque:

1) NON preparatevi per tempo: ovvero fate tutto all'ultimo
2) sbucciate le mele come degli ossessi mentre il resto della cena è già quasi pronta e i vostri amici hanno già il polpastrello collocato sul citofono
3) pesate alla bellemeglio, possibilmente bendati, tutti gli ingredienti (farina, lievito, zucchero ecc ecc), meglio non contemporaneamente bensì uno alla volta
4) occhio alle uova. Lo ripeto: OCCHIO ALLE UOVA!
5) girate il tutto con in volto il sorriso stampato di Nonna Papera
6) dannazione: non avete pre-riscaldato il forno a 180 gradi: e vabè, pazienza!
7) scagliate il coso per torte nel forno, ma con amore
8) mettete il timer (...)
9) Et voilà, dopo 40 eterni minuti la torta è pronta! Ed è anche buona! Ma sopratutto bella da vedere!

Buon appetito amici!

Povia.

Oggi sono un po' inquetata da Povia, e chi ha seguito Sanremo ieri sera forse capirà. La sua canzone trattava il tema di Eluana Englaro. Sento che in tutto questo c'è qualcosa che non va. Qualcosa di storto. Una persona psicologicamente sana eviterebbe non dico l'argomento, ma perlomeno tutta quella enfasi, quella strana vischiosa partecipazione, quei gesti morbosamente teatrali. Secondo me una persona piuttosto a disagio con se stessa - mi riferisco a Povia - e con gli altri è stata lasciata a piede libero sul palco dell'Ariston: qualcuno faccia qualcosa!

E non sto scherzando. Sono serissima.

martedì 16 febbraio 2010

Tutto fa polvere. Everything makes dust.

La polvere è ovunque. Come negli anni Ottanta, quando noi ne eravamo del tutto ignari, lo è anche oggi, che lo vogliate o no.

Voi credete che si formi soltanto sul pavimento e che sia sufficiente una volta ogni tanto passare la scopa o lo swiffer e farla franca. Vi dico che siete in errore. Osservate gli ammennicoli della figura. Premettendo che essi non fanno partre dell'armamentario fatiscente del Mago Otelma, dovete sapere che si tratta di semplici e apparentemente innocue collane appese a un gancetto del bagno.


Ora, prendete il quaderno che vi spiego. Tema: Tutto fa polvere. Svolgimento: Bisogna controllare morbosamente ogni angolo della casa, perché è lì che la porlvere assume le sue forme più maledette. Quelle collane che vedete in immagine, voi ben sapete che è letteralmente impossibile ricordarsi di indossarle la mattina presto, con lo spazzolino conficcato nelle gengive sanguinanti e l'orologio che si ostina a segnare le 9, ovvero la stessa identica ora nella quale invece voi dovreste essere al lavoro, allo stage, al periodo di prova di 128,3 mesi, al tirocinio di 5 anni e mezzo o più facilmente al centro per l'impiego. Quindi è chiaro che le suddette collane (parlo a voi ragazze, per i lettori di sesso maschile possiamo ipotizzare un corrispettivo analogo nel gel per capelli o nel dopobarba firmato), dicevo, è chiaro che le suddette collane - beni di lusso - non vengono mai utilizzate, salvo forse la notte di Natale e quella di Capodanno (+ il vostro compleanno, se avete la fortuna di prepararvi in tempo). Ora, qui casca l'asino. Poiché tali oggetti di bellezza, al pari dei simpaici soprammobili da kidult, come quello sopra il frigo che vedete in figura... (Ah: dite che non è un soprammobile?! Come "un timer" per cucinare? Cosa volete insinuare?) Vabè, in ogni caso, tutti quegli oggetti che non servono a niente o dotati di un'incerta identità, al pari degli altri elementi della casa: PRODUCONO POLVERE. Sì, e in vastissime quantità. Questa polvere li invade quando meno se l'aspettano. Probabilmente di notte. E voi la vedrete tutta in una volta, restandone pietrificati (vedi Medusa). Così, per evitare la catastrofe, eccovi qualche rapido consiglio:
1) minimizzate

2) sostenete che la polvere serve a proteggere dai segni del tempo

3) periodicamente, senza dare troppo nell'occhio, smontate la casa armati di alcool e pannetto

4) illudetevi che quell'unica disperata sessione di spolveraggio e disinfettazione sia risolutiva
5) tornate rapidamente alla normalità fingendo che nulla sia successo
6) non indossate mai più le collane, sostenendo di credere nel principio del "less is more" e nella semplicità dei costumi!

lunedì 15 febbraio 2010

Il cassonetto. The garbage bin.

Bimbetti-degli-anni-Ottanta! Tenetevi forte! Poiché: When the going gets tough, the toughs get going! (Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare!). Ora sì che Tocca a Noi! Aprite il quaderno di Naj-Oleari e scrivete. Tema: Il cassonetto. Svolgimento: su richiesta di una giudiziosa allieva (10 e lode), voglio oggi approfondire un tema di capitale importanza. Sappiate che dopo questa lezione voi potrete raccontare in giro di essere dei veri esperti di faccende domestiche. Mica briciole. Mica noccioline. Mica pizza e fichi. Dunque, prima di tutto bisogna riconoscere che il cassonetto dell'immondizia non è un luogo fisico, bensì un luogo della mente. Come il Posto delle Fragole (per i cinefili).
Avvicinandovi a esso, il cassonetto, voi scoprirere antri e recessi del vostro spirito. E non dovrete averne paura. E questo è il primo passo. Il più difficile. Ad esempio io lo temo molto. (mi xxxx proprio addosso, passatemi il francesismo). Ebbene: non fate come me. Affrontatelo subito. Con temerarietà.

La mia pupilla mi chiedeva: ma come si pulisce? E aggiungeva: Ho la sensazione di averlo comprato già sporco!

Eh già, cara kidult. Questo è quello che crediamo tutti all'inizio. Che esso sia sempre stato sporco e che quindi non sia necessario prendersene cura. Su questo punto cadiamo irrimediabilmente. Di fronte a questa ineffabile tautologia, restiamo interdetti. Lo so. Ragazzi. Ormai è inutile girarci intorno: pulire il cassonetto è quasi impossibile. Vi si richiede uno sforzo superiore alle vostre possibilita.

TUTTAVIA. Un modo c'è. Spalancate bene le orecchie. Si fa così:

1) aprire la confezione di scorta di guanti gialli di gomma (vanno bene anche rosa o blu)
2) indossare i Moon Boots
3) trattenere il respiro (se possibile, pinzatevi il naso con una molletta per stendere)
4) NON chiudete gli occhi, anche se vorreste. NON arretrate di fronte forsanche alle sensazioni più spaventose
5) togliete il sacchetto con un sol gesto e avvitatelo come le catene dell'altalena
6) legate il sacchetto con un nodo scorsoio
7) chiedete a un'anima pia di andarlo a buttare perché ora voi siete impegnati in ben altre imprese
8) tramite il metodo della pranoterapia, tentate di sollevarlo "con la sola imposizione delle mani", ovvero senza sforzi fisici e senza fossilizzarvi troppo sulle immagini visive che vi appariranno raccapriccianti
9) letteralmente CORRETE in bagno
10) posate lì l'oggetto immondo
11) scaricategli sopra uno scroscio senza fine di acqua bollente e rovesciategli dentro litri e litri di Amuchina
12) con le pinzette che usa la scientifica nei film americani, refertate le bucce di mandarino che nel frattempo sgorgheranno senza pietà
13) gettate le bucce in un sacchettino piccolo
14) e il gioco è fatto!

Mi rendo conto che sarete stanchi. E in più, è lunedì. Domani - promesso - sarò più clemente! Bravi ragazzi!

domenica 14 febbraio 2010

Non luoghi. Non places.

Buongiorno! Eccoci al consueto appuntamento domenicale con le letture di Tazzina-di-caffè ;)
La tazzina è presente, il caffè anche (freddo...non voletemene!!). Pensavo al San Valentino. La festa dell'amore...una festa che in un certo senso "neutralizza" l'amore. Lo rende universale, oppure svuotato di personalità, a seconda dei punti di vista. Lo trasforma in un non luogo dei sentimenti, per utilizzare la definizione storica di Marc Augé. Allora oggi ho pensato a un regalo che ho ricevuto nel 2005 proprio nel giorno di San Valentino. Un libro che usciva quell'anno stesso e raccoglieva alcune significative immagini di non luoghi scattate dal fotografo Francesco Nencini. Per rendere onore a questo libro, come vedete nell'immagine, ho pensato di sistemarlo proprio in una specie di non luogo, un frighetto di cui vi avevo raccontato qui.

Buona lettura amici!

sabato 13 febbraio 2010

Il piumone Ikea. Ikea's duvet.




























A dimostrazione che nella vita tutto, ma proprio tutto è possibile, vi metto a parte di un esperimento da me intrapreso oggi stesso. Un esperimento riuscito. Un esperimento che potrebbe aiutare molti di voi, che potrebbe incidere sulle sorti dell'umanità. Ho cambiato da sola il copripiumone dell'Ikea. Le immagini qui presenti ne sono la testimonianza. Perciò oggi più che fare lezione, voglio parlarvi con il cuore il mano, non come una semplice maestra di economia domestica, ma come persona, come donna, come individuo che ha domato la belva: si-può-fare. E voi volete sapere come. E io ve lo dico.

1) si respira profondamente
2) si beve molta acqua e un caffè forte prima di iniziare
3) si spegne la musica, la tv, ogni altra forma di disturbo esterno
4) si fissa il piumone che un attento allievo ha definito "murena"
5) chiamatemi Ismaele: voi siete Achab
6) arpionate
7) infilate due angoli, stringeteli a tenaglia, scagliandovi nel Mar dei Sargassi
8) agitate il piumone come una bandiera
9) ce l'avete fatta
10) riposate sopra di lui, agguantatelo come il gatto con il topo

11) dormite a lungo e fate sogni d'oro!

venerdì 12 febbraio 2010

La lavastoviglie. The dishwasher.

Su gentile richiesta di un'altra solerte allieva, parleremo oggi della macrotematica denominata "lavastoviglie". Perciò, amici kidults di ultima generazione, armatevi di santa pazienza e aprite il quadernino.
Tema: La lavastoviglie.

Svolgimento: La lavastoviglie è il mostro dagli occhi verdi, che irride al cibo di cui si nutre. No, dai, scherzavo. Lungi dall'assomigliare alla "gelosia", così ben descritta da Iago nel capolavoro shakespeariano, la lavastoviglie costituisce tuttavia - e paradossalmente - un eterno dilemma e un grosso ostacolo da superare nella vita di un giovane adulto contemporaneo. Con le sue lame rotanti, con i suoi alienanti rumori interni, con i suoi inquietanti fumi tipo tombini di New York...


Ma entriamo nel merito: la studiosa bambina-degli-anni-ottanta con gli occhiali spessi come fondi di bottiglia che ha sollevato la giusta questione della lavastoviglie, mi ha posto una serie di importanti interrogativi (spero di non dimenticarne nessuno):

1) cosa bisogna privilegiare: il risparmio energetico o il risparmio nell'acquisto delle pastiglie?
2) perché certe pastiglie non lavano?
3) meglio il brillantante 2 in 1 delle pastiglie o quello sfuso?
4) dove si mettono le pentole?
5) perché dà più soddisfazione riempire la lavastoviglie anziché svuotarla (laddove sarebbe più giusto il contrario)?
6) perché i maschi non sanno usare la lavastoviglie?

A queste, aggiungo una serie di FAQ pervenutemi in questi giorni:

7) come si lava la lavastoviglie?
8) cos'è il sale per lavastoviglie?
9) cos'è il filtro per lavastoviglie?
10) cosa sono le stoviglie?

Mamma mia quante domande. Andiamo con ordine. Risponderò punto per punto.

1) sempre privilegiare il risparmio energetico.
2) vedi lezione di ieri. E in più aggiungo: alla pastiglia, prima di introdurla nell'apposita vaschetta, bisogna dare un bacino. Come si fa in certi giochi prima di tirare i dadi. La pastiglia è come una bambina piccola, per certi versi. Si sentirà incoraggiata a fare del suo meglio!
3) io dico: meglio le pastiglie 4 in 1. Dove c'è anche il brillantante, il sale e un'altra cosa che non ricordo più ma utilissima e indispensabile.
4) ehhhh annosa questione. Per motivi personali di masochismo, le mie le lavo a mano. Le persone sane di mente dovrebbero posizionare invece le proprie pentole SOTTO. Il principio è lo stesso del letto a castello (vedi figura). Il bambino più grande e/o cicciottello dormirà sempre SOTTO. Il più leggero sopra. Of course.
5) qui andiamo nel trascendentale. Cara allieva. Il meccanismo in questione s'incastona in dinamiche intrapsichiche di tale complessità che personalmente mi sentirei di sospendere il giudizio. Diciamo che si tratta di un nonsense della percezione sensoriale del kidult, frutto del morboso sistema di valori degli anni Ottanta-Novanta e la risolviamo così, a tarallucci e vino.
6) perché i maschi identificano la lavastoviglie con la donna tout court. Per loro, noi donne siamo mondi inesplorati e inesplorabili, essi arretrano al cospetto del mistero che noi incarniamo. Nella lavastoviglie ravvedono un potenziale che a loro è precluso. Pertanto temono l'elettrodomestico, ma al tempo stesso ne sono ineluttabilmente attratti. Essi non sono imbranati o pigri, essi semplicemente esperiscono la contraddizione dell'odi et amo catulliano (Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e mi tortura) attraverso i secoli e i millenni.
7) si lava così.
8) non è niente. "E quando dico niente, o è niente, o è cosa che non posso dire" (per rispondere con Manzoni).
9) vedi risposta 8.
10) vedi risposta 8.

Uff, che stanchezza. Ci meritiamo tutti un po' di sano riposo. Evviva il week eeeeeend!

giovedì 11 febbraio 2010

Il detersivo che non deterge.

A grande richiesta di una diligente allieva, spiegherò oggi perché spesso i detersivi falliscono nel loro compito*.
*l'immagine è solo rappresentativa: anzi il prodotto immortalato risulta tra i migliori in commercio.
Tema: Perché il detersivo non deterge? Svolgimento: è colpa nostra. Sì, cari kidults, sì, mia cara allieva, è bene prenderne coscienza subito. Il detersivo ha un'anima, che noi non siamo sempre in grado di comprendere. Avete presente i recenti studi su un apparecchio che, messo in testa come un caschetto, ci permetterà di spostare gli oggetti col pensiero? Ecco, ben presto appariranno sui giornali ricerche analoghe sui sentimenti provati dai detersivi verso noi kidults, e capiremo molte cose.
Personalmente, ho intrapreso un piccolo studio sulla materia. E questi sono miei appunti sparsi. A vostro beneficio:

Aloni neri sul pavimento bianco. Polveri che si creano come valanghe. Macchie che dilagano senza limiti e confini. Acqua che non si asciuga. Acqua che non bagna. Acqua che non lava. Tutto questo succede per causa nostra. I detersivi infatti comunicano. Esattamente come i neonati. Ad esempio, il prodotto verde, quello per lavare i pavimenti, ama l'abbondanza. Voi lo vedete lì, timido e striminzito. Con quel manichino microscopico, con quell'etichetta scipita. Ma dentro il suo cuore si agita un impeto straordinario. E sta a noi farlo emergere, lasciar fluire spontaneamente questo fiume di vita. Lui si vuole gettare nel coso del mocio Vileda, come l'essere umano si butta col Bungee Jumping. Lui aspira a farsi cascata, si intona allo scroscio del rubinetto, quando lo aprite al massimo. Perciò, ascoltatelo, comprendetelo, dategli tempo e spazio. Con lui, abbondate!
Lo sgrassatore invece è equilibrato. Sa farsi da parte quando è necessario. Sa intervenire quando la sua presenza è indispensabile. Misurato, calmo, risolto, conciliato col mondo e con se stesso. Potrebbe diventare il vostro migliore amico. Consiglio di avvicinarvi a lui con il suo stesso spirito. Ne trarrete ottimi benefici. Poi c'è quello della lavatrice. Croce e delizia di tutti noi bambini degli anni ottanta. Perché? Perché amiamo i vestiti, i vestiti profumati che ci fanno fare bella figura all'aperitivo. Al tempo stesso avversiamo la fatica (altrimenti detta "sbattimento" o in taluni casi anche "sbattone"), in tutte le sue declinazioni. Ora, capirete bene che le due cose (bella figura e "sbattone") appaiono improvvisamente correlate da un vincolo inestinguibile. Ovvero l'una, la bella figura, consegue dall'alltra (lo sbattimento), l'una scaturisce dall'altra. Come "non so di cosa tu stia parlando"? Bè, è chiaro che per chi, come noi, ha da poco varcato la soglia di un Nuovo Mondo, quello dell'essere diventati grandi di colpo come Alice nel Paese delle Meraviglie, questo è un duro colpo. Durissimo. Ma andiamo avanti. Lo Svelto, ad esempio, è il cugino di quello verde per i pavimenti (come si chiama?). Ma più defilato. Più profondo, se vogliamo, più denso. Anche lui, come lo sgrassatore, ama centellinarsi. Assecondatelo. Lui, se fosse un bebè, sarebbe di quelli da "allattamento a richiesta". Decide come e quando essere utilizzato. Vi chiama con poteri telepatici. Non opponete alcuna resistenza. Il Wcnet. A cosa serve? Non posso dirvelo: usatelo e basta. Perché usarlo? Non c'è una ragione. Come la vita. Si vive e basta.
Il sapone di Marsiglia. Lui è come un compagno di merende. Allegro, spensierato, frugale. Va bene per tutto. Anche per lavarsi la faccia (poi dopo però mettete una cremina, specie in questi giorni di freddo).

Bene. Questi erano solo alcuni esempi. Quello che potete capire da questa lezione è che i detersivi si aspettano da voi amore e considerazione. E non quel freddo rapporto utilitaristico che fino a ieri vi aveva legati. Dovrete vibrare insieme a loro all'unisono. Possibilmente nella posizione del Fiore di Loto. Se, e solo se, saprete comprendere le loro esigenze loro vi ricompenseranno con una vera pulizia. Vi restituiranno l'affetto lavorando al meglio. Saranno sereni e produttivi, si specchieranno nella vostra serenità. E addio macchie e addio aloni! :)

Carta. Paper.

Carta per origami. Carta dei libri. Carta del panino che mangi per sbaglio. Carta da forno, carta dei biglietti di auguri, carta del sacchetto del pane. Tovaglioli di carta. Carta del giornale, carta patinata, carta dei biglietti del tram e dei biglietti da visita. Carta F4, carta carbone, carta riciclata. Cartoncino del latte, carta dei post-it, carta delle caramelle. Carta velina, carta vetrata, carta plastificata. Carta del quinterno a righe, carta colorata, carta da zucchero. Carte da gioco, cartelloni pubblicitari, carta dello scontrino. Mascherina di carnevale di carta. Carta millimetrata. Carta di identità. Carta stagnola, carta geografica, carta da lettere, carta da parati. Carta igienica, carta dei vini, green card. Carta bianca. Carta crespa, carta di riso, carta di seta. Carta straccia, magna carta, carta fedeltà.

mercoledì 10 febbraio 2010

L'attaccapanni. The coat hanger.

1.
NO, non è la morte:
che come nel capolavoro di Ingmar Bergman, Il Settimo sigillo, è arrivata a casa vostra nottetempo silenziosa come un alce per sfidarvi a un'ultima partita a scacchi.









E NO, non è il vicino che si è travestito da Morte per carnevale e vi aspetta dietro la porta del bagno per tendervi un insidioso tranello.

Quindi è molto, mooolto, probabile che passerete la nottata e arriverete ai trentanni tutti interi. Cari i miei bambini-degli-anni-ottanta. Si tratta infatti di un banalissimo attaccapanni, come ce ne sono tanti in giro, o perlomeno su internet.
Tuttavia, oggi toccheremo argomenti scottanti e complicatissimi. Quindi scusate, vado a prepararmi un caffè e torno.
(...)
Eccomi. Allora. Dicevamo. Forza e coraggio: aprite il quaderno, quello bello con le cornicette. Tema: L'attaccapanni. Svolgimento: Cos'è un attaccapanni? Esso in dialettto catanese si potrebbe definire una specie astratta e filosofica di cannaruzzuni (letteralmente: pezzo di carne inerte). Da non confondersi con questo, l'attaccapanni è una sorta di palo dotato di sporgenze aguzze sopra il quale, si scopre con l'esperienza e con il tempo, è possibile, quando non necessario, attaccare i vostri panni. Ma quale tipo di panni? Nessuno lo sa. Neanche la saccente kidult con le trecce in prima fila e con la biro profumata. Nessuno nessuno. Dunque: per panni si intendono le, suspance, giacche e i cappotti. Ma. Per chi avessa già introiettato questa importante nozione, come ad esempio i gentili esponenti della generazione X che abitano la casa riprodotta in figura 1., aggiungo una difficoltà in più. Seguitemi che questa è la svolta. L'attaccapanni quando passa l'inverno, passa la primavera e arriva l'estate, si può e si deve svuotare. Dovrebbe rimanere spoglio. Esattamente il contrario di come fanno le piante, che in estate invece fioriscono e mettono le foglie. L'attaccapanni dovrebbe virtualmente scomparire quando spunta la bella stagione. E le giacche e i cappotti che fine fanno?

E no, voi ora chiedete troppo a una povera maestra di economia domestica. Sul Cambio di Stagione (girone dantesco apparso in un canto apocrifo della divina-commedia-degli-anni-ottanta) apriremo un ampio capitolo a parte. Che ci occuperà un sacco di tempo. E ci faremo anche il compito in classe. Non fate quelle facce. Intervallo. And...


...stay tuned! :)