giovedì 30 maggio 2013

Roberto Bolaño - 2666.


Roberto Bolaño, 2666, Adelphi

C'è un motivo per il quale sono passati così tanti giorni dall'ultimo post. E il motivo è che, ritagliando del tempo al non-tempo di pensieri, cambiamenti, paure, gioie e terrori, ho cercato di finire 2666. Travolta dal frullatore del Salone, non ho però trascurato la mia passione per le coincidenze o, chiamateli, se volete, segni del destino.

Il Cile era infatti il Paese ospite di questa edizione. E quella scritta al Lingotto qui di Torino, Chile, mi accoglieva tutte le mattine in quelle strane giornate. Ma, naturalmente, non basta. 

A presentare il mio primo romanzo, alla sua prima presentazione, come vedete dalle ultime foto dell'ultimo post, c'era Dario Voltolini. Che, per fare un paragone calcistico che capiscano anche i maschi all'ascolto, per me era come per un ragazzino tifoso fare due tiri non lo so con Totti o Del Piero, in uno stadio vero, con le scarpette vere e il pubblico vero che aveva pagato il biglietto vero e un panino e una birretta veri e ti guardava in attesa distratta ma in verità vigile che tu faccia qualcosa non dico di buono ma di decente, senza perdere la dignità. 

Quando è apparso, dopo mie svariate telefonate di richieste di rassicurazioni - "Dario... domani,  verrai, vero, sicuro, verrai?" - ho pensato a un miracolo. Non è uno scherzo. 

Una volta una persona cara mi ha detto: "l'amore è un miracolo". Ma non solo, anche l'amicizia lo è. E anche questa cosa che è accaduta a me di Dario Voltolini che appare. Cioè che Dario Voltolini abbia letto il mio romanzo. E l'abbia presentato e descritto davanti a tutte quelle persone allo Spazio Incontri una decina di giorni fa. Devo ancora capire bene, ma è una cosa talmente bella che stento a riconoscerla nella mia mente, come una luce un po' troppo abbagliante.

Ma non solo, non solo. Qualche tempo fa, avevo letto questo articolo qui. Di Baricco. Che, per chi conosce un pochino questo blog, sa essere un'altra delle mie divinità. Baricco lì scriveva che gli era arrivato un giorno un sms del suo amico e scrittore & genio Dario Voltolini (ovvero, badate bene, lo stesso che vi dicevo io) in cui scriveva questa frase: "Letto Bolaño. Cambiato mestiere". 

Ne ero rimasta impressionata. E avevo comprato il libro. 

Chi osa far cambiare mestiere a Dario Voltolini, per l'amor del cielo?

Un libro enorme. Che sono cinque insieme e si possono leggere a piacimento. Un po' come Rayuela di Cortázar. E un po' come quel libro, anche questo è considerato un'opera-mondo in cui c'è tutto, sostanzialmente il problema del male, della vita, della morte, dell'amore e del mistero. E della letteratura. Che è un mistero, e un miracolo ed è amore allo stato puro, nel senso di creare spazio per l'altro, ovvero il lettore, o almeno così sto capendo io nelle mie ricerche indefesse su cosa sia l'amore, prima o poi lo capirò, spero. 

Dunque. Se Voltolini ha cambiato mestiere dopo questa lettura, potete ben immaginare cosa può essere successo a me. 

In questi dieci giorni in cui ho tentato di riprenderlo (l'avevo già iniziato). Ho cominciato dal fondo, così mi sto tenendo il primo come ultimo. E saltando dei pezzi, lo dico per onestà. E non l'ho finito ancora. Ma anche Baricco ha detto di averne letti quattro su cinque, tenendosene volutamente uno da parte come buon auspicio e, se ho ben capito, consonanza con le volontà all'incirca dell'autore stesso, dalla breve e intensa vita mortale.

A me ha dato il capogiro. Oggi, ad esempio, che leggevo parti del primo, stavo male.

C'è da dire che sto attraversando un passaggio di vita particolare. Mi sento sperduta, ma lo dico così per dire, non per lamentarmi, ma perché siamo un po' come a casa mia qui e vi racconto allegramente i miei fatti. Comunque in alcuni momenti di transizione come il mio, i libri come questo sono fondamentali. Ci stanno proprio come il cacio sui maccheroni. E più precisamente, libri così li scelgo sempre proprio quando il gioco si fa duro, come a voler alzare la posta in gioco della sfida, e, mi auguro quindi, della ricompensa.

Ma questo discorso c'entra poco con il libro in sé e forse più con l'intento dell'autore, posto che ve ne sia uno. Sempre Baricco dice che di lui, come di David Foster Wallace, lo ha colpito la strafottenza. La dismisura. Come è vero! E come sono le più pregnanti nella vita poi alla fine proprio le cose più strafottenti, le cose pazzamente folli e rivoluzionarie?! Che sono poi quelle che lasciano quel senso finale di dolcezza, di bellezza, e di autentica verità. Certo, ci vuole un po' di coraggio. Silenzio. Preparazione. Non fretta. Rispetto per gli altri. Per se stessi. Confidenza. Gentilezza e calma. In una parola: non è facile.

E cercavo proprio una cosa del genere da leggere adesso. Un Universo matto, profondo, reale di grande strafottenza, di forza, di energia micidiale e di sicurezza. Nel crollare delle certezze, questo libro restituisce (ma è chiaro che non lo finirò mai) il senso della vita, cioè il senso del potercela fare nonostante tutto. Letto questo, fatto tutto. O quasi. Con quell'unica domanda che resta alla fine, che è: ma cos'è che ancora mi tocca capire? 

Perché è così clamoroso quello che succede, che sembra non esserci poi più altro da sapere. Per usare un'espressione abusata, 2666 ti smuove dentro. E come è scritto. Un scrittura piana, vicina al grado zero, che mi ha fatto l'effetto delle primissime letture adolescenziali, così molteplici, immense, immani, che mi facevano venire la nausea - Moby Dick, ma anche Il nome della Rosa, L'Idiota - alla fine, vedevo le stelle, nel senso di un calo di pressione. 

Cambiavo nel cuore, nella testa, nelle diottrie degli occhi, nel corpo. E così, anche oggi, anche oggi. Mentre leggevo, sentivo il sangue scorrere nelle vene. Sentire i libri nella carne. Nella sostanza. Nonostante tanta incertezza, tantissima paura, mi sentivo viva. Ben presente a me stessa. 

Un libro, come il migliore degli amici, ancora una volta, mi ha salvato cambiato la vita. 

Non so adesso bene cosa succederà.

Cambiare mestiere? Cambiare casa? Cambiare città? Cambiare vita? Cambiare battiti cardiaci? 

Cambiare tutto. Senza dubbio, cambiare qualsiasi cosa.

lunedì 20 maggio 2013

Salone del Libro - Giorno #5 - Molte emozioni.

Il primo caffè con gli Incubatori.

Fare un piccolo tour di ricognizione (per il comunicato stampa di chiusura) e parlare con alcuni editori sulla loro permanenza sabauda. Un inizio di giornata frenetico, ma gentile. Come speravo.

Poi è arrivato il momento della presentazione del mio romanzo. Il metodo della bomba atomica. Al momento, non trovo le parole per descrivere questa emozione. Non mi viene neanche un pensiero. Solo gratitudine per chi era lì, per chi ha comprato (tutte le copie esaurite!!) il libro e chi ci ha ascoltati raccontarlo. Credo che il motivo per cui non so cosa scrivere sia quella vecchia storia del "non raccontate mai niente a nessuno, se lo fate finisce che sentite la mancanza di tutti". Suppongo sia proprio così. Non è un caso forse che mi saltino in mente le parole di Holden proprio ora. Nell'ufficio solitario qui sotto del Salone, mentre stendo incredula queste righe. (Foto di Simone Spada).

C'è stato un "firmacopie" per me. Mi avete commossa con la vostra gentilezza, bellezza, affetto e regali. GRAZIE (Foto di Simone Spada).
Lui è Dario Voltolini. Realmente. (Foto di Simone Spada)
Solo le nocciline di Chivasso allo stand del Circolo dei Lettori potevano tirarmi un po' su dopo il più clamoroso calo di zuccheri della storia.

Per raccogliere le idee dopo queste cose che vi ho raccontato, mi sono rifugiata alla conferenza stampa di chiusura del #SalTo13. #solocosebelle

Poi ho fatto un giretto al Padiglione 5, dove ci sono le parti più sognanti e riposanti del Lingotto. Qui, solo cose tenere, luminose. La conclusione dunque di questa esperienza di cinque giorni è stata che. Non lo so ancora. Non vorrei finissero queste cose però. E al tempo stesso sono curiosa di sapere cosa accadrà il prossimo anno, #SalTo14, o anche solo domani mattina. Grazie per aver letto queste cronache!

Salone del Libro - Giorno #5


Giorno #5. Lunedì. Sono a casa. Ho dormito poco, come tutte queste notti. Senza sogni, ma neanche senza incubi. Questo è un piccolo post di servizio, per segnalarvi cosa secondo me è da non perdere. 

Tutta la mattina io me ne starò con gli "incubatori", gli editori dell'omonima area. Ieri vi dicevo che mi colpiva il logo del progetto: una culla. Oggi mi farò cullare da loro, li saluterò e faremo foto e bilanci. 

Poi alle 14, in Spazio Incontri, ci sarà finalmente (perché non ne potevate più delle mie segnalazioni suppongo ;) la presentazione di Il metodo della bomba atomica. Con Alessandra Minervini e Dario Voltolini. Per tutte le informazioni, qui. 

Grazie a Letizia Bognanni, anche lei autrice di LiberAria, che ieri mi ha regalato questa foto su facebook. Che la forza sia con noi.


Ed ecco gli appuntamenti. Poi, naturalmente, più tardi, ci sarà il post riassuntivo di tutto...

1) Spazio Piemonte, 13.30, premiazione del Concorso Letterario Nazionale Lingua Madre.

2) Area Nutrirsi di Paesaggio, 16, Giardini di città.

3) Laboratorio Nati Per Leggere, 19.15, letture dai libri finalisti del premio Nati per Leggere.

domenica 19 maggio 2013

Salone del Libro - Day #4 - Cose immensamente belle.

Risotteria. In pausa pranzo mi è successa una cosa strana. Poetica. Erano le 15 veramente, per vantarmi che mangio tardi come le persone davvero impegnate! Ho preso un risotto gamberetti e zucchine e mi sono seduta a un tavolo da sola. Avevo bisogno di un momento di calma. A un certo punto, al mio stesso tavolo, si è seduto un signore distinto, con un fiore di carta all'occhiello. Era Ernesto Ferrero. Sul suo vassoio, un muffin al cioccolato e un bicchierino di frutta. Abbiamo parlato. Del Salone, un po'. E del cervello umano, di come qualche volta si confonde. A un certo punto io ho detto che qualche volta il cervello umano si inceppa, e magari ci fa dimenticare qualcosa. Anche cose semplici. Lui ha risposto: sarebbe interessante capire cosa lo inceppa. Cosa?
Poesia? Il logo di Incubatore è una culla. Per una serie di ragioni, non ultimo il delirio del Salone, avrei bisogno di qualcosa di dolce e protettivo come una culla. E voi?
 
Una buona idea sarà leggere questo libro. Che è uno dei miei due acquisti qui. Sunnyside di Glen David Gold della "mia" casa editrice, wow, LiberAria. Un romanzo su Chaplin, che io amo tantissimo. Non vedo l'ora.

Ciao, sono quella che sbaglia a fare le foto!! Però un'altra buona idea per chi fosse interessato a staccare un po' la spina qui al #SalTo13 è uscire fuori un momento. C'è uno spazio dedicato alla natura. E agli orti urbani che sono la mia vera passione, insieme ai libri.

I personaggini del Salone ti fanno capire che la vita è un grande mistero.


Salone del LIbro - Giorno #4


 Nell'epoca della riproducibilità tecnica delle cose belle, della mia nottata di ieri non ho testimonianze visive e iconografiche.

Ma. Credetemi sulla parola: è stato mistico.


Perché questo Salone per me è quello delle prime volte. Che sono uniche, per definizione. E non riproducibili, credo. Noterete una nota filosofica nelle mie parole. Perdonatemi, è domenica mattina e poche ore fa ero nel bel mezzo del più grande raduno di personaggi famosi dell'editoria che la Storia ricordi. Ad esempio, c'era.

No. Non posso. Non so nemmeno se ciò che ho visto era vero o solo una fantasmagoria: d'altro canto, la vita è sogno, diceva il filosofo!

Dunque dunque. Come raccontavo in questa imperdibile intervista qui a cura di quei geniacci di Hub09, che si sono inventati l'area blogger al Salone...


 Ho pensato di coinvolgere in questa mattinata domenicale una giovane blogger! Si chiama Silvia Trivero, le ho chiesto le sue impressioni sulla sua esperienza torinese di questi giorni del #SalTo13.
 Lei ora vive e lavora in Germania. Ha un blog bellissimo di libri, orientato molto sul digitale.
Cercatela infatti su laPantofolaDigitale

Ecco il minipost di Silvia!



Giuntina.
Il Salone del Libro è un posto magico. Un posto dove succedono cose potenti, un posto dove si incontrano persone speciali. Uno di quei posti che danno senso alla parola 'serendipità'.
Così in poche ore di un venerdì di sole e pioggia sono riuscita a vedere tanti libri e tante persone e a scambiare due parole con il mio editore del cuore, la Giuntina e con alcuni amici digitali. Arturo Robertazzi (@artnite) e eFFe (@abcdeeFFe) hanno parlato di romanzo digitale a Book to the Future (Arturo ha persino letto due righe della mia recensione a eZagreb, che onore!), come sempre ascoltarli è un piacere ed uno stimolo. 
E poi l'incontro del tutto fortuito con Noemi (la @tazzinadi caffè più famosa della rete!) e la dedica sul suo primo romanzo, 'Il metodo della bomba atomica'.
Cosa chiedere di più? Beh, forse un po' di tempo da passare al Salone ;)
 
E poi e poi. Ecco alcuni appuntamenti secondo me da non perdere di oggi:
h. 12.30 Sala Rossa - D'Annunzio 150. Qui.
h. 14 Arena BookStock - In territorio nemico. Qui.
Lei è Claretta Caroppo. Un'altra ragazza giovanissima e davvero talentuosa. Conduce un programma radiofonico di libri bellissimo, Lettera22 su Border Radio, che ha sede alle Officine Corsare, sede di alcuni eventi di SALONE OFF. E in questi giorni appunto di Salone si sta occupando molto dell'argomento. Ieri sera ha intervistato LiberAria Editrice e me. Un'attrice bravissima del Teatro Stabile, Francesca Mària, ha letto un pezzo di Il metodo della bomba atomica. E un racconto di Virginia Woolf. Ecco, cose così, e abbiamo parlato di Una stanza tutta per sé: tutti ne abbiamo bisogno, fosse anche un piccolo angolo segreto nella nostra mente. Grazie per questi giorni indimenticabili. Davvero!





sabato 18 maggio 2013

Salone del Libro - Giorno #3 - Cose particolarmente belle!

Il primo istante di lucidità della giornata mi accade alle 12, non a caso forse al Caffè Letterario, dove sono passata al volo per ascoltare qualche minuto di Marta Pastorino: il suo romanzo ve lo avevo raccontato qui sul blog, mi aveva molto colpita.
Poi bagno di folla (trovo posto solo seduta!!) a Book To The Future per ascoltare una ricerca dell'AIE sull'uso di Twitter da parte delle case editrici. Wow. Cose serie!


Una casa editrice cui tengo molto, di Incubatore, è Marotta & Cafiero.

Qui è tutto un delirio, un caos, un frullatore totale. Non c'è un secondo libero. Mai. Ma poi, correndo, un attimo di magia a Casa Cook Book. Mi saltano in mente parole come frutta, e dolcezza. Ah, se ve lo stavate chiedendo: NO non ne ho magiato neanche uno di quei cosini meravigliosi.


P.S. Gli altri anni non ne avevo tanto la percezione: qui ogni tanto si perdono dei bimbi. NO PANIC genitori all'ascolto spiegate ai vostri piccoli di andare al centralino e farvi chiamare da lì!! A domani, a domani.

Salone del Libro - Giorno #3

LA Festa Minimum Fax. All'Esperia.

Prima regola della Festa Minimum Fax: non parlare della Festa Minimum Fax. Ma farò un'eccezione alla regola: succedono solo cose belle. Scoperta sconcertante: anche gli intellettualissimi (forse) hanno un'anima!
Oggi si ricomincia così. Al di là di quei cancelli c'era un muro umano poco fa. Very good very good.

Segnalo alcuni appuntamenti secondo me da non perdere oggi:

1) Vissani per Casa Cook Book. Info qui.

2) Il Piccolo Principe. Info qui.

3) Asor Rosa. Info qui.

venerdì 17 maggio 2013

Salone del Libro - Giorno #2 - Belle cose!

A Book To The Future si lavora come se non ci fosse un domani!

Ho seguito questo appuntamento per lavoro, ma poi mi è venuto l'istinto irrefrenabile di fare un viaggio in posti belli. Si presentava un progetto di condivisione emotiva di viaggi. Davvero. Si chiama La mia Svizzera.


Gli svizzeri comunque sono i migliori. A ogni partecipante dell'ncontro regalavano una borsina. Ringrazio inoltre pubblicamente Francesco che sta facendo lo stage e sta imparando a usare twitter. In questi giorni. Qui. Al Salone. Con me. Son momenti che rimangono nella storia del mondo. #Sapevatelo



Non sarà come andare in vacanza, ma a un certo punto, non chiedetemi come, mi sono ritrovata qui. In mezzo alla natura.
All' NH Hotel del Lingotto. Con Marco Cubeddu e Anna Da Re. E Con una bomba a mano sul cuore.


E quando ho scoperto che la propropropropro zia di Marco era parente della nonna di Italo Calvino, ho pensato che la vita voleva dirmi qualcosa. Qundi sono stata alla sua presentazione con Giuseppe Culicchia. C'era un sacco di gente bellissima e tanto buonumore. E ora lo dico a futura memoria, tra poco me ne andrò allegramente e per la prima volta nella mia vita alla proverbiale festa di Minimum Fax. Per il resto, tutto a posto. Ci vediamo domani!!  




Ah. Volevo ringraziare TUTTI quelli che stanno passando dallo stand di LiberAria Editrice, il B 42. Nel Pad 1. Siete tanti e gentili. Non so come ricambiare questo amore!



Salone del Libro. Giorno #2 - cose bellissime!

Ieri ci siamo lasciati così!
Nell'area blogger di HUB09 Social Agency. Dove noi blogger abbiamo uno spazio per scrivere. E per bere litri di cedrata. Su quella sediolina mi hanno anche fatto un'intervista. Se passate da quelle parti c'è anche un muro dove lasciare ditate di inchiosto e pensieri vari. W la vita.
Dunque. Con questa storia delle interviste potrei anche prenderci gusto, basta eh. Seriamente, grazie Digital Festival e Zandegù per questo bel ciclo di interviste che fanno sugli ebook! Good luck!

Poco fa ero di nuovo a Incubatore. Tengo molto a questo progetto. E ad ascoltare Piera Rossotti Pogliano c'era tanta gente. Sono contenta. Raccontava del suo progetto EEE. Da scoprire. W i piccoli editori.

Dunque dunque. Questa giornata sarà lunghiiiiiiiiiiiiissssssima. Mi tocca bere molto, molto, molto caffè. Ci aggiorniamo dopo. Al prossimo post!


Ah. Ho un vero testimonial per il mio romanzo. IL testimonial per eccellenza Che ringrazio per l'amicizia. (@Einaudieditore)









giovedì 16 maggio 2013

Salone del Libro - Giorno #1 - cose belle!


La mia giornata è iniziata così. Lavoro con l'ufficio stampa dei progetti speciali. Ho fatto un tour di benvenuto.

Ho salutato questi 22 editori con meno di 24 mesi di vita ed è stata un'emozione pazzesca dopo averli sentiti per mesi al telefono o via mail. Ve lo dice una creatura della rete: non c'è niente di più bello di un contatto umano. Uno sguardo, un sorriso.

Tra una cosa e l'altra. C'è anche il mio libro! Da oggi in libreria. Ho già fatto delle dediche, ci sono dei segnalibro con le mie frasi. Ma è incredibile davvero. Grazie LiberAria Editrice.

Ho partecipato a un incontro promosso dall'AIE in Sala Business. Sul rapporto tra blog letterari e vendite di libri. Molto interessante. Ringrazio le persone che erano lì, che mi hanno parlato dopo, che ho conosciuto volentieri.

Ci sono ragazzi che girano con gli occhiali di KOBO.

Senza personaggini di peluche che Salone è?


La giornata è quasi finita. Non è vero: lavorerò ancora per un po'. Mi sento in un frullatore. Sono successe tante cose, ho parlato con tantissime persone. Ci sono mille appuntamenti, domani vi dico il resto, buon Salone, buone Feste questa sera...

Salone del Libro - giorno #1

Comincia così. Come tutti i giorni. Con una semplice tazzina di caffè.
Dentro al Lingotto Fiere.


Nel cuore.

Laggiù ci sono i miei colleghi. Io sono qui. A scrivere con voi.


Questo è il primo giorno del Salone del Libro 2013. Non so dirvi le sensazioni. Anzi so. Paura, di sbagliare qualcosa. Perché lavoro, e vorrei fare del mio meglio. Felicità. Qualsiasi cosa significhi. Mistero. Perché tutti gli anni è uguale e diverso. E amore per tutti questi libri. Per chi li ha fatti. Questa volta conosco anche l'esperienza di scrittura. Vi racconterò presto. 

E conosco l'esperienza di creare qualcosa. Provare a costruire. Non solo libri, ma relazioni umane.

Creatività, tra l'altro, è il tema di questo Salone. E "cultura del progetto". Cultura. Progetto

Si parte.

Vi segnalo qui i primi tre appuntamenti secondo me da non perdere di oggi. 

Uddio che emozione: questo post finirà sul sito del Salone. Non posso crederci. 

Grazie a chi lo leggerà!

1) Alle 12.30 in sala Book To The Future Social Book @Salone - Social Reading e scuola. Un progetto di @Bookliners - li conosco benissimo, sono una forza della natura.

2) Alle 17.30 in Sala Blu La mia vita con papà - Ricordo di Carlo Fruttero (struggente).

3) Alle 20 in Sala Azzurra La produzione di meraviglia strikes again: l'avrete capito dal post precedente, tengo molto a questo romanzo, ci sarà una "live experience", sarà una presentazione inconsueta, con Marco Belpoliti e la geniale Olimpia Zagnoli.

Ci sentiamo più tardi, al prossimo caffè post!

martedì 7 maggio 2013

Io che amo solo te.


Aperta parentesi.

Chiusa parentesi.

Nel mezzo c'è un cinemino bellissimo torinese, il Centrale, che da un po' è anche una libreria. La  Libreria Therese. 

Dentro al cinema-libreria. C'è del magico. Ci sono delle superstar.

E gente.

Tantissima.

Eccoli. Luciana Littizzetto che presenta l'ultimo romanzo di Luca Bianchini. Torinesità. 

Lui. Mi ha anche chiamata, dico durante la presentazione. Scovandomi in mezzo al pubblico. Ha detto qualcosa tipo: "dov'è la tazzina di caffè?". Che ridere. L'ha detto sul serio. Luca Bianchini. Fantastico.  

Le persone lo amano.

Lo amano molto.

Io che amo solo te, Mondadori. 

Lei è Sara Lanfranco, lavora alla libreria, è una persona deliziosa. 

Luciana Littizzetto e io :)

Sono una romanticona. Lo dico perché lo sappiate. Perché non pensiate niente altro di me. Alla fine di tutto, non sono altro che questo. Una persona che si chiede cosa sia l'amore. Da qualche tempo mi interrogo sull'amore. Chiedo alle persone cosa sia l'amore. 

Nessuno mi risponde. 

Tra le reazioni più frequenti, infatti, c'è: boh. Non lo so. Mh. Qualche nome di persona. Qualche parola-chiave tipo "travolgente", "bello", "divertente". Oppure: "non esiste". O ancora, smancerie che neanche ricordo perché troppo melense. Forse la definizione più interessante me l'ha regalata una ragazzina: "l'amore è un segreto". 

Ascolto allora il mio cuore, e non capisco. Osservo gli innamorati, gli sposati, gli adolescenti, gli anziani, i bambini, gli animali: e non capisco. Quel segreto non si svela mai. 

Ma senza dubbio la definizione più vicina al vero l'ho sentita questa sera alla presentazione dell'ultimo romanzo di Luca Bianchini (di cui voglio diventare BLOGGER UFFICIALE, e lui ora lo sa); comunque la definizione è questa: 

"L'amore è soprattutto non rompere i coglioni".

Eh. Dai un po' è così. 

Comunque Luca Bianchini lo conoscete in molti, questo suo romanzo sembra strepitoso, come tutti gli altri. In questo caso c'è una storia d'amore romantico bellissima.

Lei. Ninella è la protagonista assoluta. Si veste di rosso. Ha 50 anni e un grande amore, ovviamente impossibile. Impossibile fino a quando la vita le riserva una incredibile sorpresa. Cioè un matrimonio. Il matrimonio di sua figlia, che si sposa con il figlio di questo suo grande amore impossibile di gioventù. La storia si svolge in Puglia, dove pare che Luca sia di casa. Si svolge tra bomboniere e altre amenità che chi non si è mai sposato non può immaginare nemmeno lontanamente. Il matrimonio!  

Il bello di Ninella, ciò che ha colpito me, oltre alle risate che prevedevo, è la sua capacità di aspettare. Di "stare lì ferma". Che in amore a quanto pare dicono sia una grande virtù. Luca Bianchini ha di bello che lancia sguardi profondissimi nella scrittura, come ancore in fondo al mare. E lo fa scendendo già nel cuore tra uno scintillio di bollicine marine. L'ho sempre pensato, è qualcosa di veramente magico.

Poi Luciana Littizzetto, che è una generosa persona, ha raccontato di personaggi memorabili. Tipo il truccatore di matrimoni Pascal. E il fotografo di matrimoni. E del matrimonio di Minchia Sabbri. Cioè lei è andata al matrimonio di Minchia Sabbri. E poi la torta zebrata, il sushi rivisitato. Il personaggio grigio di Matilde, che vive una vita perfetta, ma "facendo i compiti". Tutto per benino eh. Ma senza gusto. E in definitiva senza gioia. Perché non si può vivere facendo i compiti, a quanto sembra. Perché poi la vita ti becca, ti stana, ti tira fuori dal tuo nascondiglio finché non ti decidi a vivere davvero. E vivere davvero è? Amare. Dunque l'amore è?

E poi ancora il vento. Sergio Endrigo, e il verso che dà il titolo al romanzo. Napoli e Madonna. Le polpette, le scarpe da matrimonio. E una cosa bella che alla fine mi ha anche un po' commossa.

Luciana Littizzetto ha chiesto allo scrittore: "Cosa vorresti che le persone ti dicessero a proposito del tuo libro". Che è una bella domanda. Semplice, diretta. 

"Che ti fa stare bene". Poi un piccolo silenzio e ancora: "Ho capito che volevo andare a una festa".

Ha risposto Luca. In effetti, è una festa la vita, come diceva qualcuno. Ma anche quando non è una festa. Anche quando è una montagna da scalare. Dobbiamo ricordarci che ci sono sempre i libri  che, come ha detto la Littizzetto, in qualche caso ti fanno addormentare con un sorriso. Non tutti i libri e non sempre.

Ma voi lo fate mai? Addormentarvi con un sorriso? Io non so. Adesso, che è mezzanotte e mezza, vado di là e ci provo. Poi vi dico se ha funzionato.