martedì 21 luglio 2009

E' notte alta e sono sveglia.

Sono qui all'una e trenta di notte a ripensare a un piccolo episodio di oggi. Sono capitata su una panchina a dover far passare 10 minuti. Dalla panchina vedevo un giardinetto per bambini. Dentro il giardinetto recintato, una nonna con i suoi due nipoti. Quello che ho visto è una scena che non avrei mai voluto vedere: un nonna nervosa, sfaticata, appesantita. Ha trascorso quei 10 minuti a sgidare i bambini che, credetemi, erano buoni e tranquilli, anche troppo. La bambina, avrà avuto sui 6 anni, a un certo punto ha preso un dolcetto che la nonna reggeva con l'intenzione evidente di offrirglielo. Ha subito ritratto la mano e ha esclamato:

- Oh, è appiccicoso!

E la nonna:

- E chi ti ha detto di toccarlo?

(gridando con violenza)

Mentre l'altro nipotino si dondolava sconsolato a pancia in giù sull'altalena.
Nel frattempo mi sono passate davanti una donna e una bimbetta sui 2 anni. Con le treccine e, giuro, faceva il moonwalk di Michael Jackson guardandomi per cercare conferme. La mamma, due metri più avanti, sbraitava:

- Basta, andiamo, è tardi.

(rimarcato ottocento volte)

Allora io ho pensato, e avrei voluto alzarmi per chiederlo alle dirette interessate: ma perché? Cosa vi hanno fatto questi bambini per riservare loro tutti questi rimproveri, tutte queste continue manifestazioni di insofferenza tenace, di fastidio cronico. Ma io dico, avete la fortuna di essere ancora vive (e la nonna di aver raggiunto anche la sua veneranda età), in salute. Siete qui, all'aperto, ai giardini: ma chi vi corre dietro? E' tardi per cosa? Per chi? E poi: siete in compagnia dei tesori più preziosi che la vita poteva regalarvi: i vostri bambini. Ma siate felici, sorridete un po' ai vostri nipotini, ai vostri figli piccoli. Con tutto il male che c'è nel mondo. Eccheccavolo.

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