Il titolo di queso post è l'incipit di un racconto di Deborah Willis pubblicato sul diciottesimo numero della rivista Colla, che compie tra l'altro cinque anni. Colla - Una rivista letteraria in crisi è una gran bella rivista, non sono tante in Italia (presto un altro post sull'argomento...) e questa merita per il suo respiro internazionale e la scelta sempre accurata dei collaboratori. La seguo da un po', ma solo da poco ho cominciato a conoscerla meglio. E in particolare adesso grazie a questo racconto di Deborah Willis.
Avevo già raccontato della mia scoperta di questa autrice canadese che mi ha tenuto compagnia due estati fa, era il 2013 e usciva questa bellissima raccolta di racconti.
Quello che invece prende il titolo di La doppia vita (tradotto da Serena Patrignanelli) è di natura un po' diversa: è un racconto autobiografico.
La scrittrice dentro di me legge e scrive e pensa alle storie costantemente. Questa scrittrice – chiamiamola Deborah Willis – ha speso intere, piacevoli giornate a preoccuparsi di virgole. Preferisce stare da sola. Se squilla il telefono mentre sta lavorando, lo fissa, inorridita, e si rifiuta di
rispondere. La sua schiena è curva per il tempo passato piegata sul portatile, i suoi occhi sono affaticati dallo schermo del computer, e recentemente le è venuto il tunnel carpale. Chi dice che la vita dello scrittore non è faticosa? Può portare, tra gli altri disturbi, all’ossessione per se stessi e a una carenza di vitamina D. Per fortuna, c’è un’altra me, e lei esce di più. Lavora in una libreria, il
che significa che è sempre in piedi, a spostare libri su e giù dalle scale, a metterli e a prenderli dagli scaffali
rispondere. La sua schiena è curva per il tempo passato piegata sul portatile, i suoi occhi sono affaticati dallo schermo del computer, e recentemente le è venuto il tunnel carpale. Chi dice che la vita dello scrittore non è faticosa? Può portare, tra gli altri disturbi, all’ossessione per se stessi e a una carenza di vitamina D. Per fortuna, c’è un’altra me, e lei esce di più. Lavora in una libreria, il
che significa che è sempre in piedi, a spostare libri su e giù dalle scale, a metterli e a prenderli dagli scaffali
Si tratta, come avrete capito, della semplice e delicata storia di una vita molto privata (quella della scrittrice) che coesiste con una vita molto sociale (quella della libraia).
Gli amici di Colla mi hanno fatto scoprire questo racconto (grazie!) in un momento particolare della mia stessa vita ed è scattata subito l'identificazioni. Al di là dei due mestieri messi in campo, questo racconto gioca infatti sulla "doppia vita" o doppia natura di chi ama la solitudine tanto quanto lo scambio con gli altri e la via comunitaria. Insomma, parla di moltissime persone in realtà e di quel perfetto equilibrio che ogni tanto si crea tra queste due dimensioni. La capacità di un'opera di essere paricolare e specifica e universale insieme la rende di grande valore. Ci aggiungo che, nel mar dei Sargassi di tanta spocchia che spesso purtroppo coinvolge la grande maggioranza degli scrittori, la canadese Deborah ci regala, nel finale che spero scoprirete, anche un utile bagno di umiltà.
(Quanto a me, sono a Roma per una simpatica circostanza di cui presto racconterò!). Buona lettura.
1 commento:
Ma che bello! Io ho adorato la raccolta di Deborah Willis e non vedo l'ora di leggere questo racconto. Grazie per la segnalazione, e grazie anche per aver parlato di questa rivista! A presto.
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