giovedì 31 dicembre 2015

Il mio libro dell'anno e tanti auguri.

Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Frassinelli

Fervono le classifiche e i "libri dell'anno". Domani comincia il 2016. Il 2015 dei libri finisce con mille rivoluzioni, cose nuove, cose antiche e sinceramente è difficile stare dietro a tutto.

E oltretutto è anche tempo di bilanci e bilance (battuta vecchia e tremenda, lo so).

Quanto a me, ci sono tre cose che ho capito in fatto di scrittura in questo anno di grazia. 

1) Tutto il bene e tutto il male che si possono sperimentare, non si possono scrivere. Nell'eterna querelle tra la vita e la scrittura non c'è gara perché le due non si incontrano mai. Quando si presenta una sul campo, l'altra, guarda caso, non si fa vedere. Sono nemiche, sono d'accordo per fregarci oppure sono la stessa cosa? Insomma è tutto un gioco, non facciamoci ingannare. Un gioco serissimo, che per molti è anche un lavoro o una vocazione. 

2) In questo 2015 ho letto, credo, più blog e saggi che letteratura. Avevo bisogno di saggezza evidentemente e di indicazioni nette su come vivere.

3) Adesso invece sento di nuovo l'esigenza di storie. Quindi per me il 2016 credo sarà un anno prevalentemente letterario, e ho di nuovo voglia di leggere racconti e trame. Quello che ho capito sulle storie è che, se arrivano da una reale e profonda attenzione alla vita, rivoluzionano l'anima, viceversa, non servono a niente.

E adesso spazio al libro dell'anno (che però non è uscito nel 2015). Come anticipato nel punto due (;), ho letto alcuni saggi, e il mio anno si è concluso con il più coinvolgente e corposo di tutti. 

Donne che corrono coi lupi. Ne ho sentito per la prima volta parlare da Malvina Cagna, della libreria Trebisonda.  

Malvina è stata ospite della trasmissione di Erica Tramontini e mia che conduciamo tutte le settimane su Radio Banda Larga e che dall'anno nuovo potete ascoltare la domenica pomeriggio alle 15, voilà, si chiama Pillole Concezionali. 

E già allora, per come ne aveva parlato lei, mi aveva incuriosita molto. Poi ho scoperto questo percorso di laboratori, tenuto da Ilaria Ruggeri, qui: Sulle orme delle donne che corrono coi lupi. 

Non ho potuto prendere parte al laboratorio, che esplora di settimana in settimana i capitoli del libro con esercizi ed esperienze, ma chi vuole e passa da Torino può iscriversi e partecipare. 

La curiosità intanto aumentava e così mi sono messa a leggere il libro, dopo averlo comprato. 

Beh, mi ha toccata molto. Premessa: non ho capito tutto e non tutto mi si è chiarito, tranne che è un libro su cui tornare più volte. Ciò che mi ha colpita di più è che l'autrice, che è una psicoanalista statunitense, parte dalla narrazione di miti e fiabe tradizionali (ci sono ad esempio Baba Jaga, Il brutto anatroccolo, Barba Blu) e le utilizza per descrivere alcuni aspetti della psicologia delle donne di ogni tempo. Non saprei dire come, ma questi insegnamenti restano poi da qualche parte e tornano in mente al momento del bisogno. L'ho finito da pochi giorni ma già mi sento più ricca di prima, pur non sapendo bene come il libro ha agito in me. Lo consiglio alle donne e agli uomini di tutte le età per cominciare l'anno nuovo in modo più sincero e vicino alle proprie caratteristiche più care e vitali. 

Dopo questa lettura, torno a leggere racconti e romanzi con un bagaglio in più, convinta che la contaminazione tra discipline e saperi sia molto utile a ogni professionista, che sia della scrittura o di altro, ed è bello lo scambio e l'insegnamento che ci si possono regalare. 

Non so voi, ma più passa il tempo e più mi sento spaesata e insicura e inadeguata in fatto di libri e al tempo stesso più contenta e più forte delle mie letture. Sarà questo il mistero della vita? 

Ho tanti desideri da espimere e tante cose che ho voglia e bisogno di fare per questo anno nuovo. Al 99% riguardano i libri, e se potete restate collegati e scoprite insieme a me cosa capiterà (non lo so nemmeno io con precisione). 

Entro nel 2016 con tanti punti interrogativi e una sola certezza: dalla prima elementare a oggi una sola cosa ho imparato: leggere e scrivere danno senso alla mia vita.

Questo è l'augurio: trovare qualcosa, anche molto piccola ed elementare, che dia senso alla vostra vita.

Buon anno e buone corse coi lupi.




domenica 27 dicembre 2015

Il nido di carta: un racconto di Natale.

Ph. presa da qui, dove si spiega come costruire un nido.


Ai confini di una delle nostre città inquinate, cera una strada costeggiata da alcuni alberi spogli, un giorno qualsiasi di inizio di un inverno come tanti altri. Freddo e coperto dalla nebbia. 

Tutto scorreva regolare e lento, come il traffico di un mattino di dicembre simile a tutti i mattini di dicembre da molto tempo a quella parte. Ma bastava salire in cima a uno dei tanti palazzi che si affacciavano sul filare di alberi per assistere a uno spettacolo diverso.

Un corvo se ne stava aggrappato a uno dei rami più altri e gracchiava tanto da produrre il suono di uno stormo intero. Mentre sopra di lui, componendo figure armoniose, volavano energici alcuni gabbiani, in silenzio e composti, con una loro bellezza tale da assomigliare a una danza. Gli giravano proprio intorno ma non riuscivano a posarsi su nessun ramo perché lui li teneva alla larga con la sua voce potente.

Il corvo nero pareva sentirsi minacciato e voler presidiare i rami come se temesse che i gabbiani bianchi glieli rubassero tutti. La scena era così particolare da sembrare una partita a scacchi o a dama, dove i neri fossero rimasti con un'unica pedina. Benché si difendesse con tutte le sue forze, e la sua anima, il merlo aveva in effetti tutta l'aria di una creatura sola e quasi sconfitta.

A pochi metri di distanza, un uomo, in quello stesso istante, saliva su un tram. Ci saliva a fatica, perché era anziano e il tram era gremito di persone. Il divieto del traffico aveva reso la circolazione più fluida all'esterno ma più difficoltosa all'interno dei mezzi pubblici, che strabordavano di persone, carrozzine e cani.

Il signore anziano si riconosceva nella folla perché, sotto l'occhio destro, aveva un livido grande, segno di una recente caduta, e una mano fasciata. Poteva tuttavia muovere tutte le dita, tra le quali reggeva un sacchetto di medie dimensioni. E nel complesso pareva ancora in salute. Dentro al sacchetto aveva un nido. Lo aveva fatto costruire dal nipote come esercizio a piacere di manualità alla scuola elementare. E il nipote si era così impegnato da aver creato un nido molto funzionale e solido. Avesse potuto, ci si sarebbe trasferito il nonno stesso da quanto dava l'idea di essere accogliente. 

Quel giorno era andato a prendere il nido che aveva comprato al nipote con una mancia consistente. Al ragazzino il nido non serviva più e, dopo aver conquistato un "bravissimo" scritto in rosso dalla maestra poteva dirsi soddisfatto. Era un bambino pragmatico e aveva il senso degli affari. Il nonno dal canto suo si era mostrato interessato a quel nido come a poche cose nella vita e la trattativa non poteva andare meglio di così.

Il signore dal tram era infine sceso con più agilità che alla salita, e un po' di adrenalina cominciava a dargli la carica per compiere la sua missione. Da giovane era stato un tipo piuttosto atletico ed era cresciuto in campagna, prima di trasferirsi nella città inquinata. Conosceva l'arte di arrampicarsi sugli alberi.

Aveva deciso di salire su quello specifico albero da un bel po', e poco importava se di recente era caduto al supermercato bollandosi la guancia. Ce l'avrebbe senz'altro fatta a salire con le sue forze e a raggiungerle il merlo.

E così fu. Il vecchietto riuscì nel suo progetto in tempo per regalare a Natale un nido di carta, rametti e colla al merlo solitario. Dove l'avrebbe poi sistemato e come avrebbe vissuto di lì in avanti non lo sapeva ancora. Ma di certo aveva smesso di gracchiare con tutta la voce che aveva in corpo e i gabbiani si erano potuti riposate sui rami degli alberi che adesso, da lontano, sembravano coperti di un manto di neve di un bianco incantato.

lunedì 21 dicembre 2015

Considerate tutto questo: i miei consigli e auguri letterari e non di Natale!


"Sia dunque chiaro che scartando ogni discussione io accetto il buon principio antico che la balena è un pesce, e a mio sostegno invoco il santo Giona. Fissato questo punto fondamentale, il secondo è vedere per quali motivi la balena differisce dagli altri pesci. Sopra, Linneo vi ha dato quei suoi dati. Si tratta insomma di questo: polmoni e sangue caldo, mentre tutti gli altri pesci polmoni non ne hanno, e il sangue ce l'hanno freddo". (Herman Melville, Moby Dick, Garzanti)

Questa frase del mio romanzo preferito è la più importante, perché insegna a guardare le cose per quelle che sono. Spostate il focus su di voi, le vostre cose: cosa siete, cosa non siete.

"All'inizio Melville lasciò perdere le questioni metafisiche. Il libro doveva essere un'impresa commerciale, né più né meno come le spedizioni baleniere che salpavano da New Bedford, con l'unica differenza che al posto degli armatori c'erano gli editori. 'Il grasso è grasso' disse a un amico, equiparando di fatto il libro che aveva in cantiere a un nuovo Redburn, a suo tempo da lui stesso bollato come 'robaccia che ho scritto solo per comprarmi un po' di tabacco'. Ma tutto ciò sarebbe presto cambiato. Nell'eclettico archivio della sua immaginazione, terrori noti e angosce senza nome acquisirono forza e potenza, come la Balena Bianca avvistata sotto la superficie dell'acqua, 'che veniva su con rapidità prodigiosa e ingrandiva salendo (...) il corpo enorme, in ombra, ancor mezzo confuso nell'azzurro del mare'. Nel corso della stesura fu lo stesso romanzo Moby Dick a diventare leggenda; una storia scritta nel codice della propria tremenda bellezza, una storia che scrutando il passato apriva uno squarcio sul futuro". (Philip Hoare, Leviatano ovvero la balena, Einaudi)

Col rischio di apparire ripetitiva, il mio consiglio di lettura per il Natale 2015 dunque è pressoché identico (con una aggiunta) a quello dello scorso anno.

Perché?

Perché in questo anno ho imparato delle cose che voglio condividere con i fedeli lettori di questo blog. Beh partiamo dall'inizio. Il consiglio è duplice, anzi triplice.

1) Moby Dick. Ho letto questo romanzo nel 2004 quando avevo 24 anni. Un anno dopo essermi laureata in letteratura anglo americana (nonostante il miracolo della lode, i prof non sapevano che recassi l'onta di tale lacuna). Non usavo gran che l'Internet, alcune delle cose più brutte e più belle della mia vita dovevano ancora accadere e avevo in testa un unico desiderio: andare al cuore autentico delle cose. Moby Dick è stata la risposta divina a quel desiderio. Ma poi, come succede in certe fiabe maledette, mi sono scordata di tutto e sono risalita in superficie: dimenticando anche che sotto le tinte più azzurre dell'oceano c'era ad aspettarmi (me come tutti) la Balena Bianca. 

2) Leviatano ovvero la balena. Questo è un saggio su quella che in termini fighetto-letterari-etc.etc. si potrebbe definire un'ossessione. Ma per restare con i piedi per terra ed essere onesta si tratta di una passione, un interesse, una curiosità dell'autore per le balene. L'ho letto l'anno scorso, una decina di anni esatta dopo Moby Dick e ora ne sto rivedendo dei passi. Ci sono storie autobiografiche e non relative a tutti i tipi di balene in tutti i contesti possibili e immaginabili - dall'osservazione delle balene stesse, all'olio di balena, ai narvali e ai beluga, all'archeologia - con foto e illustrazioni molto belle. Oltre che una delle copertine einaudiane che io preferisco in assoluto (nel risvolto di copertina leggo: "illustrazione Jupiterimages/LiquidLibrary/Getty Images").

3) Un film: In the heart of the sea di Ron Howard. Premessa: due dei film più importanti della mia vita sono stati: Pinocchio di Walt Disney, il primo che ho visto al cinema a due anni dove mi sono alzata e messa a correre verso lo schermo al grido di "Pioccio, pioccio" durante la scena della balena. E Jona che visse nella balena, di Roberto Faenza, che è una delle cose che nella mia esistenza mi ha fatto piangere di più, fatta eccezione per i fatti personali. (Scusate il bisticcio di parole!). E insomma. Facendo i conti sono una trentina e fischia di anni che il tema della balena ritorna in maniera costante e ciclica nella mia mente, più ancora nel cuore: è tempo di capirci qualcosa. Il film a me è piaciuto tanto. Va a raccontare le origini della creazione del romanzo di Melville e riconduce lo spettatore agli enormi e faticosi spazi aperti degli oceani. Consente di fare i conti con lo spirito di sopravvivenza, la pietas, la fratellanza, l'apprendimento e l'amore. Bon a me è bastato per uscire dalla sala felice. Per dire: mi sono comprata anche i pop corn, convinta che essi siano ciò che per i romanzi è il caffè.

Perché dunque questi consigli? 

In questo anno che sta per finire ho notato alcune cose. E voglio aiutare chi si sente un pesce fuor d'acqua. Ecco il consiglio vero: immergetevi sempre nel vostro mare. Seguite sempre le vostre "ossessioni" (gli intellettuali si ostineranno a chiamarle così, portate pazienza) che siano letterarie o altro. Nel mare c'è posto anche per voi. Di fronte al terrore e alla bellezza della Balena Bianca, siamo tutti i benvenuti. Per contemplare i capolavori della vita e dell'arte c'è spazio anche per voi. E quando la nonna vi diceva (posto che abbiate avuto una nonna, bontà vostra, o chi per essa, ma voglio sognare un mondo di nonne sagge): "non ascoltare il giudizio degli altri", aveva ragione. C'è il rischio di impazzire completamente, ad ascoltare cosa dicono le persone. Mi contraddico, perché ho appena dato un consiglio, e inoltre riconosco che a me alcuni consigli sono stati più che utili. 

Ma non è stato molto utile ascoltare i giudizi. Qualsiasi cosa intraprendiate, ecco una gragnuola di opinioni che giudicano, spesso male o irragionevolmente, l'operato. Ad ascoltarle, vi si insinueranno nella mente e nel cuore come tarli e resteranno simili a mine in un campo minato, togliendo energie vitali preziose. Immaginate di trovarvi anche voi nella ciurma di Ismaele. Sentite cosa dice Melville del mare in cui naviga il Pequod:

Nessuna misericordia, nessuna legge tranne la sua propria lo controllano. Ansando e sbuffando come un cavallo da guerra impazzito che ha perduto il suo cavaliere, l'oceano senza padrone straripa per il globo. Considerate l'astuzia del mare: come le sue creature più temute vanno scivolando sott'acqua, quasi del tutto invisibili, e nascoste perfidamente sotto le più amabili tinte d'azzurro. Considerate anche lo splendore e la bellezza diabolici di tante delle sue tribù più feroci, come le forme aggraziate ed eleganti di molte specie di squali. Considerate ancora il cannibalismo universale del mare, in cui tutte le creature si predano a vicenda conducendo un'eterna guerra fin dall'inizio del mondo. Considerate tutto questo, e poi volgetevi a questa terra verde, gentile, e tanto docile. Considerateli tutti e due, il mare e la terra, e non scoprite una strana analogia con qualche cosa in voi stessi? Perché come quest'oceano spaventoso circonda la terra verdeggiante, così nell'anima dell'uomo c'è un insulare Tahiti, piena di pace e di gioia, ma circondata da tutti gli orrori di questa semisconosciuta vita. Vi protegga Iddio! Non vi spingete al largo di quell'isola; potreste non tornare più.

Ecco.
Considerato tutto questo. Ecco cosa auguro a voi lettori (e a me stessa): siate:

1) Fedeli. La fedeltà non cieca e sorda, ma quella vera. Alla vostra Tahiti piena di pace e di gioia. Che siete voi, che sono le vostre "ossessioni" (e vabbhe), la vostra integrità. Se siete stra-fortunati, la cosa si può estendere anche ad amicizie, progetti, lavori, aziende, amori. Ma restiamo il più possibile coi piedi per terra. (Certo, dopo tutto questo parlare di mare...).

2) Costanti. La Balena Bianca non si fa vedere subito. E nemmeno il suo occhio pieno di messaggi. Né dopo dieci anni, né si sa quando succederà. Eppure siate costanti nel cercarla. Ovvero svegliatevi con la certezza che tutto questo ha un senso e valore. Che lo hanno le vostre battaglie, come le vostre rese. La vostra operosità, come il riposo.

3) Comodi. Siate a vostro agio. Il più possibile. Se volete essere pronti a commuovervi, a provare compassione e calma e dolcezza e se volete essere di un qualche aiuto, dovete mettervi comodi. Solo quando si è sufficientemente riposati, e comodi, ho notato, si ha la forza eventualmente di difendersi dalle peggio cose. Siate comodi.

No, non vuole essere un discorso alla Steve Jobs... Ahhh chi prendo in giro: certo che vuole esserelo! E spero anche che qualcuno lo ascolti. Volente o nolente sono diventata una persona adulta e i giovani vogliono imparare qualcosa da tutto e da tutti. Mi permetto inoltre questa spocchia solo perché sono cose che io non so ancora fare. Ma so che questo spazio è diventato proprio come un caffè dove ci sono pochi amici amorevoli pronti a leggere cosa ho da dire.

E infine: una realtà molto interessante che ho scoperto a Pavia la settimana scorsa quando ho partecipato a una maratona letteraria dandone ampia documentazione sui social network. Ho ricevuto in dono questa borsetta che c'è nella foto. Fa pi-cri è un progetto "volto a promuovere la conoscenza della fauna estinta e a rischio, con l'obiettivo di sensibilizzare alla tutela degli animali e dell'ambiente". 

Ogni borsa è un pezzo unico realizzato con stoffe e bottoni di recupero e nel cartoncino c'è la descrizione di un animale. Quello sulla mia borsa è proprio un capodoglio. 

"Le principali minacce per il capodoglio sono catture accidentali in reti da pesca, l'ingestione di plastica e le collisioni con le navi".




In conclusione, faccio gli auguri di cuore a tutti quelli che leggono questo blog, che mi hanno ascoltata e accompagnata in tutti questi anni e Natali di molte e molte e molte tazzine, tra alti e bassi, e mi vogliono bene, sappiate che è reciproco. Come ogni Natale, arriva presto anche il racconto, ma per il momento, buone feste!

lunedì 14 dicembre 2015

#Blogtour - Feltrinelli Zoom - elogio della poesia!




Ho seguito le vicende di Feltrinelli Zoom fin dai primi momenti, e adesso il marchio digitale di Feltrinelli compie quattro anni!

C'ero al glorioso e natalizio hangout del primo anno, voglio esserci anche adesso come una brava cugina che festeggia amorevolmente l'ampliarsi dei confini di questo ambizioso progetto.

E proprio dai confini possiamo partire:


Confini

Quand'ero piccina
e volevo comprendere qualcosa
mi avvicinavo con lo sguardo
stretto sui dettagli
fino a poggiarci il naso
Ho passato molto mondo
nel mio occhio miscroscopico
Persino i confini
visti da vicino
sono solo un insieme di puntini


Ecco una poesia contenuta nella raccolta che ho il piacere di ospitare per questo #blogtour proposto dagli amici di Feltrinelli Zoom. 

Personalmente, il tema del confine mi è caro. Un po' come i numeri, i confini sono cose complicate, affascinanti e decisive per la qualità della vita. Conoscere i numeri e i confini è già avere in tasca alcuni tra i più importanti segreti, se si vuol stare al mondo. 

Questa raccolta a mio parere è anche importante in quanto rappresentativa del potenziale che oggi sempre di più possiede il mezzo digitale per quanto concerne il campo degli autori emergenti e della forma breve (racconti e poesie) che ormai da molto tempo sostengo essere perfetta per la lettura in ebook, insieme alla saggistica (senza nulla togliere ai romanzi). 
L'autrice è Alessandra Battaglia, classe 1980 che, per campanilismo definirei un'ottima annata. Sono contenta di poter parlare della sua silloge, Oltranima, e della collana stessa che l'editore dedica alla poesia. 

Dicono che la poesia non è la favorita dal mercato editoriale, e considero questo un fatto grave, che ho la sensazione finirà per cambiare, così io mi auguro per lo meno. Compriamo tutti più poesia, regaliamola a Natale.

La poesia è il cigno della letteratura, e oggi attorno a me sto osservando un fiorire molto interessante di voci nuove e intonate. Tutti dovrebbero leggere le poesie. La poesia è cugina della musica, per restare in tema di cuginanza. C'è un comune sangue che scorre nelle vede di queste due forme d'arte.
Alessandra Battaglia, che ho scoperto proprio grazie a questa raccolta, utilizza un linguaggio che si introduce bene in uno stile tradizionale classico e pulito, che a me piace e convince. 

I suoi lavori hanno un respiro emotivo e per questo universale e questo doppio canale si sente bene nel titolo, che io ho interpretato proprio come: andare all'anima e oltre, oppure esplorare un altrove a partire dall'anima, ma chissà se ho indovinato!

In ogni caso, potete trovare il suo libro qui. 

Buona lettura e buon compleanno Feltrinelli Zoom!





giovedì 3 dicembre 2015

La vita è fatta di giornate.

La settimana scorsa sono stata allo spazio ADPLOG per ascoltare una conferenza stampa importante. Sono queste le fortune che ho ricevuto nell'aprire questo blog, me ne sto rendendo conto ogni giorno, sulla lunga percorrenza.

Beh ero lì che ascoltavo i discorsi istituzionali, e ho pensato di riportarvi le informazioni principali che possono essere utili a chi legge:

- Oggi è la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità ed è anche una Giornata dedicata alle Scuole. (Premessa: io credo molto alle "giornate" dedicate a qualcosa, purché siano temi utili. Ci credo perché, pensateci, la vita è fatta di giornate. L'ho imparato ultimamente: tutto si gioca nelle giornate. Si dorme e si riparte). A Torino succede che oltre 3000 studenti invaderanno in queste ore il PalaSport Ruffini - chi è stato bambino in questa città lo ricorderà per le gare di atletica, dove personalmente mi classificavo non benissimo, ma che col senno di poi considero occasioni benemerite per far muovere i ragazzini e farli crescere bene. 

- Il 10 dicembre ad Asti si terrà il convegno Autonomy Wins (al Palco 19, per le iscrizioni ------> qui) in cui verranno presentati nuovi progetti legati al turismo per tutti - String Box, Bookinable.com, Piemonte for All Turismabile. 

- Sempre il 10 ad Asti andrà in scena lo spettacolo La locanda del Migrante de I Buffoni di Corte con la Compagnia delle Frottole, con i ragazzi con la sindrome di Down.

 - A scuola con SBIM: Giochiamo Ancora: è un progetto educativo dedicato alle scuole che include lo spettacolo Il Maestro. Una storia di judo e di vita. 


Per quanto riguarda l'ultimo punto, vorrei dire due parole. Lo spettacolo si terrà nella primavera 2016 (ci sono stati eventi e anteprime in questi giorni a Torino ma non sono riuscita a partecipare). La storia, vera, è tratta da un libro: O' Maé storia di judo e camorra di Luigi Garlando (Edizioni Piemme - Il battello a vapore).

Lo spettacolo invece è a cura di Eleonora Frida Mino che si è occupata di tradurre in teatro l'esperienza di un Maestro di Judo di Sampia, Gianni Maddaloni. Durante la conferenza l'ho ascoltato parlare: è sceso un silenzio, mentre scorrevano le immagni di un video con i successi di suo figlio e della sua squadra in tutto il mondo. E le persone presenti si sono accese e commosse, e anche un po' scosse, all'ascolto delle sue parole. 

Ma, chiaramente, il vero successo del Maestro è quello di dare una possibilità concreta di vita a ragazzi che, se non avessero incontrato la sua scuola, chissà che fine avrebbero fatto.

Non solo ragazzi con disabilità, ma ragazzi poveri, che vivono ai confini con la denlinquenza e non hanno niente e nessuno su cui contare.

Dopo la conferenza, ho scambiato qualche parola con il Maestro Maddaloni. Gli ho stretto la mano e mi ha spiegato che quei ragazzi sono tutti un po' come dei figli, che i figli sono quelli che cresciamo, mi ha detto. 

Così ho pensato a come si cresce: con il tempo, certo. Con le esperienze. E con le parole: certe parole, ben assestate, come una tecnica di Judo, ti fanno crescere sul serio. 

Non ci sono però mai parole abbastanza per trasmettere certe sensazioni, comunque la mia idea è che queste giornate contribuiscono a costruire un mondo migliore, niente di più e niente di meno.

sabato 28 novembre 2015

Leggere al buio.


Un reading al buio: è possibile?

Giovedì scorso molto presto la mattina ho preso un treno perché ho ricevuto un invito dalla Fondazione LIA e ci tenevo a onorarlo. La Fondazione LIA si occupa di libri accessibili, ovvero di creare file dei romanzi che tutti noi possiamo trovare in libreria e adattarli alle esigenze delle persone ipovedenti o non vedenti. Le persone non vedenti sono lettori fortissimi. Ma hanno troppo pochi libri a disposizione. Stampare la carta braille ha costi enormi e immaginate che un solo volume di Harry Potter, per fare un esempio, in braille occupa lo spazio di venti tomi. Il che vuol dire che per leggere tre/quattro romanzi un non vedente dovrebbe riempire un garage di carta...

Ecco che gli strumenti digitali in questo caso diventano non un vezzo, ma una rivoluzione. 

Uno dei punti del manifesto della LIA recita: "tutti hanno il diritto di scegliere cosa leggere tra tutto quello che il mercato propone". E ancora: "tutti hanno il diritto di leggere bene, godendo della qualità dei contenuti". E anche: "tutti hanno il diritto di leggere per sapere, per crescere, per evolvere".

Ecco, più che di rivoluzione si può parlare allora di evoluzione. 

Ed è un senso evolutivo pieno di speranza quello che ho percepito quando giovedì, seduta tra i ragazzi di un Istituto tecnico di Milano, ho ascoltato Antonino Cotroneo, insegnante ipovedente e facilitatore LIA spiegare ai ragazzi come utilizza lui alcune tecnologie per questo genere di disabilità. Ci ha spiegato le funzioni di accessibilità dei nostri smartphone, ad esempio. E ha dato una dimostrazione pratica di come lui fosse perfettamente in grado di leggere alla stessa maniera dello scrittore presente in sala, Paolo Colagrande. Si sono letti brani del suo Senti le rane, un romanzo che volevo leggere da un po' di tempo, perché mi interessano le rane (ma questa è un'altra storia) per cui ringrazio di cuore l'editrice Nottetempo per il gradito dono. 

La semioscurità.

La luce; non sempre le gradazioni della luminosità sono accessibili a tutti, e invece è un diritto poter leggere all'intensità che si desidera.

Un segnalibro in braille!

Paolo Colagrande, Senti le rane, Nottetempo

I ragazzi della scuola che come me erano ospiti del percorso didattico di reading al buio al Laboratorio Formentini si occupano di tessile. 

Studiano e lavorano con i vestiti e quindi in sala la metafora è nata spontanea: i libri sono come i vestiti, così come lo sono i diritti. Sono validi per tutti ma si devono adattare alle diverse esigenze. I ragazzi sono dei casinisti, si perdevano in mille chiacchiere, ma quando il discorso si è fatto serio è sceso il silenzio. 



Ascoltavano ed entravano nel buio della storia con una concentrazione che mi ha colpita, mi ha intererita e dato fiducia e senso. Tanto senso.

E alla fine mi è venuta in mente una canzone. Una canzone semplice e d'amore. Se sostituite per un momento al "te" del titolo un amore a vostra scelta, poniamo quello per la lettura e ascoltate e guardate il video sentirete le sensazioni che ho provato io a quell'incontro. Certo, in tema di vestiti, solo una giacca d'oro e dei calzini a pois consentono di dire certe cose, come fa Jovanotti (che, ebbene sì vedrò in concerto ma anche questa è un'altra storia...) in musica senza sembrare matti.

Ringrazio ancora LIA per la possibilità di tornare ragazzina per una mattinata e per lo stupore e la speranza e l'apprendimento che possono fornire le tecnologie. Invito chi può e vuole a sostenere LIA e a diffonderne i contenuti affinché il diritto alla lettura non sia solo un'utopia ma una realtà per i ragazzi delle scuole, gli adulti, i frequentatori di biblioteche e di librerie. E gli innamorati del leggere.

lunedì 16 novembre 2015

Ricordarsi la bellezza - Scrittorincittà a Cuneo.


La giornata di sabato 14 novembre è cominciata, per chi si trovava, come me, a Cuneo per il Festival letterario Scrittorincittà, con un minuto di silenzio per le vittime degli attentati di Parigi, e i loro cari. 

In questi momenti prevale il silenzio, ed è stato giusto raccogliersi per cercare concentrazione e le motivazioni per comprendere cosa è accaduto.

Dopo questo momento di raccoglimento, è cominciato il primo incontro. 

Ho affrontato questa prima parte della giornata con la neutralità di chi svolge il proprio compito, quello che, a seconda dei casi, è obbligatorio oppure una scelta, a ogni modo un dovere. Nel mio caso sentivo il dovere di onorare un evento letterario cui partecipavo per la prima volta, nonostante sia giunto alla sua diciassettesima edizione e sia anche vicino alla mia città, ovvero Torino.

L'incontro con Nives Meroi, che presentava, insieme a Derio Olivero, il suo libro Non ti farò aspettare, è stato toccante. Il Kangchendzonga è una montagna, la terza vetta più alta del mondo e Nives e suo marito Romano l'hanno conquistata tre volte. Quando Nives, però, stava affrontando una gara importantissima, in cordata con il marito, contro due alpiniste molto competitive, nel 2009, qualcosa è andato storto. E da quel momento, si impone una scelta, non solo di gara ma di vita, che condurrà lei e Romano a una serie di anni difficili di grande paura e sofferenza. 

Ma questa è una storia di speranza e vittoria. Tra le molte considerazioni di saggezza, ne ho appuntata una: "nei guai della vita, la prima cosa da fare è ricordarsi della bellezza".

Nel caso dei due alpinisti, marito e moglie, per affrontare il loro guaio, molto serio, ripensano entrambi, senza quasi dirselo, alla montagna e alla sua bellezza, al silenzio che impone perché lassù c'è poca aria e non si può sprecare il respiro in chiacchiere.

Naturalmente, ognuno ha la sua bellezza da vivere e da ricordare, quella che ha osservato e quella da tenersi stretta. 

E intanto la giornata proseguiva con un altro incontro. 


I tre autori hanno raccontato del racconto! Aprendoci le porte al loro modo di intendere questa forma narrativa fulminante, in senso buono, e simile al pregiato cristallo.

E infine: Tullio Pericoli. Un incontro con il grande disegnatore, che ha illuminato la sala con i suoi Pensieri della mano. 

Tra gli spunti interessanti, una confessione: la sua mano di artista lo guida nelle composizioni molto più di quanto si pensi. Non sempre è lui a comandare, anzi spesso il suo è un assecondare il segno, nel suo caso pieno di grazia, che esce dalla matita. 
 
Eccoci, con la mia amica Sara Bauducco, che ringrazio per la compagnia e la condivisione di eventi sempre ricchi di incontri, pensieri e di parole.

Una scintilla di allegria. Il Festival ha visto la partecipazione di Silver, che ha lasciato sulla lavagna alcune immagini di Lupo Alberto.


giovedì 5 novembre 2015

Se potessi esprimere un desiderio.


 Ho letto questo piccolo capolavoro su un treno qualche giorno fa.

Jimmy Liao, Se potessi esprimere un desiderio, Edizioni GruppoAbele
Desidero raccontare una storia con la speranza che arrivi a quante più orecchie possibili. 

(L'orecchio è una figura retorica, volevo dire anche occhi e cuori e facce etc. etc.)
Qual è il tuo desiderio? Chi sei? Come stai? Come vuoi essere? Chi vuoi accanto a te? Dove sbagli? Cosa ottieni? Cosa ti piace? Cosa vuoi? Cosa speri? Cosa ti fa male, e bene?

Chi "vuole essere lasciato in pace e in totale solitudine", chi invece che "il suo innamorato giunga a lei dal più incantevole degli orizzonti". Chi desidera "tornare ad abbracciare forte sua nonna" e chi invece che "vi sia un gufo pronto a sorridere dalla finestra".

L'illustratore Jimmy Liao attraverso una serie di bambini (che possiamo essere tutti noi) ci fa vedere quali sono i desideri. Spesso sono cose semplici, hanno a che fare con gli animali. 

Io, dicevamo, desidero raccontare una storia.

(Avevo già raccontato su questo blog di Jimmy Liao qualche anno fa qui e ricordo ancora di una bellissima  presentazione di La luna e il bambino organizzata dagli Amici di Jimmy sempre di qualche anno fa alla Torre di Abele insieme all'amica Sara Bauducco). 

(Ed è giusto che sappiate che nella mia mansardina ho appeso un poster del penultimo albo illustrato di Jimmy Liao, che si chiama Abbracci)


"Perché tutti esprimono desideri quando vedono le stelle cadenti? (Io non faccio mai in tempo!). A me piace esprimerli davanti a una lampada al neon..."
Questa è l'edizione originale. Ho la fortuna di conoscere la traduttrice italiana di Jimmy Liao: Silvia Torchio. Ma Silvia fa anche molto di più, perché traduce una cultura e una sensibilità, non solo i libri. La Cina si sta trasformando alla velocità della luce, e noi ne sappiamo ancora poco. Ma la Cina è vicina davvero. Ad esempio, io ho una vicina di casa cinese e sto imparando tante cose da lei. Ma tornando a Silvia Torchio: avete presente cosa facevano Fernanda Pivano e Cesare Pavese con gli scrittori e artisti americani (statunitensi) e con il mondo anglofono in generale negli anni trenta, quaranta? (La Pivano anche ben dopo, se penso che l'ho vista viva e mi ha anche parlato dicendomi che avrei sofferto molto e poi sarei stata felice, speriamo, e che Dio la benedica!). Ecco, quella amorevole, appassionata trasmissione di storie, libri e saperi che a noi italiani mancava, loro l'hanno compiuta con fervore. E adesso sappiamo tutto degli USA, e siamo come loro. Quello che oggi invece ci manca di conoscere pienamente è l'oriente. O meglio: sappiamo già molto, la rete è fantastica in questo senso (Alert: questo è un tema tanto ampio che non si può certo esaurire in un post di blog). Ma quello che fa Silvia, con il progetto Jimmy's Friends è proprio portare in Italia (letteralmente, visto che Jimmy Liao è stato qui di recente con la moglie) un sentire e dei valori che noi conosciamo poco. La mia vicina cinese ha detto che secondo lei Jimmy, quando lo si legge "cura". Ed è proprio così, Jimmy si prende cura del lettore con un'attenzione rara, e tocca e smuove le emozioni nel modo più autentico possibile. Una precisazione, Jimmy Liao è taiwanese, ma è famoso in tutta la Cina.

 Sfogliando le pagine di questo piccolo libro, si entra sempre più dentro l'avventura da sogno del bambino protagonista che scopre su una spiaggia una teiera che potrebbe assomigliare alla lampada di Aladino. Nella bellissima postfazione di Bruno Tognolini Jimmy viene definito un autore "puntaluna". Perché è di quegli artisti che ti mostrano la luna, anziché il loro dito, ma soprattutto sanno msotrarti le tue "tuezze", cioè tramite storie minime e in miniatura, parlano di te.

Ad esempio, scorrendo queste pagine, spunta spesso un gatto bianco, un cucciolo. Ha macchie di colore sul muso e su tutto il corpo. Diventa piccolo e poi grande un po' come Alice e un po' come tutti noi. Che siamo adulti, ma anche bambini ben nascosti da qualche parte.

Ecco Jimmy ti viene a scovare lì nel tuo nascondiglio. E fa quello che vorremmo tanto: ci guarda con rispetto. Ci capisce. Veramente, come dice la mia amica vicina: ci cura.

Agli artisti che sono in grado di fare questo, il mondo dovrebbe dedicare come minimo uno Swatch, per dirne una. O un Parco dei Divertimenti, una stanza d'albergo e un aereo.

Vi sembra un desiderio irrealizzabile? Guardate qui sotto per scoprire che invece, cari miei, tutto è possibile. I desideri si avverano.

ph tratta da qui.

幾米廣場 ji mi guang chang (Jimmy Liao Park). Un reportage in piena regola, qui.

La stanza "spring walk". Anche qui.

China Airlines. Quando si dice che i libri fanno volare.

domenica 1 novembre 2015

Stare in equilibrio.

Festival della Scienza di Genova


#Costruiamocilfuturo è un bellissimo hashtag ed è anche un progetto promosso dalla Regione Liguria dedicato ai giovani. Il progetto riguarda per lo più l'orientamento scolastico e si snoda attraverso incontri dedicati ai ragazzi per fornire loro strumenti di scelta nello studio. Ho citato questo progetto perché è correlato agli eventi del Festival della Scienza di Genova, cui ho partecipato ieri. E perché mi piacciono le parole "costruire" e "futuro". Mi piace il loro suono, ma anche i significati che portano in chi le ascolta.

Ma non pensiate che questo festival di Genova sia dedicato solo ai giovani. Anzi, è un'esperienza di apprendimento  molto utile anche per gli adulti.

Ringrazio quindi ancora una volta la Compagnia di San Paolo per avermi invitata e coinvolta. E per avermi permesso di scoprire un mondo nuovo.

Tra le iniziative del Festival della Scienza in collaborazione con la Compagnia di San Paolo c'è questo bus, che è un laboratorio in cui si scoprono e approfondiscono nozioni scientifiche e si soddisfano curiosità.
Forse sono stata, insieme a Pinocchio o come Giona, qualche volta nel ventre di una balena, ma mai mi era successo di entrare in un elefante (ph. Francesco Deiana). Il tema di questa edizione del festival è l'equilibrio. Nelle scienze, come nella vita quotidiana, come nell'arte e in tutto quanto. Ieri la città di Genova era invasa da mascherine di zombie e streghe e zucche intagliate. La morte, rivisitata ed esorcizzata e truccata circolava allegra in ogni via. E io ricordo di aver pensato: ecco, se c'è una cosa che voglio raggiungere prima di morire è l'equilibrio. Emotivo, economico, creativo etc. etc. etc.

Antica Osteria di Vico Palla: qui mi sono ricordata uno dei tanti motivi per cui amo la Liguria. Il cibo. Focacce morbide e saporite e tanto pesce. Indimenticabili icalamari ripieni.



Sono convinta che ogni bambino (e ogni adulto) meriti una spiegazione. Insomma, fateci capire come funzionano le cose. Ammiro chi è capace di insegnare le materie difficili e restare in equilibrio e ammiro altrettanto chi sa ascoltare e imparare. 

 Ieri ho potuto appendere anche che, ad esempio, nel ping pong c'è una fisica precisa.


E che è bene avere cautela sulla scena del crimine.


 Che il latte è una faccenda talvolta complessa.


E che bisogna saper aspettare. 



E infine che a Genova di colpo ti imbatti in Via del Campo ed è sempre una riscoperta ripensare per un istante alla musica di De Andrè.


A Palazzo Ducale si sono poi svolte parecchie conferenze nel corso del festival durato dal 22 ottobre a oggi. Uno degli incontri promossi dalla Compagnia di San Paolo aveva al suo centro una tematica attuale: l'utilizzo (tra necessità e abuso) di farmaci e antibiotici.


Nel corso di questa conferenza tenuta da Raffaella Barbero, Maria Caramelli e moderata da Amelia Beltramini in collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle D'Aosta, che spaziava dal consumo di medicinali da parte delle persone a quello utilizzato per gli animali da compagnia o allevamento, ricordo di aver pensato a quanto, in alcune situazioni, l'equilibrio non sia solo un obiettivo interessante da perseguire. Questa, come molte delle altre conferenze, insegnava che l'equilibrio in molti casi è alla base della sopravvivenza, ovvero una questione di vita o di morte. L'eccesso, lo sbilanciamento nella scienza come in tutto, ho capito che può creare molti danni. Dall'eccesso di parole (come capita a noi logorroici) all'eccesso di paure, di farmaci, di denaro, di povertà, di cibo e di miseria. L'eccesso di elementi, ingredienti, esperienze, vicinanze e lontananze. L'eccesso insomma magari è affascinante, ma l'equilibrio è un tesoro che costruisce e perdura nel tempo. 


venerdì 30 ottobre 2015

Fare cose diverse dalle proprie.

Ciao, sono con Carlo Cracco!
 Senza esagerare (dato che sono torinese e fan dell'"esageruma nen" in tutte le sue declinazioni), sto cercando ogni tanto di fare cose diverse dalle mie abitudini. Grazie a questo blog, da qualche anno mi capitano infatti diversi incontri da poter scegliere e inviti da poter accettare. 

Ringrazio Freedot per avermi invitata ad esempio ieri a un evento interessante. Si trattava di qualcosa di molto diverso dal mio mondo, che è quello dei libri e in particolare dei romanzi e della narravita e letteratura. Un evento legato al cibo, di cui so poco, salvo che sono un'ottima forchetta, ma che mi interessa parecchio.

Non temete, non sto pensando a una svolta da foodblogger! 

Semplicemente, sono convinta che, di tanto in tanto, se capita l'occasione, è sano (e divertente) fare qualcosa di diverso dal proprio ambito.

Per chi ha l'ambizione di scrivere, poi, questo vale all'ennesima potenza. Perché, se è vero e giusto andare in profondità nel proprio mondo fino a raggiungerne il cuore, è altrettanto vero che può essere molto utile spaziare e surfare negli altri mondi, come ospiti, come spettatori in punta di piedi. 

Ozpetek ha scritto, del suo personaggio, nell'ultimo libro che ho letto (vedi post precedente), che ha "una telecamera al posto del cuore". Beh, in parte è proprio ciò che capita quando si scrive. 

Si ha una biro, una matita, una tastiera. Qualcosa di assolutamente collegato tra cuore, occhi, cinque sensi in generale e parole. 

E insomma, il fare cose che non c'entrano nulla con la scrittura, o poco. Intrufolarsi in ambienti non nostri, ogni tanto. Può fare bene. Posti dove non ti conosce nessuno, o pochi. Dove potersi mimetizzare, e al tempo stesso affinare lo sguardo. 

D'altro canto, ce lo ha insegnato il compianto* David Foster Wallace, qui! Tanto per dire. 

Ieri comunque ho imparato molto dalla mia giornata ad Abbiategrasso. Una cittadina poco fuori Milano che ha accolto giornalisti e blogger nell'ex Convento Annunciata per la cerimonia conclusiva di sei mesi di esperienze legate al fuori Expo2015. Carlo Cracco ha selezionato dodici chef che sono diventati ambasciatori del gusto e hanno lavorato negli spazi (molto eleganti) dell'ex Convento dando vita a laboratori, lezioni, showcooking e molto altro che potete scoprire qui.

Ho assistito a questa cerimonia conclusiva con attenzione. Si è parlato di biodiversità, agricoltura, territorio, vini, studio e cultura. Ho sentito pronunciare la parola "studiare" da Cracco un bel po' di volte e ho respirato un'atmosfera di fermento e impegno e amore per i prodotti, per le persone che si danno da fare: agricoltori, allievi delle scuole alberghiere, designer che si definiscono falegnami. 

Il mondo del "food" è nell'occhio del ciclone oggi. Ne abbiamo parlato anche in radio a Pillole Concezionali con Mariachiara Montera, che è esperta di queste tematiche. E in effetti ieri ho potuto constatare di persona che esiste una cultura vasta e articolata in merito.

Da qualche anno, ho praticamente smesso di guardare la tv (non è snobismo, è che mi è esploso il decoder e non sono più riuscita a ripararlo, anche se, lo ammetto, ci si abitua in fretta a farne a meno). Tuttavia è molto facile monitorarne (della tele) i cambiamenti e le novità tramite i social network. Sapevo comunque molto poco di Master Chef e Cracco e tutto il vociare che gravita intorno a questi programmi. Ma ne sono rimasta invece piacevolmente stupita. 

Ora. Non dico di alzarsi per forza alle 5.30 del mattino e partire dalle nebbie sabaude verso altre nebbie lontane lombarde per andare a conoscere realtà diverse a tutti i costi. O meglio: l'esperienza se potete merita ma volevo dire un'altra cosa: volevo dire che variare e differenziare le propre attività e i propri incontri può essere un'attività sana anche nella quotidianità (non so quante altre volte mi capiteranno cose simili, ma ho in programma ad esempio domani di visitare, per questo blog, il Festival della Scienza di Genova). 

Variare in generale, che non vuol dire girare come una trottola senza scopo: quando ci si accorge di fare questo, meglio fermarsi. Ma prendere e fare qualcosa di diverso, inconsueto per sé e le proprie abitudini, può essere interessante. La stagnazione delle idee, delle relazioni, delle frequentazioni non solo è inutile, ma può diventare nociva. Invece, la scoperta, il concedersi - se e quando si può - un piccolo lusso è costruttivo, nella mia esperienza. 

Guarda caso, anche il motto dell'evento di ieri era "costruire il futuro".

Quindi la mia domanda è: cosa faccio io per costruire il mio futuro? Cosa fate voi? Ai posteri (e ai prossimi post), l'ardua sentenza.



Ex Convento Annunciata ad Abbiategrasso

Sì, ci hanno offerto cose buone da bere.

Vorrei essere come quell'albero lì...

Gironzolando per l'ex Convento, si trovano fioriere con i gusti per cucinare.

Uno dei piatti presentati dagli chef ambasciatori del gusto, lui è Antonio Colombo.

La premiazione dei giovani chef. Qui Cracco a un certo punto ha guardato uno di loro e ha detto: "lui lavora con me da nove anni. Sei bravissimo". Sì, succedono anche queste cose ogni tanto.
Abbiategusto.

ph. G. Ortolani
* cit. Giuseppe Culicchia.

lunedì 26 ottobre 2015

Il valore degli eventi.

Ferzan Ozpetek, Sei la mia vita, Mondadori

Elvira Seminara, Atlante degli abiti smessi, Einaudi

In questi ultmi anni ho partecipato a molti eventi. La parola "evento" non l'ho mai capita né sentita importante come ora, e dire che l'avevo ascoltata molte volte in precedenza. 

Quando sentivo che qualcuno lavorava nell'"organizzazione eventi" mi confondevo, la trovavo una cosa strana, un po' troppo di moda. Invece, ho capito che svilire questo genere di lavoro è un grave errore. 

Come quelli che storpiano Scienze delle Comunicazioni in Scienze delle Merendine. Anche io lo facevo. Ero quella che, il giorno stesso della sua laurea in Lettere, per prima ne svalutava il valore, il significato, il portato di bellezza e utilità che questi studi donano a chi li compie. 

(Ora c'è anche una ricerca scientifica che conferma il rapporto tra felicità e lettura di romanzi, proposta e illustrata dal gruppo editoriale GeMS nel corso di BookCity a Milano).

C'è chi vede la "fuffa" ovunque. E quelli che trovano i social network una cosa bieca, quelli che trovano i romanzi una perdita di tempo, che considerano gli incontri con gli scrittori qualcosa di simile al presenzialismo. In parte, tutti hanno ragione. Ma la verità, come sempre, sto imparando, sta nell'equilibrio.

(Tra parentesi, Equilibrio è la parola-chiave di un bell'evento cui parteciperò il prossimo sabato, tanto per dire)! 

Ho imparato che il mondo editoriale (non necessariamente quello letterario, benché i due mondi ovviamente si tocchino in più punti) si nutre di eventi. L'importante è che questo nutrimento sia sano. A me hanno sempre entusiasmata gli incontri con gli scrittori. Nel bene o nel male, non ne sono mai rimasta priva di contenuti e concetti ed emozioni da portarmi a casa. Fino al punto da apparire anche un po' naif. Mi sono sempre piaciuti gli eventi, ma al tempo stesso mi mettevano ansia. Come dice una buffa frase che gira su facebook, in definitiva, "è bello brutto essere bipolari".

Ho avuto i miei momenti di crisi, relativi a questi incontri e al mio blog stesso, facendomi travolgere, per l'appunto, dagli eventi e prendere dal panico e anche però dal realismo di dovermi guadagnare da vivere: insomma non di soli eventi si campa, almeno nel mio caso. 

Anche se, non so se lo sapete, ma quando una persona rischia di perdere la vita, i dottori dicono ai parenti di prepararsi all'"evento". Dunque la morte è un evento. Dunque la vita è un evento continuo. Il mistero del nostro stare al mondo o lasciarlo è un evento.

Ma tornando alla crisi, come da tutte le crisi, ne sono uscita rafforzata. Forte cioè di questa consapevolezza: ci vuole equilibrio. E beato chi ci nasce in perfetto equilibrio, a me sono servite un bel po' di esperienze per capirlo. Ma insomma siamo qui tutti vivi a parlarne insieme. O per lo meno a scriverne e leggerne.

Tutto questo ragionare mi è nato in parte dagli ultimi due incontri con autori che mi sono capitati di recente. Uno per la radio, quando è stata ospite Elvira Seminara con il suo Atlante degli abiti smessi al programma che conduco insieme a Erica Tramontini e che si chiama Pillole Concezionali.

L'altro, il più recente, con Ferzan Ozpetek con il suo Sei la mia vita a BookCity Milano nel corso di un evento per blogger. Entrambi gli incontri, come sempre, sono stati significativi per me. Perché se da un lato rappresentano un consolidamento di un'avventura cominciata qualche anno fa con questo blog, dall'altro sono state occasioni di riflessione più pacata e calma a proposito del rapporto tra incontro dal vivo e scrittura (e lettura) ed eventi. Un tema che di certo non si può esaurire in una pagina di blog ma che mi piace affrontare.

Oltre a Equilibrio ho capito un'altra cosa, alla fine. Che quello che più conta sono "i temi". Come a scuola. Cavoli: ecco cosa era IL TEMA. Era questo. Tutto il resto è preparazione e organizzazione per poter distillare questi temi, che spesso sono valori. 

Nel romanzo di Elvira Seminara il tema è, in definitiva, il passaggio di emozioni, informazioni e storie di una madre a una figlia attraverso i vestiti. In quello di Ferzan Ozpetek invece è l'autenticità di un amore e le scelte importanti che ti porta a fare. Ecco. Capito, circoscritto, e messo definitivamente nel cuore, nell'anima se vogliamo, nell'archivio di questo blog.

"La vita però sa darti amare lezioni quando ti rifiuti di prenderla sul serio". Ha scritto Ozpetek nel suo romanzo. Sostituite vita con evento...

Ah: grazie a chi continua a leggere questo spazio con affetto.