martedì 9 giugno 2009

L'importanza di chiamarsi Noemi.

Da qualche tempo mi capita di vedere questo mio nome scritto da tutte le parti. Noemi di qua, Noemi di là. Noemi ha parlato, Noemi ha votato, Noemi è distrutta, Noemi ha mollato il fidanzato dopo le elezioni.

Pensavo che chiamarsi Noemi fosse a metà tra un privilegio e un piccolo segreto. Un nome che mi ha sempre messa in difficoltà da bambina: molti non capivano come una femminuccia potesse avere un nome che finisce per "i" (e infatti mi chiamavano NoemA). E che mi è poi piaciuto molto crescendo, quando ho imparato ad ascoltarne il suono armonioso e poetico e soprattutto a conoscerne le origini e il significato. Si tratta infatti di un nome biblico portato da un personaggio felice, la suocera di Ruth (protagonista dell'omonimo libro), che si fa poi cambiare il nome in Mara, che significa "infelice", quando viene colpita da una indicibile disgrazia: la perdita del marito e dei figli. Il nome Noemi vuol dire infatti "dolce gioia" e si adatta bene al personaggio della ebrea, suocera della moabita Ruth che a sua volta resta vedova, appunto, del figlio di Noemi. La storia è interessante perché rivela non solo un'inedita e sincera solidarietà tra donne, tra suocera e nuora, ma anche una sorprendente cooperazione tra etnie e religioni differenti (e storicamente nemiche), quelle di ebrei e moabiti, rappresentate proprio dalle due donne. La novella si spinge oltre e, non per ultima, rivelerebbe un'importante istanza religiosa: la discendenza, cioè, nientemeno che del re David (nonché di Gesù stesso) da una donna non-ebrea, cioè la saggia e intelligente Ruth.
La Noemi di questo libro è davvero una donna dalle qualità umane eccellenti e dall'infinita tenerezza che riesce a far fronte al peggio, che nella disperazione trova il modo di accusare il terribile colpo ma anche di aiutare la giovane nuora a ricominciare a vivere, sposando un altro uomo - dalla cui unione deriverà la suddetta discendenza. La morale della storia è che, secondo me, dal massimo dolore può nascere la massima espressione dell'umanità che, in questo caso, ha portato anche a estreme, positive e strabilianti conseguenze.

Comunque, al di là di queste considerazioni, mai avrei immaginato di vedere il mio bel nome diventare tristemente noto e sbandierato ogni giorno in prima pagina. Mi dispiace un po'.

1 commento:

Anonimo ha detto...

molta bella qst storia ankio mi kiamo noemi