lunedì 17 ottobre 2016

Café au lait

Vito Cioce's brother, Diamoci un toner, Alterego
Per la rubrica dedicata alle letture alternative, libri da paesi lontani, digitale, editoria indipendente e in generale a tutto ciò che ti fa dire olè, questo mese ho scelto questo particolare piccolo libro. 

Mi è stato spedito dal suo autore, che ringrazio. Dovete sapere, se già non lo conoscete, che Vito Cioce ha lavorato per tanti anni come vice direttore al Giornale Radio di Radio 1 e ora conduce un programma molto bello e innovativo (oltre che assai letterario) che si chiama Plot Machine. 

Diamoci un toner è dunque un libro, anzi un non-libro che - a mio parere - ha molto a che fare con la voce. Siccome modestamente da qualche anno collaboro su una radio che trasmette su non-frequenze, il lavoro di Vito Cioce mi ha incuriosita. Perché parte da una negazione, da un mondo altro, dal potende mondo del NON.

La voce - dicevo -  per me protagonista assoluta della non-narrazione - è quella del fratello di Vito che appare non come personaggio vero e proprio ma come ruolo. Anziché fare il giornalista, come il più illustre e pacato fratello, questo Vito Cioce's brother di lavoro vende mutande e camice da uomo in un negozio. Ci tiene a sottolineare che suo fratello non ha mai voluto scrivere un libro e che la sua vita è assai cambiata da quando per un pelo non finiva a condurre un noto talent show.

Nessuno può arrivare a capire che tipi strani sono quelli che stanno nella radio e nella tivvù.

Questo libro, o meglio il suo molteplice autore, in verità sembra saperlo e sembra essere la risposta effettiva a quel tipo di stranezza. Infatti, il fratello di Vito, per colpa di quest'ultimo, si ritrova a vivere svariate disavventure, che annota in questo romanzo. Romanzo che nasce da un'esigenza, ovvero spiegare perché una persona da sempre immersa nelle storie - perché Vito prima di Plot Machine ha condotto parecchi programmi a tema letterario, come Facciamo Storie e Storie di Piazza - non ne abbia mai scritta una in prima persona. 
E proprio per aggirare l'imbarazzante dramma della prima persona che è nato questo fantomatico "doppio", questo fratello strano cui è concesso tutto. Ed è molto divertente immergersi in questo mondo mediatico assolutamente credibile, ma parallelo in cui si susseguono loschi figuri (segnatevi questo nome: il Caccaterra, solo per citarne uno, ma una parola andrebbe spesa anche per il mitico Pidieffe, un nome un programma...).

 Ma non fatevi ingannare, questo libro è profondamente ottimista e progettuale. E a me che sono scettica sul magico mondo della comunicazione, per facendone parte, ha dato un po' di fiducia. 

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