lunedì 30 giugno 2008

Ho imparato la lezione.

Ho imparato finalmente una cosa banale, semplice, stupidissima e utile, che dovrebbe far parte del naturale corredo di logica di ciascuna persona civilizzata, che utilizza il telefono. La premessa è che la mia stanza è ricca di fogli, pezzi di carta di ogni genere e consistenza, su cui negli anni ho appuntato svariati numeri di telefono. Ebbene: quasi mai, accanto ai suddetti numeri, sono stata capace di aggiungere anche il nome della persona corrispondente. Questa stanza così è un covo di carta e di numeri, indistinti, indeterminati, evanescenti come la mia stessa memoria. Miopi come i miei stessi occhi. Sonnolenti, come la mia stessa indole. Ma oggi l'ho fatto: per la prima volta ho scritto, sul bugiardino dell'Enterogermina, un numero di telefono e poi, prima di riporlo disordinatamente insieme alle altre cose sparpagliate sul tavolo, ci ho scrittto vicino il nome. E anche il cognome! Casomai si confondesse con altre persone omonime (perché anche questo conta). A questo punto, si potrà legittimamente pensare che non ho altro di meglio da fare o da scrivere. Così non è. Avrei mille cose da fare, un sacco di pensieri, tremila idee, ottomila paure, quindicimila apprensioni, vagonate di ansia, speranze, sogni a occhi aperti. Ma sono sicura che da qualche parte bisogna pur ri-cominciare. No?

China Girl/2

Oggi sono tornata al negozio di orli. Che poi a ben vedere è un luogo misterioso. Un negozio dove le donne passano il tempo ad accorciare pantaloni e maniche. Proprio un luogo immateriale. Scavalcando un cagnolino color ocra letteralmente spalmato sul gradino di ingresso, mi accorgo che la sartina cinese, Maria, non c'è più. C'è solo la signora in affanno, sempre più affannata. E la titolare del negozio, in splendida forma anche se vezzosamente accaldata. Ritirati i nostri tre pantaloni estivi. Faccio per andarmene, quando, dopo un ultimo tentativo, vedo in affetti in lontananza una schiena curva vestita di celeste. Speriamo che sia lei, che abbia ottenuto il lavoro.

Hans Ulrich Obrist.

Questa notte al The Beach qui a Torino il curatore e co-direttore della Serpentine Gallery di Londra verrà intervistato da Carla Accardi, Stefano Boeri, Fabrizio Gallanti, Armin Linke, Federico Nicolao, Paola Nicolin, Mario Piazza, Michelangelo Pistoletto, Matteo Poli, Tullio Regge, Grazia Toderi, Massimo Torrigiani, Angela Vettese. Un evento organizzato dalla rivista Abitare. Vale sicuramente la pena.

venerdì 27 giugno 2008

Cosa c'è in città.

Al posto di germogli
Limoni e foglie di acanto
In città ci sono gli occhi delle donne
Arabe e cinesi
al mercato.
C’è il bianco abbagliante dei capelli delle nonne
E il bianco latte della pelle dei nipotini nella culla.
C’è l’arancio sbucciato delle mani dei venditori
E il nero forte del pelo dei cani assetati.
C’è il grigio che sprigiona mille gocce trasparenti
Dei piccioni sotto le fontane verdi.
C’è il giallo del mattino e il celeste dell’estate
C’è il rosso dentro il cuore rosso che ancora
Si stringe e si batte per vivere questa giornata che incomincia.

Dimentico.

Quando sono sola
e chiudo la porta
dimentico l'abiezione e il dolore
del mondo del mio mondo.

Vedo le cose come in un vecchio
caleidoscopio degli anni ottanta
rosa celeste e brillantino.

Dimentico la malizia dei maschi
e il sospetto delle femmine.
Dimentico le domande dei piccoli
e le aspettative dei grandi.

Mi dimentico il mio nome e la mia faccia.
E vedo tutto girare bene
come nel sogno dei sogni.

Appesi.

Siamo appesi
a un filo di ragnatela.
Appesi a un capello
d'oro degli angeli.
Appesi a collanine d'argento
appesi a un fil di lana
appesi a un filamento di DNA.

E siamo appesi ai fili del telefono
appesi a una stretta di mano
appesi al cordone ombelicale.

E siamo appesi ai panni stesi
al filo della flebo
alla corda da saltare.

E siamo appesi alla memoria.

martedì 24 giugno 2008

Bugo.

http://www.bugo-net.it/web/

Ai concerti torinesi di Bugo c'è gente di ogni tipo. Quindicenni in libera uscita, nerd che sanno a memoria le sue canzoni, famiglie con bambini, studenti universitari e bruttoni spaventosi.

domenica 22 giugno 2008

sabato 21 giugno 2008

China Girl.

Ieri pomeriggio ero in un negozio di orli con mia mamma. Di quelli a cui si portano i vestiti troppo grandi o rovinati. Una specie di sartoria in franchising. A un certo punto suona il campanello. Alla porta c'è un uomo cinese, sui 35 anni. "Ecco Maria, è arrivato tuo fratello", dice la sarta, schiacciando l'apriporta sotto il bancone. L'uomo entra con passo deciso e la fronte corrugata. La sarta chiama ancora la ragazza nascosta nel retro "Maria", lasciando mia mamma ad armeggiare davanti allo specchio infagottata in un paio di pantaloni verdi larghissimi puntellati di insidiosi spilli e me, ridicolmente accovacciata su una sediolona a contemplare la smisurata lunghezza dei miei improbabili pantaloni a sigaretta. "Può restare ancora mezz'ora sua sorella?" chiede la sarta, in affanno. Intanto Maria appare, con i suoi occhi a mandorla, i suoi lunghi capelli neri, la sua maglietta rosa, i suoi jeans e il suo sorriso immotivatamente raggiante. "No". Risponde l'uomo.
"Allora può venire domani mattina. Pagata eh. Quattro ore".
E lui: "Si, va bene domani mattina. Ma come va? Come lavora?"
Chiede con insistenza.
Mi ha ricordato non so perché un ispettore scolastico del ventennio fascista. "Mah, si, va bene. Bisogna un po' starle dietro..."
"E cosa fa? Cosa fatto? Che lavoro?"
A questo punto la sarta scompare nel retro e ricompare dopo pochi istanti con un paio di pantaloni marroni alla rovescia. "Ecco. Vede: questa cerniera? Aveva sbagliato, poi le ho detto cosa doveva fare. Eh si bisogna starle un po' dietro... ma piano piano... dai... vediamo un po' domani come va".
"Va bene" taglia corto l'uomo. E mi lancia un'occhiataccia sospettosa.
Alla quale io rispondo con lo stesso sorriso ebete di sua sorella. Immotivatamente felice e accondiscendente. E se ne vanno così. Con un "arrivederci" tra i più freddi e formali che io ricordi. La sarta, con la fronte imperlata del sudore e della stanchezza di un venerdì pomeriggio di inizio estate, ritorna allora da noi. Sempre più affannata. Vorrebbe dire qualcosa, un commento seccato, un pettegolezzo indignato, ma le si strozza tutto in gola. E continuiamo le nostre faccende femminili. Mute.

venerdì 20 giugno 2008

Troppo.

Essere brutti come un ragno
ma senza il misterioso privilegio di una ragnatela.

mercoledì 18 giugno 2008

Meglio male.

Come sostiene anche il cantautore Mariottide: "è meglio male".
Infatti non sempre è saggio esplodere candidamente in manifestazioni esagerate di gioia ed esaltazione a ogni piccola micronotizia buona. Meglio male. Meglio spiare le cose belle con l'occhio affilato del Leone che sembra tonto ma invece è il Re della Foresta. Anche lui ha capito che è meglio essere torvi. Che è meglio male. Il Leone è il più bello, il più forte, il più fortunato animale. Eppure si mangia gli altri, fa il cattivo. Perché sa che è meglio male.

martedì 17 giugno 2008

Quesito.

Mi chiedo se sia meglio il caldo appiccicoso delle solite estati torinesi afose in cui apro il frigo solo per respirare un po' d'aria perché l'atmosfera circostante sembra composta solo più di acqua bollente oppure questo freddo novembrino e piovoso che mi sta riducendo a dei livelli di malinconia da ricovero.

lunedì 16 giugno 2008

Oggi.

Oggi ho capito che sono dentro qualcosa di più grande di me. Che veleggio senza vela sulla mia barca di legno. Piccola e senza remi. Senza cartina, senza timone. A pochi centimetri dall'abisso del mare e a faccia a faccia con i raggi alti del sole. Del tragitto appena trascorso, ho perso la memoria. Della direzione, ho perso la visione lucida. Ho tutto il mondo per me, e ci sono dentro. Eppure mi manca tutto. Sono nel punto più in centro, più in fondo, più dentro qualsiasi avventura abbia mai vissuto o immaginato. Eppure ho nostalgia della sicurezza della Terra, che non conosco, che non ricordo. Sono un vetrino levigato e azzurro che si rotola nell'onda, sono un gabbiano bianco che non si posa. Ho tutto lo spazio del mare, ma mi manca il respiro concreto degli alberi saldi sulla spiaggia. Mi sembra di aver perso il controllo di tutto, di aver rinunciato a disegnare una traiettoria in cui muovermi normalmente. Oggi ho proprio capito che sono completamente preda degli eventi. Che non l'ho scelta io questa posizione in mezzo al mare da sola su questa barchetta impropria. Eppure mi ci sono legata con le corde e la sera mi ci accuccio dentro a dormire. Ho capito che tutto questo è più grande di me. Che questa barchetta mi fa piangere e mi tiene in vita sopra il mare sotto il cielo. Che per questa barchetta, per queste corde io vivo e mi procuro da mangiare. Ho capito che non lo volevo, di ritrovarmi qui adesso. Eppure ci rimango. Mi tengo la paura forte la notte. E mi consolo un po' alla luce del mattino.

venerdì 13 giugno 2008

Ancora.

Lo sento ancora il profumo dell'aria buona
che arrivava dalle ringhiere bianche del balcone.

Li sento ancora i mattoni caldi del pavimento d'estate
e le montagne che vedevo dalla finestra le vedo
ancora se chiudo gli occhi e sento il profumo azzurro degli alberi verdi.

La sento ancora sul palmo della mano la schiena piccola
del mio gattino appena nato.
Li vedo ancora luccicare i giocattoli nuovi.

Lo sento ancora il rumore della carta con tutte le parole nuove che ho imparato incise sulla pagina bianca.
La sento ancora la palla che rimbalza sul muro e il gusto del sangue delle ginocchia sbucciate.

Lo vedo ancora il mondo dall'alto in cima allo scivolo di ferro.
La vedo ancora la mia casa verde e il cielo grande bianco e azzurro.

Lo vedo ancora il sorriso di mia mamma. In una nuvola di silenzio.

martedì 10 giugno 2008

Torna la nebbia a Torino.

Quando il cielo è grosso e grigio
Come un ippopotamo volante
Trafiggo il banco di nebbia cittadino
Guardo fuori dal tram buio.

L'aria fredda è acqua gelata
E vuole lasciare dei messaggi
Ultimi messaggi da tempo inascoltati.

Torna la nebbia, dopo anni e anni
Torna a Torino di notte
La vedo dentro la macchina
Forte e leggera prende tutto.

Tutti gli oggetti
sembrano storti.

Il tempo nero annebbiato
si porta via qualcosa.

lunedì 9 giugno 2008

Good morning good morning.


Che bello qualche volta stare svegli di notte e ascoltare i Beatles. Il tempo passa e non passa!
E che bello il piccolo pezzo Reprise di Sgt. Pepper's Lonley hearts club band. We hope you really enjoy the show.

sabato 7 giugno 2008

L'Aleph.

Prima avevo un PC enorme, arrivato a casa nel 1998, rumoroso, lento e pieno di virus. Adesso ho comprato un PC piccolo, economico, tutt'altro che perfetto o tecnologicamente interessante, ancora un po' da sistemare ma bello. Mi piace la forma liscia, quando sta chiuso in silenzio come una cozza lucida appena pescata. Poi quando lo apro, mi piace la sua musica di benvenuto, discreta e seria ma segretammente promettente, e lo schermo chiaro con una foto chiara in cui si vede bene il mare. E poi il mouse che è leggero e rapidissimo, e i tasti, che sono leggeri e rapidissimi e fanno andare il cervello più veloce. A volte ho la sensazione che profumi di fragola e caffè. Effettivamente in certi momenti sono una cosa sola con questo PC. Ci sono dentro infinite cose, infiniti amici, infiniti libri, c'è anche una minaccia, una paura che può falciare via le dita all'improvviso. E' alla fine "il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli". "Oh God, I could be bounded in a nutshell and count myself a king of infinite space". Hamlet, II, 2.

venerdì 6 giugno 2008

La persona giusta.

"Un giorno incontriamo la persona giusta. Restiamo indifferenti, perché non l'abbiamo riconosciuta: passeggiamo con la persona giusta per le strade di periferia, prendiamo a poco a poco l'abitudine di passeggiare insieme ogni giorno. Di tanto in tanto, distratti, ci chiediamo se non stiamo forse passeggiando con la persona giusta: ma crediamo piuttosto di no. Siamo troppo tranquilli; la terra, il cielo non sono mutati; i minuti e le ore fluiscono quietamente, senza rintocchi profondi nel nostro cuore. Noi ci siamo sbagliati già tante volte: ci siamo creduti in presenza della persona giusta, e non era. (...) La cosa strana, con questa persona, è che ci sentiamo sempre così bene e in pace, con un largo respiro, con la fronte che era stata così aggrottata e torva per tanti anni, d'un tratto distesa; e non siamo mai stanchi di parlare e ascoltare. (...) E lasciamo la nostra casa e andiamo a vivere con questa persona per sempre: non perché ci siamo convinti che è la persona giusta: anzi non ne siamo affatto convinti, e abbiamo sempre il sospetto che la vera persona giusta per noi si nasconda chissà dove nella città. Ma non abbiamo voglia di sapere dove si nasconde: sentiamo che ormai avremmo ben poco da dirle, perché diciamo tutto a questa persona forse non giusta con cui adesso viviamo: e il bene e il male della nostra vita noi vogliamo riceverlo da questa persona e con lei. Scoppiano fra noi e questa persona, ogni tanto, violenti contrasti: eppure non riescono a rompere quella pace infinita che è in noi. Dopo molti anni, solo dopo molti anni, dopo che fra noi e questa persona si è intessuta una fitta rete di abitudini, di ricordi e di violenti contrasti, sapremo infine che era davvero la persona giusta per noi, che un'altra non l'avremmo sopportata, che solo a lei possiamo chiedere tutto quello che è necessario al nostro cuore". (Natalia Ginzburg)

mercoledì 4 giugno 2008

Everybody had a bad year.

Non è stato il più brutto, ma il più difficile, sconvolgente, assurdo, complicato anno della mia vita. 4 giugno 2007/4 giugno 2008. E si ricomincia da qui.

lunedì 2 giugno 2008

I cattivi.

Si nascondono ovunque! Anche quando, per un caso o per prorpia natura, non si è fatto nulla di male, ho scoperto che possono arrivare delle accuse finte e inventate e anche gravi che possono fare molto male. A me è successo di recente, e non immaginavo proprio.