martedì 22 luglio 2008

uomo-donna.

Troppo poche letture sul femminismo mi inducono a premettere che quanto segue è solo lo sfogo di una persona che ignora in gran parte la materia.

Credo però che la parità dei sessi sia una fantasia. Un inganno di donne contro donne. Un'istanza digerita da molti uomini, in alcuni casi semplicemente piegata a subdoli contorcimenti che riportano indietro, anzi portano a una condizione in realtà nuova, meno drammatica del passato forse ma più stazionaria, sottaciuta e potenzialmente infettiva.

Eserciti di giovani mamme stringono i denti e piangono di nascosto negli uffici lasciando ai nonni anziani i loro bambini di pochi mesi. Poi passano alle maestre dell'asilo. Che a loro volta lasciano i loro bambini ad altre donne malinconiche e affaticate. Altre persone osservano i progressi dei loro piccoli, i primi dentini, le prime parole, i primi passi. Per non parlare del resto, dei compiti, dei primi amori, delle prime sofferenze. Eserciti di donne guadagnano sensibilmente meno degli uomini, sopportano di lavorare all'ottavo mese col pancione, si vergognano di dire che aspettano un bambino e a volte anche che sono sposate o fidanzate. Si trattengono penosamente, nel loro desiderio di maternità. E si sentono in colpa, quando sognano di avere un figlio con gli uomini che amano. Che amano di amori segregati nelle ore notturne e buie del dopocena o in quelle gonfie e malsane dei week end. Eserciti di donne tollerano o fingono di assecondare gli sfottò, i flirt, le manate, gli sguardi che perennemente scivolano sul seno, sul sedere appena si voltano, sui pezzetti di gambe scoperte d'estate. Accettano continuamente complimenti sul corpo, commenti sul fisico, giudizi sulla pelle. E la morsa finale è che sono costrette a farlo. E il disastro è che hanno bisogno disperato di soldi e di lavoro, perché uno stipendio solo da tempo non basta più. Ma non è libertà, non è parità. In molti casi siamo solo passate a un nuovo ordine di sottomissione. Non più a un solo uomo, non più a una sola gerarchia di donne tra le mura domestiche - suocere, mamme autoritarie, cognate - ma a molti uomini, a molte donne che hanno fatto carriera e che a loro volta hanno sopportato quello che sopportano ora le giovani inesperte. Uscire fuori in troppi casi è stato solo sinonimo di mobbing, discriminazione, molestie. Un ordine più sofisticato ma non per questo meno devastante. Poche donne possono scegliere di stare a casa, se davvero lo desiderano. So che ci sono studi e raffinate analisi su tutto questo. E spero tanto che le cose migliorino. Non che si raggiunga la parità. Che si ottenga la libertà. Una parola certamente desueta, abusata, inflazionata e chi più ne ha più ne metta.

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