venerdì 30 giugno 2017

Eventi estivi libreschi imperdibili in Italia.

Immagine presa da qui

[Alert. Questo post lo avevo programmato da un po', mentre quello precedente è stato estemporaneo e pubblicato più d'istinto, per cui non vorrei sembrarvi troppo singhiozzante nella pubblicazione dei miei post]. 

Ma per arrivare al dunque, vorrei segnalare, un po' come ho fatto il mese scorso per i concorsi e premi letterari per esordienti e non, tre eventi estivi letterari. Secondo me, partecipare a eventi letterari è una bellissima idea. Non va bene, sempre a mio parere, ubriacarsene, nel senso che, seppure con formule diverse, i festival hanno molto in comune e l'"ubriacatura" di persone, paesaggi, idee e confronti è giusto farla ma a piccole dosi. L'ideale è allora forse partecipare a un evento importante all'anno (se si può), scegliendolo tra la marea di possibilità esistenti. Importante non vuol dire necessariamente "grande" perché esistono piccoli festival magari in città meno esposte e in provincia che sono meravigliosi. 

Segnalo qui tre eventi con un criterio: ci vorrei partecipare io per prima (o ritornare). La scelta però è davvero vasta per cui spero che ognuno possa trovare il suo festival estivo ideale e andarci con fiducia e soprattutto divertirsi. 


 - LE CONVERSAZIONI - Comincia oggi a Capri l'edizione 2017 di un evento al quale ogni anno sogno di partecipare e non riesco mai. Ideato da Antonio Monda e Davide Azzolini, questo festival conta parecchi ospiti internazionali - in particolare statunitensi - di grande valore. Il focus dell'evento è la conversazione su un tema che, questa volta, è Bugie/Lies. Il bello delle Conversazioni è che la formula è un po' più elaborata e pensata di qualsiasi altro festival perché i dialoghi vanno in profondità sui temi per cui ci troviamo al limite tra l'evento estivo e il convegno internazionale dove però si respira l'aria estiva di Capri: immaginate qualcosa di meglio per i prossimi giorni di sole?

- IL LIBRO POSSIBILE - Questo è uno dei festival letterari più belli d'Italia. Ci sono stata qualche anno fa e non lo posso dimenticare. Questa è la XVI edizione. Lo scenario è molto suggestivo: Polignano a mare in provincia di Bari. Una delle cittadine più incantevoli che io abbia mai visto. Fino all'8 luglio ci saranno incontri e serate con autori interessanti.

- L'ISOLA DELLE STORIE (Festival letterario della Sardegna) - Giunto alla XIV edizione, questo festival legato a Gavoi e ha un fascino unico. Ne sento sempre parlare, lo vedo descritto sui giornali e social network. Vi consiglio di sbirciare il programma e scoprire qualche appuntamento adatto a voi. La grafica è molto curata e ci sono anche alcune mostre d'arte da visitare in contemporanea.

Se avete qualche spunto sarei felice di scoprire altri festival e spero che qualcuno di voi potrà partecipare a questi tre fantastici appuntamenti estivi e letterari. 


mercoledì 28 giugno 2017

Libri e tazze.


In questi giorni di caldo, come spesso accade in estate, in mancanza di argomenti più importanti, si sono diffuse piccole "polemiche" su twitter. Di base, per nulla interessanti, queste polemiche però un po' mi riguardano perché mi sento toccata sul vivo. 

Il tema è: le foto di libri con le tazze e /o le colazioni. Tutto è partito da un tweet di @Einaudieditore che sostiene siano ormai un po' noiose queste foto di libri con le colazioni. Ma più che altro, il tweet pone questo dubbio: sono le colazioni a far da "supporto" al libro o viceversa? 

Moltissime persone sono insorte e hanno cominciato a rispondere. Chi piccate chi invece d'accordo con lui. E addirittura si è diffuso un hashtag, proposto da una blogger che stimo, @DianaDi87

L'hashtag è #LibriAColazione e propone di postare oggi le proprie foto di libri a colazione appunto. La polemica riguarda una annosa questione: le copie in omaggio, il farsi notare da parte dei "blogger" per ottenere copie in omaggio, chi riceve copie in omaggio e chi no. Etc. Quanto a me, ho scritto un tweet in cui dico che da tempo fotografo libri con tazze e non immaginavo questa "deriva". 

Parallelamente a questa querelle, mi è anche successa una cosa curiosa. Da qualche anno, ho diminuito il mio intervenire su twitter perché mi stava un po' annoiando e per proteggermi da vaghe forme di leonismo da tastiera. Ma l'altro giorno ho deciso di scrivere un tweet in cui domandavo a @laeffetv perché nel loro programma televisivo sui libri - #UnLibroPerDue dove persone più o meno famose del web si scontrano su un libro, seduti sul divano di un caffè - il perno fosse il litigio.

Questo perché io personalmente patisco i litigi e quelli televisivi oltretutto mi stroncano i timpani. Credo che si possa stare insieme e parlare dei temi senza arrivare allo scontro, al "con me o contro di me", ma evidentemente non sono in molti a pensarlo.

Loro tuttavia mi rispondono che il perno è il dibattito (Nanni Moretti docet) e non il litigio. Ok, io rispondo che "mi vanto" (il tono è ironico) di aver creato il primo blog letterario italiano con tazze e libri e che perciò abbiamo qualcosa in comune (loro mi invitano a seguirli ancora). Posto che non amo la TV specialmente da quando ho partecipato a un programma di Frizzi in cui hanno tagliato le parti più importanti del mio intervento facendomi risultare una persona diversa da quella che sono, sicuramente loro invece li seguirò perché comunque l'idea dei libri in TV è bella e mi piace.

Per arrivare al dunque, nel mezzo della mia conversazione con loro, si inserisce Letizia Sechi in questo modo:









Letizia Sechi non è un troll ma una persona che lavora in Rizzoli e dunque una stimata addetta ai lavori editoriali. Le ho risposto che ero ironica e che se vogliamo l'accostamento libri e caffè lo hanno inventato i fratelli Verri e Cesare Beccaria nel 1764, come si evince qui

Questi episodi, cioè la polemica sui libri a colazione e l'intervento di Letizia mi hanno fatto riflettere molto su alcuni punti. Uno è l'approccio degli editori verso gli utenti del web, blogger, instagrammer etc. Che secondo me è nevrotico. 

Parlo in generale, ovviamente, ma affermo che se da un lato c'è una sana curiosità e stima per le idee originali nonché una possibile apertura nel collaborare alla promozione dei libri, dall'altro si nota una sorta di svalutazione intrinseca quasi come se la categoria  "blogger" (da qui in poi per intendere tutti i fruitori del web che non lavorano stabilmente presso un editore) fosse una classe sociale inferiore e aliena. Ci vorrebbe un sociologo o un antropologo o un economista o tutti e tre per sciogliere questo nodo, ma mi pare che a occhio e croce sia un po' così. 

A me è capitato spesso, ad esempio, di veder buttare il bambino con l'acqua sporca. Nel mondo editoriale, credo che nessuno sappia che io (si parla tanto di me su questo blog, perdonate l'autoreferenzialità) sia laureata a pieni voti in letteratura americana, abbia vinto una borsa per merito (sic) per un master in progettazione editoriale, abbia pubblicato racconti su riviste come Nuovi Argomenti, abbia scritto un romanzo etc. 

Di me si sa però che sono una delle tante "blogger di tazze". 

L'altro punto è il mio "primato" temporale. L'istanza, cioè, che ha turbato Letizia Sechi tanto da spingerla a intervenire a gamba tesa nella conversazione che stavo avendo su twitter con un'altra persona. 

Quando mi sono resa conto, infatti, che le foto di libri con tazze abbinate a uno stile di scrittura (quando c'è, perché molti "blogger" non scrivono ma scattano solo fotografie) si stavano diffondendo a macchia di caffè sul web, ho deciso di segnalare il più possibile il fatto che l'idea originaria fosse mia. Beninteso, non l'idea del caffè associato alla letteratura (!) bensì la formula specifica e inconfondibile delle fotografie che, vi piaccia o no, ho cominciato a scattare io sul web. 

Insomma, ho fatto come le aziende che mettono sull'insegna la data della loro nascita: come Vergnano 1882. 

Perché si fa così? Perché qualsiasi persona decida di creare un "Vergnano" (o Pergnano o Mergano o Vergnano - a - colazione) dopo il 1882 è chiaro che ha copiato, mutuato, ripreso, rivisitato, ampliato e forse anche migliorato, per carità, l'idea inventata da Vergnano, appunto nel 1882. Bon. Semplice, no?

Sembra che invece questa normale prassi - per gli addetti ai lavori in editoria - sia considerata un gesto da mitomani o una vanteria egoriferita. 

In realtà, qualcuno che si ricorda del fatto che sono stata io per lo più a importare questa abitudine sul web c'è eccome e ringrazio queste persone (ad esempio Francesca Rodella che ha raccontato la mia case history in un convegno all'Università Cattolica di Milano). Per capirci, comunque, questa non è spocchia, antipatia o arroganza o chissà che: la mia è una normalissima specificazione di un fatto. 

Dopodiché, per quanto mi riguarda, tutto il mondo può e deve (ci mancherebbe altro) fotografare libri e caffè come più lo aggrada, questo non sarebbe neanche da dire. 

Comunque, per farvi una cronistoria di ciò che ho appena argomentato, vi lascio i link del mio percorso per sommi capi. Tutto l'archivio comunque si trova qui in basso a destra.

Una delle spinte più nascoste eppure importanti a chiamare questo blog proprio "Tazzina-di-caffè", che prima aveva un altro nome, nasce da qui. Siamo al 16 febbraio 2009. 

Nel gennaio 2010 questo blog prende definitivamente il nome che ha adesso. 

Questa è la prima foto di una tazza su questo blog: mi divertivo a impartire improbabili "lezioni di economia domestica" in tono ironico. Per inciso, scrivevo anche dialoghetti e raccontini.

In principio furono le descrizioni di colazioni: nel 2010 descrivevo a parole la tazzina che accompagnava la lettura del libro di cui facevo la recensione, qui un esempio di colazione in cui parlo di una torta alle fragole.

Infine, ho cominciato a fare la foto del libro e della tazzina, questa è la prima ed è atrocemente brutta, ma tant'è.

Le foto, per me, erano il pretesto per raccontare di libri in modo empatico. Benché, come laureata in Lettere, avessi alcuni strumenti della critica, non mi sono mai posta come tale perché la mia ambizione, dichiarata e autentica, era di fare la scrittrice (al di là dei risultati, sia chiaro).

Da quel momento in poi, editori, lettori, amici e sconosciuti hanno cominciato a interessarsi a questo blog: molti dicevano di essere attirati dalle foto, benché brutte o forse proprio per questo, che evocavano il profumo del caffè (e della carta) perché questa cosa, prima, volente o nolente, non esisteva.

Badate che non voglio ottenere nulla più che il riconoscimento di un dato di realtà. E sono felice che altri abbiano utilizzato le formule da me proposte (sia fotografiche che di approccio alla scrittura e al bookblogging) e in moltissimi casi le abbiano rese interessantissime e belle.

E ora, in ordine sparso, ecco le testimonianze fotografiche di ciò che vi ho appena scritto.

[Una conclusione: non ho idea di cosa accadrà in futuro a proposito del bookblogging personale e del rapporto con le case editrici. Non so che tipo di foto o forme di divulgazione prenderà piede. Quel che posso dirvi è quello che ho fatto io e vi sono grata perché molte persone mi hanno accompagnata in questa avventura che spero sia ancora lunga e piena di cose belle].



Non solo libri: ecco un "unboxing" ante litteram, con piantina. 


Correva l'anno 2013. Tazzine e piedi. Qui ero nella sede di Hub09 proprio per un' intervista a proposito di questo blog. 

Caffè e marmellate in un hotel. 

In stile starbucks.

Sempre 2013, la variante con il tè. 

Potevano mancare gli effettoni? 

Sì, ho avuto testimonial importanti. 
Qui siamo nel 2011... cioccolato rosa ne abbiamo?
Brandizzata.

Tazzine e mare (2013). 

#LibriAColazione 

Le persone mi mandavano le foto delle loro tazzine, questa è di Elisa Grego. 2012.

Compsizioni ne abbiamo (2012).

Vergnano 1882 (questo è un quaderno che mi hanno regalato proprio loro)

Colazione con libro e caffè. 2014.

Facevo queste terribili selfie artistiche lo ammetto. 

Hanna Arendt. 







sabato 3 giugno 2017

Gita al Santuario del Valinotto con la Compagnia di San Paolo.


La settimana scorsa, grazie a un invito della Compagnia di San Paolo, ho avuto la possibilità di partecipare a alla conferenza stampa di presentazione e celebrazione dei lavori di restauro svolti e visitare il Santuario del Valinotto - una magnifica cappella campestre costruita negli anni 1738-39. 

La realizzazione è stata progettata dall'architetto Bernardo Antonio Vittone su una cappella precedente che era un pilone votivo, di cui resta testimonianza attraverso un affresco del XVI secolo che rappresenta la Madonna del latte.

Gli affreschi invece relativi alla costruzione settecentesca sono attribuiti a Pier Francesco Guala. E proprio questi ultimi sono stati oggetto di un'importante opera di restauro, oggi arrivata a compimento e resa possibile proprio dalla Compagnia di San Paolo. 

Sono grata alla Compagnia per le iniziative nelle quali, insieme ad altri colleghi, vengo coinvolta come testimone partecipe. 

Questa gita, in particolare, ha avuto un significato per me. Oltre all'ammirazione per la bellezza degli affreschi e delle architetture del Santuario, ho potuto apprezzare il fatto che questa chiesa sia stata costruita a beneficio dei contadini del posto e che adesso il territorio ha di nuovo il suo luogo di culto nel pieno della sua integrità. 

Siete sul mio blog, dunque vi dico sovente cose di me: sono una ragazza di campagna, nel senso che è dalla campagna canavesana che proviene parte della mia famiglia e dove sono cresciuta (nelle lunghe estati infantili, e pure qualche inverno). Per me la campagna riconnette in modo intenso con i ritmi autentici della natura ed è qui che le persone sono a contatto, bene o male, con il creato, con il mondo, in modo più diretto. Le comunità che, in campagna più che altrove, si stringono intorno alla chiesa locale sono dei mondi ricchissimi per me sia come essere umano che come persona interessata alle storie. Mi viene in mente l'universo di vite che ha creato Kent Haruf nella sua immaginaria Holt. Secondo me, nei nostri territori italiani ci sono vicende altrettanto interessanti ed emozionanti.

Vi dico anche che questa gita cade in un periodo specifico della mia vita: dieci anni fa a quest'ora un fatto molto difficile ha cambiato la vita della mia famiglia e mia in modi tanto trasformativi quanto dolorosi. Dieci anni fa non avevo le risorse, o non credevo di averle, per far fronte a fatti che, nella mia percezione, erano più grandi di me. Osservavo le vite degli altri su facebook (che esisteva già) e mi sentivo ai margini della felicità, priva di speranze, mentre tutti costruivano e ne davano testimonianza visiva sui social network, io nuotavo affannosamente in acque alte, senza vedere la fine del guado. Se mi avessero detto, allora, che dopo dieci anni avrei avuto le energie anche solo per accudire un gattino, come mi sta succedendo ora, o per fare qualcosa di molto bello o semplicemente una gita come quella di sabato scorso, avrei fatto spallucce, rassegnata. 

Invece, e questo post, l'avrete capito, vuole esulare un po' dalla gita in sé. lancio un messaggio nella bottiglia a chi, proprio in questo momento, si sente come ero io allora. Le risorse le abbiamo tutti davvero. In quel momento piano piano ho fatto fronte alle cose, ho avuto degli aiuti, in particolare un'amica che oggi non c'è più che si chiamava Beniamina, un nome da buoni, e sono sicura che tutti voi avete una Beniamina nella vostra vita, basta saperla vedere, che mi ha aiutata in senso pratico a sbrogliare le faccende burocratiche in cui ero un disastro totale. 

Infine adesso è accaduta questa piccola bella opportunità della gita - che descrivo qui a titolo di esempio tra altri e metafora - e dico a te che leggi e magari sei giovane o pensi di essere meno degli altri che può accadere qualcosa di analogo, più o meno simile, in base alla tua vita, e che sarà il segno che la possibilità di stare bene e di sperimentare sentimenti di felicità esiste per tutti.

Non dico che sia facile, ma senz'altro si può. Questi blog servono anche a questo. A dire questo genere di parole a chi non pensa di farcela. 

A tutti gli altri, invece, consiglio comunque di salire in macchina e di fare una visita a questo gioiello architettonico e lasciarsi ispirare da un momento di silenzio e meraviglia.