Zerogrammi - Maria Celia, Pieradolfo Ciulli, Roberta De Rosa, Olimpia Fortuni e Stefano Roveda - Ph. Compagnia di San Paolo - @CSP_Live |
Raccontare cosa ho fatto ieri sera, ma soprattutto cosa ho provato, è una gran bella sfida. Mi pare di sentire una voce che mi dice: dai, vediamo di cosa sei capace. Non ne sarò capace di descrivere cosa ho sentito, cosa ho vissuto veramente, perché non ci sono parole per dire certe cose ma sicuramente ho avuto una fortuna e quindi voglio restituirla al mondo dicendo subito la cosa più importante: se potete, venerdì 3 e sabato 4 luglio a Fossano andate a vedere il Festival Mirabilia, e in particolare lo spettacolo Fuorigioco.
Perché lo dico? Perché ieri sera ho assistito, insieme ad altri fortunati, all'anteprima in cima a un tetto di Torino e più precisamente qui!
Un loft che è anche una casa di formazione creativa e artistica che mi ha permesso di sognare letteralmente a occhi aperti un mondo più bello.
Lo spettacolo Fuorigioco fa parte del progetto MENS ATHLETICA nell'ambito delle manifestazioni legate a Torino 2015 Capitale Europea dello Sport ed è stato selezionato tra oltre cento altri lavori proposti per il bando "Scene allo Sbando" di Generazione Creativa che la Compagnia di San Paolo ha messo a disposizione per la creatività giovanile.
Il regista Emanuela Sciannamea ha creato questo spettacolo di danza teatro in seguito al contatto diretto (da cui è nato anche un documentario) con alcuni ambienti sportivi, dalla pallavolo al basket e ascoltando e vivendo con gli atleti ogni fase della quotidianità.
Ne è nato uno spettacolo dal forte impatto emotivo, ironico e poetico che è anche lo specchio di alcune dinamiche della nostra società.
Ciò detto: io ho pianto a dirotto come una fontana mi sono commossa più o meno da metà serata fino alla fine.
Sono state lacrime sincere, di commozione pura. Per un momento ho pensato, come spesso accade con le forme d'arte più riuscite, che la performance riguardasse solo me, proprio me. Quando poi invece alla fine ho partecipato al lungo e corposo applauso collettivo mi sono resa conto che a più livelli le stesse emozioni avevano coinvolto tutto il pubblico.
Ho praticato un'arte marziale per tantissimi anni, da bambina fino all'età adulta e ho rivisto in questa opera di danza e recitazione tutto ciò che ho provato io. La fatica, naturalmente. Le difficoltà legate alla convivenza stretta con gli altri, le diverse anime dei gruppi che emergono quando si pratica qualcosa di fisico tutti insieme. Ma la cosa è andata oltre: per un bel po', ho scordato che si trattasse di una rappresentazione legata allo sport e ci ho visto anche altro. Come funzionano le amicizie, le famiglie, i posti di lavoro, i Paesi e infine l'interiorità.
Ci ho visto le mie diverse personalità, attitudini e spinte. Le molte parti - infantili, pigre, nervose, distratte, forti, spaventate, allegre, tristi, spirituali, tenaci, costanti, disperate, gioiose, egoiste e altruiste - che vivono dentro do me, come penso dentro molti, se non tutti.
E infine mi sono resa conto come mai prima di come il corpo sappia molte, molte cose. Il corpo sa molte cose che ci sfuggono e che l'arte aiuta a capire e che sono vitali.
Aver preso parte a questa esperienza è stato un privilegio come capita poche volte nella vita. Ricordare le cose che hanno fatto parte della propria storia attraverso i gesti di persone sconosciute, di abili professionisti, è stato un regalo.
Poter parlare poi dopo con gli artisti e mangiare con loro.
Grazie a chi mi ha invitata, spero anche altri potranno riconoscersi in tutto questo!
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