mercoledì 19 novembre 2014

David Grossman.

David Grossman, Applausi a scena vuota, Mondadori

Ho incontrato David Grossman. Oltre a me, c'erano Critica Letteraria, Sul Romanzo e Finzioni.

David Grossman con la brava interprete.

Il romanzo. E le bozze, a destra.

David Grossman, a Milano per presentare il suo ultimo libro, Applausi a scena vuota, è arrivato a passo svelto in una sala incontri dell'Hotel Cavour, qualche giorno fa per rispondere alle domande dei blogger letterari italiani.

Per quanto abbia scelto, come blogger, di spostarmi il meno possibile e di selezionare di più, per ragioni di tempo, i post da scrivere, l'occasione di incontrare un autore così importante e di valore mi pareva seriamente imperdibile. E così è stato. 

Applausi a scena vuota è un romanzo strutturato come un monologo di stand up comedy. Il tema della comicità mi interessa moltissimo, in particolare in questi ultimi anni. Sto studiando i comici e ci sto proprio lavorando da un po' perché ho questa idea che l'ironia possa salvare gli animi dalle cose orribili del mondo. 

Ricevere la conferma di questa teoria da uno scrittore come David Grossman è stato piuttosto bello. 

Ci ha raccontato ad esempio che lui da ragazzino faceva l'attore radiofonico. A vederlo, timido e riservato, pareva strano, ma così è la vita. E ci ha spiegato che sentiva il forte desiderio, da sempre, di raccontare la solitudine di un bambino che può sentire anche all'interno della famiglia, del mondo degli adulti per i quali soltanto, a quell'età, paiono capitare le cose che contano, "the real thing". 

Sono nato nove anni dopo la Shoah. Questo, come pochi altri cenni, è stato l'unico riferimento alla sua vita. Nessuno alla sua storia recente. E in una simile scelta ci ho letto un segno di dignità, una lezione di vita.

Da sempre lui voleva raccontare la storia di un bambino che va a un funerale. To tell in a new way an intimate story. E inserirla in una situazione anomala. Coltivava questa idea da venticinque anni.

Venticinque anni di incubazione per una storia che personalmente come lettrice ho amato molto. Quella di questo comico strano, che si chiama Dova'le e che chiama al telefono un suo vecchio amico di infanzia, ora giudice in pensione e lo invita al suo spettacolo affinché...

Non sappiamo fino all'ultimo perché lo voglia lì. Sappiamo però che - inframmezzata da atti di comicità pura e disperatissima - gli racconta, racconta a tutto il pubblico la sua storia vera. 

Attraverso un comico, si legge una storia "veramente intima", ci spiegava. E spiegava del dolore che nasce da speranze idealistiche. Ecco un altro cenno alla Storia e alla realtà: le speranze idealistiche di Israele. E poi ha continuato a raccontarci, rispondendo alle domande, del valore dell'arte. Un valore che riguarda la speranza. There is something hopeful in art in general. Qualcosa di costruttivo nel riscrivere la realtà, ad esempio. Ci diceva che i libri "hanno letto" sempre qualcosa in lui, oltre a essere letti. Così succede con il suo. Attraverso questa strana storia ad alta voce, si legge qualcosa di interiore. Insomma: tutti dovremmo avere un testimone amorevole nella vita.

Qualcuno che ci capisca davvero, come sanno fare i libri qualche volta. Tutta questa storia è una storia di seconde possibilità, infine. Ne ha una il comico, come il suo amico giudice. Come il lettore. Anche nella Cabala, ci dice, c'è un concetto ben preciso che riguarda le seconde possibilità

Il silenzio raccolto accompagnava ogni sua frase. E siamo passati a parlare del riso. 

Dell'umorismo, della comicità e del cinismo. Il cinismo è lo strumento dei disperati. Mentre l'ironia e l'umorismo ci possono salvare. Il cinismo ferma la speranza. In effetti, ci raccontava, da quando ha scritto questo libro moltissime persone hanno cominciato a spedirgli "jokes", battute o che dir si voglia per quasta parola un po' intraducibile. Si sono messi d'impegno per scrivergli qualcosa di divertente. L'ironia ha riacceso la speranza. Ed è nato qui un altro piccolo cenno alla situazione in Israele, perché la speranza sta morendo, dopo un'estate durissima. 

Ma certe cose resistono, come le storie e la letteratura. Si è sempre chiesto perché questa, in particolare, di questo comico sgangherato, insistesse così tanto e per così tanto tempo per essere raccontata. Gli ho chiesto come è nata l'idea del comico, che fosse un comico a raccontarla. 

Ha risposto: suddenly. All'improvviso. 

E alla fine ci ha svelato di quale personaggio letterario è innamorato (con il consenso di sua moglie, che "corre insieme a lui" nella vita da tantissimi anni), e ci ha spiegato il senso del raccontare: creare un mondo che sia vero, che funzioni come il corpo umano. 

Che funzioni. Costruire qualcosa che funzioni. 

Mi sono resa conto di quanto sia raro nella vita incontrare persone di così grande coraggio, valore, contegno e sobrietà. Lo dico per chi non c'era: esistono. David Grossman ne è un esempio irraggiungibile, eppure, in un certo qual modo, percorribile, volendo, da tutti.

2 commenti:

rassegna ha detto...

Bellissimo post è bellissima descrizione di lui, che ritengo, anche io, fantastico. Mi piace leggerti perché mi fai vivere le tue sensazioni, le emozioni umane. A presto, Francesca

noemi ha detto...

Grazie mille Francesca :)